venerdì 8 febbraio 2013

Non vi reggo piu': politicanti di serie z e cortigiani cattivi

L'Italia non e' mai cambiata. Crocevia di interessi diversi, popolata da qualche industrialotto e banchiedere di serie z, liquidatori del nostro paese, poi... potentucoli aggressivi e stupidi, muniti di auto blu e qualche privilegio che si scambiano con parneti ed amici... infine giornalisti piccoli e cattivi con chi sentono piu' debole.

Rino Gaetano

https://www.youtube.com/watch?v=n7bY6pMgZSs


Renzi sempre stato con Bersani. Ma a Napoli perche' lo insultano?

Suvvia, siamo italianucci. Pronti a combattere alle spalle del vincitore, non esponendoci troppo e facendo capire all'altro che, in fondo, staremmo con lui se fosse lui a vincere. 
Pronti a promettere bianco ed a giurare poi che avevamo sempre detto nero. 
Manzoni aveva capito tutto degli italiani, questo popolino ipocrida, viscido ed opportunista. Non stupiamoci troppo dei politici che lo rappresentano, quindi...
E non stupiamoci se in Europa ci schifano. Ci crediamo tanto furbi, e siamo ridicoli, e questo e' un fatto.


 tratto da: Corriere


"Come promesso, Matteo Renzi torna a fare campagna elettorale. Questa volta a favore del suo segretario, Pierluigi Bersani, suo avversario alle primarie. L'obiettivo del suo discorso è il voto utile: «La lista di Ingroia sta cercando non di vincere, ma di far perdere noi e questo non è accettabile - ha detto il sindaco di Firenze -. Questo Paese ha conosciuto troppe volte una sinistra radicale che per ragioni di testimonianza ha ridotto il centrosinistra alla sconfitta e questo sta facendo la lista di Ingroia», ha sottolineato Renzi, secondo il quale «ogni voto dato a schieramenti lontani dalla possibilità di governare è oggettivamente buttato via».

L'IMU DA RESTITUIRE - Renzi è poi tornato sulla questione delle tasse, sostenendo di ritenere giusta «la restituzione di una rata dell'Imu», una delle ultime proposte di Berlusconi, ma ha avvertito che non si tratta di abbassare solo il carico fiscale, ma di «restituire la speranza e la fiducia agli italiani. La detassazione - ha detto ai giornalisti - non può essere solo un tema da campagna elettorale. Nella mia città io ho abbassato Irpef ed Imu, ma vedo che c'è un governo centrale che le ha alzate e che solo in campagna elettorale annuncia battaglia per abbassarle». «Vorrei che trattassimo gli italiani - ha aggiunto Renzi - non come consumatori, ma come cittadini. Allora, ben venga che qualcuno proponga la restituzione di una rata dell'Imu, ma vorrei che restituissimo la speranza e la fiducia agli italiani»."

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il corriere tace al riguardo, ma ... a un simile eroe della politica nuova (in politica in realta' ci sta da 15 anni, se si escludono parenti ed amici...) dei cittadini di Napoli, gli danno del ladro. Poi la fuga in un bar.
Com'e ' possibile?
Ma non era il nuomo che avanzava?
Eppure i napoletani i furbi li riconoscono, come han potuto sbagliare?
http://video.repubblica.it/politica/renzi-contestato-fuga-nel-caffe-gambrinus/118905/117391
Ah gia', la Repubblica scrive che si tratta di neofascisti... ecco perche'. Strano, perche' non sembrano tali... bah...sembrano solo cittadini incazzati.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/02/08/news/renzi_contestato_da_neofascisti_in_piazza_trieste_e_trento-52231429/
Anzi, sembrano proprio di sinistra.
http://www.ilgiornale.it/news/renzi-ingroia-non-corre-vincere-far-perdere-noi-883700.html 

L'Europa ci (ri)fa' l'elemosina. Come spar(t)iranno quei soldi?

Cosa faremo degli insperati soldi in piu' da spartire fra parentele e amicizie, in questo triste paesucolo da terzo mondo?

(http://noicittadinilucani.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/99794/italietta.jpg)



Fra i peperoni italo-comunitari incapaci ed iperpagati, funzionarietti italietti a Bruxelles ben raccomandati, altrettanto incapaci ma piu' cattivi (chi ha la coscienza sporca...), l'italietta pensa di aver raggranellato un buon risultato: fondi aggiuntivi da cui prelevare (leggi rubare) per progetti di figli amici amanti e nipoti di...
Ma il vero problema non sono i soldi. Sono

«All'Italia risorse aggiuntive per 3,5 miliardi»

«Accordo fatto: il Consiglio ha approvato l'accordo sul quadro finanziario pluriennale per il resto del decennio. Valeva la pena di aspettare». scrive -fingendosi vicino alla gente, che guadagna 1/100 di lui lavornado 100 volte di piu'- il presidente Herman Van Rompuy su Twitter alle 16,22, oltre 25 ore dopo l'orario previsto inizialmente per l'avvio del vertice, in realtà cominciato solo giovedì sera dopo lunghe trattative incrociate fra i leader e con il presidente stesso.

Le cifre complessive non cambiano rispetto a quelle diffuse in mattinata (960 miliardi di impegni e 908 di pagamenti). 
«Semplicemente - dice Van Rompuy, giustificando la necessitá dei tagli - non avremmo potuto ignorare le realtá economiche estremamente difficili». 








Ma qui viene il bello:
1) «Ho il piacere di poter dire che il consiglio si è concluso con un accordo sul quadro finanziario pluriennale per Ue. Il risultato è soddisfacente per quel che riguarda l'ammontare complessivo del bilancio dell'Unione europea».
Sono le parole di  Mario Monti in conferenza stampa a Bruxelles, aggiungendo come all'Italia siano destinate risorse aggiuntive per 3,5 miliardi.
«Abbiamo negoziato duramente», ha rincarato Monti, precisando che l'Italia ha messo il Consiglio Europeo davanti alla possibilità concreta del rischio di un veto italiano.  [SAI CHE PAURA! ]
E in serata Silvio Berlusconi ha voluto replicare alla soddisfazione espressa dal premier: «Monti non ha vinto, ha ridotto solo di 700 milioni quell' in più di sei miliardi all'Ue, pensavamo si potesse ridurre almeno del 50%».

Cosa faremo degli insperati soldi in piu' da spartire fra parentele e amicizie, in questo triste paesucolo da terzo mondo?


giovedì 7 febbraio 2013

Lo speech-writer di Obama ed i giornalisti (tutti redattori-genio) della Regione Sicilia


La cosa piu' brutta, allorche' un sistema clientelare collassa, e' quella di avvinghiarsi su chi, fino ad allora potente ammirato ed invidiato, perde improvvisamente tutto. 

E' inutile, e  chi lo fa mostra di essere solo stato geloso del potere dell'altro cosicche', una volta che l'occasione si fosse presentata, avrebbe preso il suo posto e utilizzato il potere esattamente allo stesso modo.

Questa e', fra l'altro, la storia degli italiani degli ultimi 100 anni. 

Detto questo. 

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WASHINGTON

*Il capo redattore, capo speech-writer di Obama guadagna 172,200 $ all'anno (circa 10,713 euro al mese, probabilmente pure lordi...). 
Pensate sia tanto?
*...ha scritto la pagine piu' importanti delle campagne elettorali di Obama, oltre ai suoi discorsi migliori.
Pensate sia tanto?
*...Non e' figlio di nessuno.
*Oggi lascia la Casa Bianca per lavorare a Washington.


Pensate ancora sia tanto?
Continuate a leggere. Perche' torniamo nel nostro buffo paesello: l'italia.


PALERMO - BRUXELLES

(fonte: Palermo Oggi: dalla Sicilia, una battaglia fra giornalisti)
*I giornalisti dell'Ufficio Stampa della Regione Sicilia, assunti in parte senza regolare concorso  (si potrebbe dire: neppure la fatica di farne uno truccato), alcuni dei quali con extra rimborsi (lavoravano all' Ufficio Stampa della Regione Sicilia presso Bruxelles, sede di rappresentanza), percepirebbero (condizionale dovuto, perche' alcuni degli interessati hanno negato il tutto, dichiarando introiti da pulitori di vetri, e la questione dev'essere ancora chiarita) fino a circa 21mila euro (21.000... probabilmente pure netti) al mese.

*All'Ufficio Stampa della Regione Sicilia, i giornalisti lavorano tutti con la qualifica di Redattore Capo (si comprende l'assurdita' di cio': come un esercito di soli generali) e, come proseguono gli articoli de "La Stampa", percepirebbero 6.000 euro al mese.
All'Ufficio Stampa della Regione servivano 21 di questi geni.
*Ricordate voi pagine di particolare bellezza scritte da questi signori?
*Non so di chi siano parenti o amici (ma se volete dare un'occhiata a questa pagina)...

*Certo e' che, cosi' bravi, troveranno certamente anche loro un ingaggio a Hollywood. Alla peggio a Cinecitta' (dove magari qualche sistema all'italiana di entrare esiste ancora).

Funzionari italiani all'estero: raccomandati, iperpagati, incapaci.

Parte prima: le ambasciate, ed i suoi grigi figuri schivi ed iperpagati (ovviamente raccomandati ed incapaci)



link

C’è una casta, tra le tante, che ha un potere enorme, da molti sottovalutato o sconosciuto. E’ la casta dei diplomatici: ambasciatori e consoli che hanno stipendi mostruosi. Stipendi e privilegi ancora maggiori rispetto a quelli di ministri e parlamentari. Ma se le cose stanno così, la colpa è proprio della politica, totalmente incapace di fare quei tagli che sarebbero necessari sempre, per ragioni etiche, e che sono ancora più necessari oggi, in tempi di crisi e sacrifici. Sacrifici che vengono scaricati solo sui poveri cristi, mentre i nababbi possono continuare a fare beatamente i nababbi.
Un emendamento ad hoc in Senato, frutto anche di un’insistente opera di pressione sul governo e sul Quirinale, ha consentito ad ambasciatori e alti funzionari di mantenere i privilegi e gli stipendi d’oro. L’emendamento è stato scritto su indicazione e proposta dell’esecutivo guidato da Monti a Paolo Giarretta del Pd e Gilberto Picchetto Frattini del Pdl. Ma Giarretta spiega che è stato il ministro Terzi ad avanzare ufficialmente la richiesta. Insomma, il classico scaricabarile, anche se il risultato auspicato dalla casta politica è raggiunto.

Le cifre che girano nel mondo diplomatico sono da capogiro. Sono uno schiaffo a quegli italiani a cui vengono chiesti sacrifici e a cui si dice che soldi lo Stato non ne ha più. Balle. Come riporta il sito del Fatto Quotidiano, “l’ambasciatore italiano all’estero: continuerà a guadagnare 380mila euro lordi l’anno tra indennità di servizio (esentasse) e stipendio metropolitano (tassato) cui vanno aggiunti il 20% di maggiorazione per il coniuge, il 5% per i figli, indennità di rappresentanza e sistemazione, contributo spese per residenza e personale domestico. Più premio di risultato variabile da 50 a 80mila euro. Quello che sta a Parigi, ad esempio, prende 320mila euro netti, 125mila euro di oneri di rappresentanza, 64mila per la moglie e 16mila per il figlio. Anche i consoli non avranno di che preoccuparsi. Ad Amburgo, ad esempio, il console continuerà a percepire i suoi 5mila euro al mese di stipendio versati in Italia e 14mila d’indennità netti ed esentasse perché non fiscalizzati né in Italia e né in Germania”.
Ma non ci sono solo i diplomatici ad avere super stipendi e privilegi a non finire. Anche autisti e funzionari italiani all’estero se la passano benone. Ben diversa la situazione per il personale non italiano, che guadagna fino a dieci volte di meno, pur svolgendo le stesse mansioni. Per questa ragioni, in India, gli impiegati si sono rivolti al Tribunale: si sentono discriminati. Non sappiamo come finirà la vicenda giudiziaria, ma di certo possiamo dire che noi italiani, i non appartenenti alle caste, siamo discriminati.

Monte dei Paschi e il prestito taciuto da Mario Draghi



MILAN—Monte dei Paschi di Siena SpA, the 541-year-old Italian bank at the center of a burgeoning financial scandal, was so strapped for cash in late 2011 that it negotiated a covert loan of nearly €2 billion ($2.7 billion) from the Bank of Italy even as executives were publicly describing the lender's funding position as comfortable, according to the Bank of Italy and people familiar with the deal.

Wall Street Journal


IN GRAN SEGRETO LA BANKITALIA DI  DRAGHI, TARANTOLA VIGILANTE, A OTTOBRE 2011 NEGOZIO’ UN PRESTITO DI QUASI 2 MILIARDI DI EURO A UN MONTE A CORTO DI SOLDI

3. NÉ DRAGHI NÉ MUSSARI DIVULGARONO LA NOTIZIA DEL PRESTITO, PER NON CREARE PANICO SUI MERCATI. AL CONTRARIO, IN UNA CONFERENCE CALL CON ANALISTI E INVESTITORI, I VERTICI MPS DESCRISSERO LA POSIZIONE DI LIQUIDITÀ DELLA BANCA COME SOLIDA 

- 4. MPS AVREBBE RIMBORSATO IL PRESTITO ENTRO IL TEMPO STABILITO. MA LA MANCATA COMUNICAZIONE DELLA CARENZA DI GARANZIE REALI ALLA BCE E IL RICORSO AL PRESTITO HANNO AIUTATO A NASCONDERE LO STATO FINANZIARIO CRITICO DI MPS. E ORA L’EX GOVERNATORE E PRESIDENTE BCE RISCHIA IL “REATO DI MANIPOLAZIONE DEL MERCATO” -

Dagospia

Monte dei Paschi di Siena, la banca italiana fondata 541 anni fa e ora al centro di uno scandalo finanziario, era così a corto di soldi alla fine del 2011 che ha negoziato un prestito segreto di quasi 2 miliardi di euro da parte della Banca d'Italia.

L'iceberg della Monte dei Paschi di SienaL'iceberg 
della Monte dei Paschi di Siena

La Banca d'Italia decise di sottoscrivere il prestito a ottobre 2011 perché Mps, la terza banca del Paese, era a corto di liquidità ed aveva in gran parte esaurito le sue possibilità di impegni con la Bce, secondo Banca d'Italia. All'epoca, Mps era immersa in un vortice di problemi intrecciati: la digestione di una costosa acquisizione nel 2008 di una banca rivale e il valore in calo del suo portafoglio di titoli di Stato italiani, che indussero la banca a una corsa contro il tempo per ridefinire l'assetto dei propri impegni con una complessa struttura di operazioni di finanziamento".
Tali operazioni sono ora al centro di un'inchiesta per eventuali violazioni delle regole di mercato da parte della banca.
MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENAMPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA 
 
Né Bankitalia né Monte dei Paschi divulgarono allora la notizia del prestito, per la preoccupazione che la divulgazione creasse panico sui mercati finanziari, hanno detto persone vicine alla vicenda. Al contrario, in una conference call con analisti e investitori, i vertici di Mps descrissero la posizione di liquidità della banca come solida, perché l'istituto aveva coperto le necessità di rifinanziamento anche per il 2012.

Un portavoce del Monte dei Paschi non ha voluto commentare il prestito o la sua comunicazione da parte della banca in quel periodo.
Le banche non hanno un obbligo giuridico o normativo di rivelare il prestito di titoli. La Banca d'Italia ha fornito Mps con un patrimonio che il creditore commerciale potrebbe dare in garanzia alla BCE in cambio di prestiti e mutui. Mps avrebbe rimborsato il prestito entro il tempo stabilito. Ma la mancata comunicazione della carenza di garanzie reali alla Bce e il ricorso al prestito hanno aiutato a nascondere lo stato finanziario critico di Mps, dicono gli analisti e gli esperti.

BANCA ITALIABANCA ITALIAMONTE DEI PASCHI DI SIENA 


MONTE DEI PASCHI DI SIENA
"Questa è una sorpresa ... i dati di Mps suggeriscono che la banca aveva abbastanza liquidità", ha detto Fabrizio Bernardi, analista di Fidentiis, una società di intermediazione di Milano. "Conoscere questa operazione avrebbe potuto dare un quadro più preciso sulla liquidità del gruppo."
Il prestito del 2011 è l'ultimo esempio di operazioni finanziarie nascoste che stanno tormentando la banca di Siena. Le azioni di MPS sono crollate nell'ultimo mese. Le perdite ammontano a 730 milioni di euro su una serie di operazioni finanziarie che si sono succedute negli anni con le banche di investimento estere.

Mussari e DraghiMussari e Draghi
La procura di Siena ha messo l'ex direttore generale della banca, Antonio Vigni, e Presidente Giuseppe Mussari sotto inchiesta per possibile ostruzione delle autorità di regolamentazione e irregolarità in Borsa legate alla mancanza di informazione sullo stato finanziario complessivo della banca.

Emilio Botin presidente Banco SantanderEmilio Botin presidente Banco Santander
La banca ha rifiutato di commentare le accuse. I dirigenti non sono disponibili per un commento, e i loro avvocati non hanno risposto a telefonate ed e-mail.
Il prestito evidenzia anche la pressione a cui erano sottoposti i funzionari della Banca d'Italia mentre cercavano di contenere i danni che la banca avrebbe potuto provocare sul sistema finanziario globale del paese e sulla sua posizione nei mercati internazionali.
Nell'autunno del 2011, il debito sovrano italiano era sotto forte pressione degli investitori, tanto che il panico che ne scaturì fece crollare il governo nel novembre dello stesso anno.

santandersantander
Il prestito allora "aveva lo scopo proprio di non creare più tensioni sul mercato, cosa che invece la comunicazione avrebbe fatto", ha riferito un funzionario della Banca d'Italia.
I guai del Monte dei Paschi sono cominciati con l'acquisizione della banca Antonveneta nel 2008 dagli spagnoli del Banco Santander. Nel 2011 la situazione degenerò con la crisi, peggiorando ulteriormente la sua liquidità.

mercoledì 6 febbraio 2013

Figli dei ministri centralinisti




di Franco Fracassi

 
Avvocati soci di studi prestigiosi, architetti internazionali, ricercatori di progetti finanziati da ricche fondazioni bancarie, dirigenti di Stato. Dei figli del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri e del presidente del Consiglio Mario Monti abbiamo già raccontato. Ma cosa fanno per vivere gli altri non schizzinosi figli dei ministri?
Luigi Passera, figlio del ministro dello Sviluppo Economico, è dirigente della multinazionale Procter & Gamble, debitore per molte centinaia di milioni di Banca Intesa-San Paolo, di cui Corrado Passera è stato amministratore delegato prima di entrare a far parte del governo.
L'impiego precedente era nella Piaggio (responsabile del marketing), società di Roberto Colaninno, partner di Banca Intesa San Paolo nella cordata di salvataggio Alitalia.
Costanza Profumo, brillante architetto laureata al Politecnico di Torino, figlia del rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo (ora ministro dell'Istruzione), ha lavorato in uno degli studi più famosi di New York, quello di Daniel Libeskind, che ha progettato il futuro Ground Zero. Oggi vive e lavora a Rio de Janeiro.
A Maria Maddalena Gnudi il padre, il ministro del Turismo Pietro Gnudi (ex presidente Enel, quota Udc), le ha proposto di diventare socio del prestigioso Studio Gnudi (commercialisti in quel di Bologna), il suo.
Approdo sicuro anche per Eleonora Di Benedetto, avvocato 35enne, assunta da uno dei più importanti studi legali di Roma, lo studio Severino, quello della madre Paola, ministro della Giustizia.
Carlo, il figlio del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, è invece a Bruxelles, dove coordina progetti per la Regione Veneto.
Poi c'è Stefano Malinconico, figlio di Carlo, il sottosegretario che si è dimesso per una vacanza pagata da altri. Stefano è avvocato e ha fatto pratica nello studio Malinconico (del padre), poi ha trovato lavoro al ministero dell'Ambiente dov'era direttore generale Corrado Clini (ex collega di governo del padre), e quindi all'Antitrust, quando il presidente era il sottosegretario Antonio Catricalà, (ex) collega del padre nei governo Monti.
A sua volta Catricalà, che ha gestito l'Antitrust per sei anni, ha una figlia (Michela) che è stata assunta a ventisei anni dalla società Terna, partecipata dal ministero dell'Economia, dove da sempre siede Vittorio Grilli, ministro dell'Economia, che però ha figli ancora in età scolare. Inoltre, Diana Agosti, moglie di Catricalà, è capo del dipartimento per il Coordinamento amministrativo della presidenza del Consiglio. Proprio dove lavora il marito.
Di Giovanni Monti, abbiamo scritto circa la sua scalata nell'alta finanza internazionale sotto il cappello del padre Mario: Citigroup, Parmalat, Morgan Stanley. La sorella Federica, invece, ha lavorato nel prestigioso studio Ambrosetti, quelli del Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove si riunisce la crème dell'economia italiana. Federica Monti ha poi sposato Antonio Ambrosetti, unico figlio maschio degli Ambrosetti.
Abbiamo scritto anche di Giorgio Peluso, figlio del ministro dell'Interno Cancellieri. Assunto trentenne come direttore di Unicredit, è poi passato alla direzione generale di Fondiaria Sai, da dove è stato licenziato, ricevendo una buonuscita di tre milioni e seicentomila euro.
Infine, la «choosy» per eccellenza. La figlia del ministro del Lavoro Elsa Fornero. Silvia Deaglio ha una cattedra all'Università di Torino (dove madre e padre sono professori ordinari), e lavora in una fondazione finanziata da Banca Intesa (dove la madre era nel consiglio di Sorveglianza).

globalist.it

Costa piu' il re o i cortigiani? Le spese del Quirinale



IL SULTANO DI NAPOLI - CON 243 MILIONI DI EURO SPESI ALL’ANNO, IL QUIRINALE COSTA PIU’ DI QUALUNQUE ALTRA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA O CASA REALE DEL MONDO - IL SETTENNATO DI RE GIORGIO SI CHIUDE CON NUMERI DA RECORD: NON BASTANO NEANCHE I 226 MILIONI STANZIATI DAL TESORO - 15MILA EURO SOLO PER PAGARE CANONE RAI E ABBONAMENTI A SKY - IL COSTO DEL PERSONALE E’ COME QUELLO DI UNA GRANDE AZIENDA: 121 MILIONI…

Franco Bechis per "Libero" in Dagospia
Palazzo delle scuderie del quirinalePalazzo delle scuderie del quirinale Ci sono voluti sette anni, ma ora finalmente sappiamo che Giorgio Napolitano paga il canone Rai, e che deve essere pure abbonato a Sky come gran parte dei suoi collaboratori. Non spende mica poco: 15 mila euro previsti per il 2013 nel bilancio del Quirinale ieri per la prima volta reso pubblico sia pure in forma sintetica con tabelle e una mini-nota integrativa. Secondo le circolari emanate in materia, il Quirinale come ogni ufficio pubblico dovrebbe pagare un abbonamento annuo di 407,35 euro per ogni stabile di sua proprietà.
montalcini al quirinale - Copyright Pizzimontalcini al quirinale - Copyright Pizzi La presidenza della Repubblica non è certo povera di proprietà immobiliari, ma hai voglia di mettere insieme stabili per fare quei 15 mila euro. Sul Colle sicuramente il decoder Sky deve essere di moda: si lavora anche di domenica, e fino a notte fonda, mica ci si può perdere le partite della squadra del cuore. Certo, quei 15 mila euro sono una goccia nel mare della spesa della presidenza della Repubblica. La dotazione annuale è di 228 milioni, la più alta al mondo per una presidenza della Repubblica (o una casa reale).
GIORGIO NAPOLITANO DAVID THORNE E JOHN KERRY FOTO QUIRINALEGIORGIO NAPOLITANO DAVID THORNE E JOHN KERRY FOTO QUIRINALE Siccome però non è aumentata negli ultimi anni, Napolitano se ne fa un gran vanto e ieri nella nota del Quirinale che accompagnava il bilancio si piagnucolava sulla cinghia stretta che manco ha potuto recuperare l'inflazione! Quanto al poco invidiabile primato di spesa mondiale, il segretario generale del Quirinale Donato Marra se ne è uscito con una giustificazione che dovrebbe stendere tutti: «la diversità delle funzioni dei Capi di Stato, spesso molto inferiori a quelle attribuite al presidente della Repubblica dalla Costituzione italiana». Ohibò, anche i bambini avevano capito che da qualche anno lì sul Colle si erano montati la testa e allargati un po'.
GIORGIO NAPOLITANO E OBAMAGIORGIO NAPOLITANO E OBAMA Ma si pensava che un Napolitano contasse meno di un Barack Obama o di un Francois Hollande. Il Quirinale riceve dal Tesoro 228 milioni di euro l'anno, ma non gli bastano. E infatti ne spende 243,6: quasi 16 milioni in più. E come fanno? A forza di allargarsi da quelle parti hanno imparato a fare perfino la moltiplicazione dei pani e dei pesci? Tranquilli, più di Obama e di Hollande sì. Ma fino a quel punto Napolitano non è ancora arrivato. Quei 16 milioni di differenza vengono pagati in parte con risparmi degli anni precedenti e in parte con entrate proprie.
Giorgio NapolitanoGiorgio Napolitano Perché, sorpresa: ci sono anche quelle e nel suo piccolo il Quirinale è anche una azienda. Incassa 90 mila euro l'anno da "ingressi". Altri 60 mila euro dalla "vendita di pubblicazioni e documentazione". Poi c'è l'azienda agricola, il miracolo del pollice verde di Napolitano. Arrivano infatti 40 mila euro - non così chiari - come «proventi dei boschi e delle formazioni arboree della tenuta di Castelporziano».
Che il Quirinale si sia messo nel tempo libero a fare il fioraio? Forse, ma fa di più: il pizzicagnolo. Perché ben 200 mila euro vengono incassati dai «proventi attività agro zootecniche della tenuta di Castelporziano». E si mette a commerciare in animali (speriamo non in pellicce): altri 40 mila euro arrivano dalla «vendita esemplari fauna selvatica della tenuta di Castelporziano ».
DONATO MARRA E SIGNORADONATO MARRA E SIGNORA Quanto alla spesa, la più grossa è quella per il personale. Vanno via 121,5 milioni di euro, più 90 milioni di euro di pensioni a fronte di 1.720 fra dipendenti a distaccati. Il costo del personale è simile a quello della Tod's di Diego Della Valle (126 milioni): lì però i dipendenti sono il doppio: 3.549. Al Quirinale il costo per dipendente è di 70.656 euro, alla Tod's la metà: 35.728 euro. Ma sul Colle quel costo va quasi raddoppiato, perché circa la metà dei dipendenti sono militari e vengono pagati da altre amministrazioni dello Stato. E in più vanno aggiunti i consulenti personali del presidente della Repubblica, che costano 2,6 milioni di euro l'anno.
DONATO MARRADONATO MARRA Naturalmente i dipendenti vanno sfamati: circa 400 mila euro il costo degli approvvigionamenti alimentari. E bisogna pure tenere pulite le loro stanze: un milione di euro la spesa. Alla fine restano perfino risorse per fare beneficienza: 779 mila euro. Di questi 550 mila sono «interventi a carattere sociale e solidaristico». Duecentoventinove mila per «attività culturali e sportive».

martedì 5 febbraio 2013

Le Agenzie di Rating si preparano a pagare il conto...


Si preparano a pagare il conto delle valutazioni truccate per manovrare la finanza.

Ricordiamoci che anche Monti appartiene a Moody's... e cosa fanno Moody's e Standard and Poor's?

Diciamo cosi': c'e' chi distrugge le economie reali con false informazioni...

Corriere

...Potrebbe costare cara, almeno 5 miliardi di dollari, la causa che l'amministrazione Obama sta per presentare contro Standard & Poor's. Il colosso del rating è accusato di aver sopravvalutato alcuni titoli immobiliari, contribuendo in maniera determinante a scatenare la crisi dei mutui subprime nel 2008.
LA COMMISSIONE - Negli Stati Uniti l'esplosione della crisi ha provocato reazioni molto polemiche e persino un'inchiesta federale. È stata istituita una commissione d'inchiesta, la Financial Crisis Inquiry Commission. Le responsabilità delle agenzie di rating, non solo S&P ma anche Moody's e Fitch, sono state individuate subito. Ma per il momento la Casa Bianca ha deciso di agire civilmente soltanto contro Standard&Poor's. Un'iniziativa senza precedenti.
IL DOSSIER - La denuncia è contenuta in un corposo dossier che a giorni verrà presentato in tribunale. Obama, che ha parlato con i giornalisti alla Casa Bianca, non ha fatto cenno a Standard&Poor's. Ma si è soffermato su un'altra delle sfide enormi che la Casa Bianca si trova ad affrontare: la riduzione del deficit evitando tagli indiscriminati alla spesa pubblica. Tagli che finirebbero inevitabilmente per penalizzare molti servizi e per rallentare la già timida ripresa dell'economia. La prossima scadenza è il primo marzo, quando senza un piano del Congresso scatteranno automaticamente 85 miliardi di tagli alla spesa. Insomma, torna l'incubo 'fiscal cliff', anche se il clima in Congresso appare cambiato.
LA REPLICA DI S&P - Non si fa attendere la risposta dell'agenzia di rating. «Sostenere che noi abbiamo deliberatamente tenuto alti i rating quando sapevamo che dovevano essere più bassi è semplicemente falso», si legge in una nota. S&P rivendica di aver «sempre guardato all'interesse degli investitori e di tutti i partecipanti al mercato fornendo indicazioni indipendenti basate sulle informazioni disponibili». In ogni circostanza, «i nostri rating hanno riflettuto il nostro migliore giudizio possibile» sui titoli in questione». L'agenzia, quindi, fa riferimento all'improvvisa accelerazione della crisi finanziaria: «Sfortunatamente S&P, come tutti gli altri, non ha previsto la velocità e la forza della crisi in arrivo e come e quanto la qualità dei crediti ne sarebbe stata colpita».




Monti lavorava per il nemico dell'Italia Libero lo costringe a confessare

Il premier: "Non mi occupavo di rating". Ora deve essere più chiaro: parla della segretissima (fino a oggi) esperienza nell'agenzia come se fosse il circolo della caccia

Libero Quotidiano

C'è voluto Libero per fare capitolare Mario Monti, che per la prima volta ha ammesso di avere lavorato quattro anni per l'agenzia di rating Moody's fra il luglio 2005 e il mese di gennaio 2009. Di fronte all'ipotesi avanzata da Libero che proprio Monti possa avere fornito da consulente dati a Moody's utili a bocciare i conti pubblici italiani e dare la spallata a Silvio Berlusconi per poi prenderne il posto, il premier ha ammesso a denti stretti e per la prima volta la consulenza più segreta della sua vita professionale.
Il prof minimizza - In un comunicato ufficiale di palazzo Chigi si cerca di circoscrivere temporalmente la consulenza, minimizzandone la portata: Monti non si sarebbe mai occupato di rating di paesi e imprese, e il suo impegno - contemporaneo a quello di presidente della Università Bocconi - si sarebbe limitato a "due o tre riunioni all'anno che avevano per oggetto scambi di vedute sulla integrazione europea e sulla politica economica dell'Unione Europea. Nel periodo in questione gli altri membri del Senior European Advisory Council di Moody's erano Hans Tietmeyer, ex presidente della Bundesbank, Francis Mer, ex ministro francese dell'Economia, Howard Davis, ex presidente della Financial Services Authority britannica, Leszek Balcerowicz, ex ministro delle Finanze polacco e Olle Schmidt, parlamentare europeo svedese".
Più trasparenza - Spiegata dal comunicato ufficiale di palazzo Chigi sembra un ristretto e prestigioso circolo della caccia. Si fa fatica a immaginare Moody's finanziarne i the con biscottini per la amabili conversazioni e relativi scambi di vedute fra ex. Costretto a fare trasparenza su una misteriosa consulenza, non sarebbe male a questo punto un po' più di trasparenza da parte di Monti. Quali documenti ha prodotto quel gruppo di consulenti? Ha scritto qualcosa anche Monti? Che giudizio dava sull'Italia quando parlava della convergenza europea? E intanto che ci siamo, magari è possibile sciogliere un altro mistero: perchè l'incarico di Moody's non è mai comparso nelle biografie ufficiali del professore? Perchè è tutt'ora nascosto anche nel profilo di Monti sul sito dell'Università Bocconi? Lì sono citati tutti gli incarichi pubblici e anche quelli onorifici. Sono citate (leggi) le consulenze con Goldman Sachs e con la Coca Cola. Che cosa faceva vergognare perfino la Bocconi su Moody's?
di Franco Bechis

 

Magistrati in politica

Dambruoso: «I magistrati , una volta entrati in politica devono cambiare per sempre mestiere»

Il candidato della Lista Monti: «Mi batterò per realizzare
una legge che preveda un passaggio all'avvocatura di Stato»

 da Corriere

 «I magistrati? Una volta entrati in politica non devono poter tornare più a giudicare». Non ha dubbi Stefano Dambruoso, magistrato in congedo e candidato in Lombardia per la Lista Monti alle prossime elezioni politiche che ha risposto alle domande del Corriere nell'ambito della videochat elettorale «Webcondicio». Dambruoso precisa così il suo pensiero: «Tutti i cittadini italiani hanno il cosiddetto diritto di elettorato passivo. La terzietà è il loro dovere deontologico e una volta entrato in politica il magistrato non deve più tornare in magistratura, perché ha perso la terzietà. Ma deve perdere anche il lavoro? Bisogna consentire ai magistrati di rimanere nella pubblica amministrazione senza tornare a esercitare la funzione di magistrato. Siccome io probabilmente sarò eletto, non tornerò indietro. Ma mi batterò per realizzare una legge che preveda un passaggio dei magistrati entrati in politica al consiglio di Stato o all'avvocatura di Stato».[dove guadagnano di piu' e si dovrebbe entrare solo per concorso! NDBlogger]

GIUSTIZIA - Dambruoso poi si sofferma sul tema della giustizia che a suo avviso, ha perso, per fortuna, l'enfasi politica che lo aveva caratterizzato negli ultimi anni: «È la prima campagna elettorale in cui la giustizia ha un ruolo secondario. Questa assenza di personalizzazione mi rilassa ed è un bene. Io ero il magistrato più visibile d'Italia nel 2004, ma ho preferito non sfruttare la mia visibilità ed occuparmi di terrorismo internazionale. Deve passare un po' di tempo fra un'inchiesta scottante e il candidarsi in politica. La priorità per quanto riguarda la giustizia è quella dei tempi della giustizia stessa. Devono diminuire se no gli imprenditori non torneranno ad investire. Dobbiamo ripartire dalla Costituzione e restituire al giudice ordinario dei tempi credibili per l'esercizio della giustizia. Dobbiamo anche riconsiderare anche il numero degli avvocati (260 mila) che devono poter campare, e a questo proposito si dovrebbe ridurre il gratuito patrocinio introducendo l'avvocato di difesa d'ufficio che è cosa diversa».
RESPONSABILITÀ - Dambruoso poi dice la sua anche su un tema scottante come la responsabilità diretta dei magistrati: «Sulla responsabilità diretta dei magistrati bisogna rendersi conto che se da un lato può appagare qualche cittadino, finisce per ledere l'indipendenza dei magistrati. Forse però ci sono nella legge attuale, che è perfettibile, troppi "step", prima del coinvolgimento del magistrato. Già nella fase in cui lo Stato è chiamato in causa è possibile coinvolgere più direttamente il magistrato stesso».
MPS E ILVA - Sul rapporto tra economia e giustizia il candidato di «Scelta Civica» interviene anche su due casi d'attualità, Mps e Ilva. Sulla vicenda Mps e il problema delle competenze territoriali Dambruoso spiega che «l'apertura di un fascicolo a Trani ha portato il Csm ad intervenire subito. La competenza territoriale è un valore». Più in generale: «Bisogna portare avanti la lotta all'evasione e dobbiamo stare attenti a tutti i luoghi dove c'è un'ampia circolazione del denaro. Penso proprio al mondo bancario». Per quanto riguarda invece la vicenda Ilva per Dambruoso va detto che «la magistratura applica delle leggi in materia di ambiente. Qualcosa è saltato in materia di questo rapporto tra difesa della salute e soluzioni cercate del commissario governativo per salvaguardare i posti di lavoro. Questa è una soluzione che deve trovare il prossimo governo».
TERRORISMO - Non potevano mancare le domande dei lettori relativamente al caso Abu Omar di cui si è occupato lo stesso Dambruoso: «Sul caso Abu Omar, ho canalizzato l'indagine di cui sono stato il magistrato titolare per 8 mesi poi l'inchiesta è stata passata ad altri magistrati. Per le affermazioni da parte di alcuni giornalisti di un presunto ritardo nella presentazione dei fascicoli che riguardavano la Cia, quegli stessi giornalisti sono stati condannati in primo grado. Non ho mai creduto ai vari depistaggi, le informazioni ricavate sono dovute ad intercettazioni disposte da me».
LISTA MONTI - Sui motivi invece del suo ingresso in politica Dambruoso spiega: «Perché sono entrato nella lista Monti? Perché è una scelta civica in cui le persone possono dare competenza alla politica ognuno nel proprio settore. Dare un contributo di competenza che non derivi dal grillismo mi sembra un segnale importante. Il mio contributo sarà su giustizia e sicurezza. Sul problema di eventuali apparentamenti politici dopo il voto, Monti ha risposto più volte che lui mette a disposizione la sua competenza per ogni progetto politico che punti ad una riforma vera del Paese. Mi chiedo però che cosa farà Bersani? Se vincerà andrà da solo? Bersani ha già detto a Vendola che governerà con Monti?» E a un lettore che gli chiedeva se era vero che in passato era stato il centrodestra a proporgli una candidatura Dambruoso spiega: «Mi avevano proposto di fare il candidato governatore della Puglia per il centrodestra, contro Vendola, ma volevo poter scegliere l'assessore alla Sanità. Ma su questo punto la mia candidatura si è arenata».
LOMBARDIA E VOTO DISGIUNTO - L'ex magistrato poi ha replicato alle sollecitazioni su un possibile voto disgiunto degli elettori montiani in Lombardia: «Io conosco Albertini e ne ho colto la capacità di amministratore soprattutto nella vicenda terrorismo a Milano, non penso che ci sarà in Lombardia un voto disgiunto a favore di Ambrosoli per la candidatura alla presidenza della regione, da parte di chi vota per la lista Monti».
POLEMICA INGROIA-BOCCASSINI - Infine Dambruoso non si nega neanche a dire la sua sullo scontro tra l'ex magistrato Ingroia e il pm milanese Boccassini: «Lo scontro Ingroia-Boccassini mi ha fatto un effetto sgradevole. Ai tempi di Falcone e Borsellino in Sicilia Ingroia non aveva la capacità professionale che la Boccassini aveva già raggiunto. Devo dire che mi sono sentito più vicino alla Boccassini».

Sottopolitica: Concorsi europei, adattati al sistema italiano



Ebbene si', vi ricordate di come tanto ma tanto tempo fa in Italia (ora non accade piu', per carita' :-) venissero emessi dei bandi di concorso tanto strani e dettagliati che solo un determinato candidato poteva soddisfarli?
Non a caso si chiamano (ops... si chiamavano): bandi su misura. O quel candidato, o nessuno...

Ebbene, sappiate che in Europa molte organizzazioni ed enti pubblicano regolarmente bandi aperti a tutti i cittadini europei.
I funzionari europei hanno pero' commesso un'ingenuita' (?). Quella di permettere alle diverse autorita' nazionali competenti per materia di "trasporre" il bando per gli italiani.


Europol, l'organizzazione di polizia europea creata per l'analisi della criminalita' transnazionale, ogni tanto emette dei "bandi" in cui cerca -dalle varie forze civili e militari europee- degli specialisti in determinate materie/aree.
Ecco che in Italia (o meglio, presso le diverse forze dell'ordine italiane) si riuniscono dei comitati di esperti per "trasporre" il bando in italiano. Per gli italiani. Si badi bene che, per partecipare al concorso europeo, e' necessario che la propria domanda passi attraverso gli uffici italiani di tali esperti.

Ecco il risultato: l'Europol cercava uno specialista nell'area del crimine organizzato.
Le competenze richieste erano la conoscenza della materia.


In Italia, questa conoscenza diventa relativa, superflua. L'importante e' che il candidato sia :
- un ispettore
- con almeno sette anni di anzianita' nel ruolo
- con un giudizio non inferiore a ottimo nei due precedenti anni.

Insomma: o mandano un ispettore (uno a caso? siamo proprio sicuri?)  con sette anni di lavoro (perche' sette, poi?)... oppure nessuno, fosse anche il migliore specialista europeo del settore.
No, non lo mandano alla selezione del personale (che verra' poi operata da Europol).

 Ecco qua il capolavoro:
http://www.coisp.it/concorsi13/Europol%20-%20assunzione%20personale_.pdf


Renzi: anche le aragoste hanno un'anima



TUTTA LA VERITA' SU MATTEO RENZI, IL “VECCHIO” CHE AVANZA E WIKIPEDIA CHE GLI DA UNA MANO

Se il nuovo che avanza è Matteo Renzi, allora stiamo freschi. Cominciamo con Wikipedia e la vergognosa pagina dedicata al sindaco di Firenze che lo fa passare per un politico che è “In linea con la sua idea di lotta alla casta e agli sprechi, nel suo mandato ha diminuito le tasse provinciali, diminuito il numero del personale e dimezzato i dirigenti dell'ente fiorentino”.
Quando ha fatto queste cose e sopratutto dove é la fonte di tutto ciò? In Wikipedia c'è un link, il numero 4, che porta semplicemente ad un articolo che si riferisce all'indagine a carico di Matteo Renzi, quando era presidente delle provincia, dove, secondo la procura, alcune delle persone assunte in Provincia non erano in possesso dei requisiti richiesti, come la laurea, oppure erano doppioni rispetto a figure professionali già presenti in Provincia. Alla faccia della lotta agli sprechi! La pagina di Wikipedia su Matteo Renzi
Ma torniamo un po' indietro e impariamo a conoscere questo giovane che avanza. La prima cosa che ogni cittadino dovrebbe fare prima di gridare “è lui l'alternativa” dovrebbe informarsi un po' e informarsi su Renzi non è così difficile. Renzi è figlio di un Democristiano, Tiziano Renzi, ex consigliere comunale che ha sempre spianato la strada al figlio per fargli raggiungere sempre più ampi poteri. Il padre di Renzi è definito gran signore della Margherita e della Massoneria in Toscana. Il feudo incontrastato della famiglia Renzi è il Valdarno, dal quale si stanno allargando a macchia d'olio. Il padre di Matteo controlla dalla metà degli anni '90 la distribuzione di giornali e di pubblicità in Toscana. Questo, unito agli affari con la Baldassini-Tognozzi, la società un po' edile e un po' finanziaria che controlla tutti gli appalti della Regione, spiega l'ascesa di Matteo Renzi. 
Oggi il giovane politico continua a farsi paladino della precarietà, lui che che non ha mai spedito un cv in vita sua, mai fatto un colloquio di lavoro, mai temuto la fine di un contratto a tempo determinato.
Sopratutto lui rappresenta tutto ciò che era una volta Berlusconi!
E per averne conferma basta leggere le sue così dette 100 proposte... proposte dei quali tra i co-firmatari si trova un certo Gori: uomo già di Rete Quattro, di Fininvest e direttore di Canale 5 nella prima metà degli anni '90, successivamente fonda la casa di produzione Televisiva Magnolia famosa per aver importato in Italia format quali il Grande Fratello o l'Isola dei Famosi. Si può dire il perfetto esempio di quella cultura berlusconiana.
Ma al di là di chi abbia sottoscritto o meno le proposte, in fondo le folgorazioni sulla via di Damasco esistono da sempre (anche se in questo caso il folgorato sembra Renzi) è interessante leggere le proposte. Al di là che difficilmente si possono classificare come di 'sinistra' (parola che d'altronde non ha più valore) con privatizzazioni varie a destra e a manca e attacco a sistema del welfare (per esempio favorendo una ancora maggiore esternalizzazione dei servizi ospedalieri per... risparmiare) è interessante notare come le proposte più 'sensibili' lo siano solo all'apparenza con la negazione spesso nella stessa frase o quella successiva di quanto inizialmente affermato. Lampante il punto 26 sugli ordini professionali dove a dispetto del prorompente titolo 'Riformare gli ordini professionali' dopo si parla di abolire gli ordini superflui (leggasi: nessuno) e ricondurre gli altri a funzione di 'regolatori di mercato' e non di 'protezione corporativa'... tante belle parole per dire nulla.
Situazione che diventa fin comica nel capitolo dedicata alla sanità:
"40. Completa riorganizzazione della medicina sul territorio: radicale cambiamento del ruolo della medicina di base. Abolizione dell’attuale ruolo del medico di medicina generale. Creazione di ambulatori polispecialistici sul territorio. Consorzio dei medici di Medicina generale."
"42. Chiudere tutti gli ospedali con meno di 100 posti letto e che non abbiano un servizio di anestesia e rianimazione aperto 24 ore su 24. Questi dovrebbero essere ospedali per pazienti cronici a lunga degenza a bassa intensità di cure ma a basso costo. Dovrebbero essere di supporto agli Ospedali ad alta complessità e alto costo, i quali dovrebbero esclusivamente gestire la fase acuta e poi inviare a strutture con costi ridotti. Ne consegue anche la necessità di un’assistenza domiciliare efficace e ben coordinata. Nei grandi ospedali bisogna cancellare i doppioni, la moltiplicazione dei reparti ad alto costo e ad alta tecnologia creati solo per moltiplicare i ruoli direttivi."
Non credo bisogna commentare, basti considerare che il poliambulatorio è per sua natura specialistico, l'ospedale no. Che serve avere sotto casa l'ambulatori che fa i controlli del sangue e poi dover fare decine e decine di chilometri in caso di una semplice frattura? Ad essere maligni un motivo c'è e riguarda gli interessi generali degli attori privati nella sanità, ma andiamo oltre.
Altro punto che sembra essere stato scritto da una persona in crisi di identità ed idee è il seguente:
"71. Scegliere le grandi opere che servono davvero Rivedere il piano delle infrastrutture alla luce di criteri di valutazione economica. Puntare sulle (poche) grandi opere che servono e soprattutto sulle tante piccole e medie opere delle quali il Paese ha davvero bisogno."
Ovvero come dire nulla usando paroloni complessi?
Poi non può mancare il classico punto sull'istruzione che sembra non poter mancare dagli anni '80 in poi:
"82. Abolizione del “valore legale” del titolo di studio. Introdurre nei concorsi della Pubblica Amministrazione criteri di valutazione dei titoli di studio legati all’effettiva qualità del percorso formativo dei candidati."
E questo solo per dire alcuni degli aspetti più curiosi dei 100 punti, di cui si consiglia caldamente la lettura. Se qualcuno voleva il successore di Berlusconi... beh, con questi 100 punti il successore forse l'ha trovato.

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- COMUNIONE E ROTTAMAZIONE - IL “NUOVO CHE AVANZA” DI RENZI HA TUTTI I DIFETTI DEL “VECCHIO” CHE VORREBBE CANCELLARE - AMICI, PARENTI, SODALI E “CUMPARIELLI” DI MATTEUCCIO PIAZZATI IN CDA E PARTECIPATE CON INCARICHI (ANCHE DUE A FAMIGLIA) DA DECINE DI MIGLIAIA DI EURO, ORA

SI DEDICANO ALLA CAMPAGNA PER LE PRIMARIE - E’ MARCO CARRAI,

L’ “UOMO NERO”, IL LEGAME CON L’OPUS DEI E CON COMUNIONE E LIBERAZIONE


… -

Giampiero Calapà per il "Fatto quotidiano"
RENZI E BERSANI sagomejpeg jpegRENZI E BERSANI sagomejpeg jpeg

Come si costruisce un sistema di potere? In un Comune con le società partecipate, le ex municipalizzate. Uno dei cavalli di battaglia di Matteo Renzi all'epoca delle primarie per la candidatura a sindaco, era proprio: "Via la politica dalle partecipate". Non è andata così, spazzato via l'apparato ex Ds, la corte di Renzi è proliferata, anche con un paio di finanziatori dichiarati della sua campagna del 2009: se Giorgio Moretti, 48 anni, da luglio di quell'anno presidente della Quadrifoglio (l'azienda che gestisce i rifiuti) ha rinunciato al compenso, non lo ha fatto Andrea Bacci, socio e presidente della della Silfi (illuminazione comunale), 21 mila euro l'anno.
Matteo RenziMatteo Renzi Poi ci sono ragioni di famiglia e di opportunità. Maria Elena Boschi, 31 anni, avvocato, in passato praticante in uno studio legale insieme a Francesco Bonifazi, capogruppo Pd in Comune, è nel cda di Publiacqua, 22 mila euro annui; nessun problema ad occuparsi, con il ruolo di coordinatrice, dei comitati "Adesso" per la corsa di Renzi contro Pier Luigi Bersani, come lei stessa dice: "Non mi imbarazza, il mio incarico in Publiacqua è precedente".
matteo renzi per la sfilata emporio armani jpegmatteo renzi per la sfilata emporio armani jpeg Filippo Vannoni, invece, lavora alla Servizi alla strada spa ed è il marito di Lucia De Siervo, dirigente del settore Cultura del Comune, già capo segreteria del sindaco. Lei, assessore con Leonardo Domenici a Palazzo Vecchio, è la figlia di Ugo, ex presidente della Corte Costituzionale, e sorella di Luigi DeSiervo, direttore commerciale della Rai, nonché uno dei registi dei comitati "Adesso".
LE SAGOME DI MATTEO RENZI E PIERLUIGI BERSANI PER LE PRIMARIE jpegLE SAGOME DI MATTEO RENZI E PIERLUIGI BERSANI PER LE PRIMARIE jpeg  

Leonardo Sorelli, è l'amministratore delegato, di Firenze Fiera, 28 mila euro annui, ed è il marito di Paola Andreini, una dei capi della segreteria del sindaco.

Il presidente di Firenze Parcheggi, invece, è l'esempio più concreto del successo che Renzi riscuote a destra: Carlo Bevilacqua, alla guida dell'opposizione al presidente della Provincia Matteo Renzi, 2004-'09, prima capogruppo di Forza Italia e poi Pdl. Undici mila euro annui più 190 euro di gettone a seduta.  

Jacopo Mazzei, dal '99 in uno dei gruppi immobiliari più importanti d'Italia, è nel cda di Aeroporto Firenze, 12 mila euro annui.

Luca Talluri è presidente di Casa Spa, 55 mila euro all'anno: il fratello Marco è direttore di Tele Iride, tv di Barberino del Mugello abbastanza seguita in zona, schierata al fianco del sindaco di Firenze.  

Bruno Cavini, ex sindaco democristiano di Palazzuolo sul Senio, uno dei fedelissimi, nella segreteria di Renzi e nel cda dell'Ente cassa di risparmio di Firenze. Giuliano Da Empoli, già assessore alla cultura, presidente del Gabinetto Viesseux, membro in rappresentanza del Comune, di Polimoda Firenze, assiduo frequentatore del camper "Adesso".
RENZI MATTEORENZI MATTEO VIGNETTA ELLEKAPPA RENZI LE REGOLE DEL GIOCO E IL LIFTINGVIGNETTA ELLEKAPPA RENZI LE REGOLE DEL GIOCO E IL LIFTING Moreno Panchetti, presidente di Sas (Servizi alla strada), 30 mila euro annui, commercialista ed ex allenatore di calcio di Luca Lotti, capo gabinetto e factotum del sindaco.

Poi c'è Marco Carrai, a Firenze avversari e nemici lo chiamano "l'uomo nero". È il "gianniletta" del sindaco (definito così da David Allegranti nel libro "Matteo Renzi", edito da Vallecchi).
Amministratore delegato di Firenze Parcheggi, 42 mila euro annui, vanta importanti relazioni nella finanza torinese e milanese, dal 2011 anche nel cda dell'Ente cassa di risparmio di Firenze, nel Gabinetto Viesseux, proviene da una potente famiglia demo-cristiana di Greve in Chianti, vicino a Comunione e liberazione, è il legame di Renzi con l'Opus Dei. Carrai è legato da stima e amicizia a Paolo Fresco, ex presidente Fiat, vicepresidente del Maggio Musicale Fiorentino.


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Renzi e la carta di credito della Provincia, ecco i documenti

Risposta, punto per punto, al comitato elettorale del sindaco di Firenze che smentiva l'inchiesta della Corte dei Conti sulle spese sostenute dalla Provincia di Firenze quando Renzi ne era il presidente

Renzi e la carta di credito della Provincia, ecco i documenti
Matteo Renzi e il suo comitato elettorale, rappresentato da Sara Biagiotti, hanno smentito alcuni punti dell’inchiesta in corso da parte della Corte dei Conti sulle spese sostenute dalla Provincia di Firenze quando Renzi ne era presidente e riportata dal Fatto Quotidiano due giorni fa. Mettiamo a disposizione di Renzi e di Biagiotti la documentazione da noi sintetizzata nell’articolo, rispondendo punto per punto alle contestazioni.
“Non ho mai pasteggiato ad aragoste”, ha detto oggi Renzi al Corriere della Sera. Il 22 aprile 2008 la carta di Credito della Provincia (che usa il presidente) paga alle ore 01:01 PM un pranzo al Riva Restaurant on Navy Pier di Chicago: 4 aragoste, 2 sushi, 2 pepsi, una birra e 2 porzioni di gamberi fritti. Oltre allo scontrino, l’estratto conto della carta conferma che quel conto è stato saldato da Renzi in persona. Non basta? C’è una delibera della Provincia di Firenze del 12 Maggio 2008 in cui si legge: “Il sottoscritto Matteo Renzi (…) attesta sotto la propria responsabilità, che le spese delle fatture sottoelencate e che vengono inviate alla liquidazione dei competenti Uffici della Provincia, sono staate da me sostenuto nel corso di attività istituzionali e di rappresentanza”. Segue elenco di pranzi e cene. Con relativi scontrini.
Già, pranzi e cene. Il sindaco di Firenze sostiene di non aver mai messo piede in molti dei ristoranti citati nell’articolo. Lui lo dice e Biagiotti del comitato elettorale lo scrive. Abbiamo citato: Trattoria Garibaldi, Nannini Bar, Taverna Bronzino, Ristorante da Lino, pasticceria Capetti, trattoria I due G, Buca dell’Orafo, Ristorante Cibreo. Sia gli estratti conti della carta di credito di cui “titolare è Renzi Matteo” (si legge chiaramente nell’intestazione), sia le delibere che lo stesso Renzi ha presentato con la solita dicitura “il sottoscritto Matteo Renzi presidente della Provincia di Firenze attesta sotto la propria responsabilità”, sia gli scontrini attestano il contrario. Ce ne siamo dimenticati alcuni. Come il ristorante Gilli, il ristorante Sabatini, il ristorante Buca Lapi, la Piazzetta, il Perseus, la cantinetta Antinori e altri ancora. “Sono spese di tutta la giunta”, garantiscono Renzi e Biagiotti. Eppure in questi ristoranti le carte di credito usate sono solo quelle intestate a Renzi e quella di Andrea Barducci, ex numero due di Renzi e oggi presidente della Provincia di Firenze.
Il comitato elettorale, inoltre, scrive: “Il plafond di 10mila euro mensili delle carte di credito del presidente e del vice presidente non è mai stato raggiunto né tantomeno superato”. La delibera di liquidazione numero 5393 del 12 novembre 2007 scrive invece il contrario. E cioè: “Precisato che nel corso della missione istituzionale negli Stati Uniti svoltasi dal 2 all’8 novembre u.s. (…) la carta di credito aziendale (Amministrazione provinciale di Firenze) utilizzata abitualmente dal presidente della Provincia (…) è stata, nel corso della missione, momentaneamente bloccata a garanzia di un pagamento da parte di un Hotel a Boston, rendendo necessario per lo stesso Presidente provvedere a sostenere alcune contingenti spese di rappresentanza, per una somma complessiva di $ 4.106,56 pari ad euro 2.823,64 mediante la propria carta di credito personale”. Cifra che la Provincia rimborsa a Renzi.
Noi abbiamo cercato il sindaco, oggi candidato alle primarie del Pd, per avere delle risposte. Ma, ha detto a noi, e ribadito anche oggi al Corriere della Sera, che per lui “questa è una storia vecchia (…) La follia è che quelle spese le ho fatte mettere proprio io on line”. Lo sostiene anche Biagiotti: “Le spese sono tutte consultabili on line proprio per decisione del presidente Renzi”. Scontrini, estratti conto, ricevute e giustificativi di viaggi e trasferte non sono sul sito di Matteo Renzi né su quello della Provincia.

La corte dei buffoni ed i Super Raccomandati: ma i figli dei potenti, no! mai!



Figli dei ministri tutti geni, con posto fisso e vicino alla mamma

 Nemmeno uno "sfigato". Forse una questione genetica, una sfida alle leggi della statistica. Compensi che i comuni mortali possono solo sognare. I nomi di queste "coincidenze".

Massimo Malerba per Wall Street Italia
Giovanni Monti, figlio di Mario, 39 anni. A poco più di 20 anni è già associato per gli investimenti bancari per la Goldman Sachs.
Giovanni Monti, figlio di Mario, 39 anni. A poco più di 20 anni è già associato per gli investimenti bancari per la Goldman Sachs.
Il contenuto di questo articolo - pubblicato da il Post Viola - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Sarà forse una questione genetica ma i figli di questi ministri incartapecoriti, che da una settimana somministrano al Paese dosi mai viste di delirio senile, sono tutti ma proprio tutti dei grandi fenomeni della natura, una sfida alle leggi della statistica. Oh nemmeno uno "sfigato" ma tutti autentici geni con uno o più posti fissi e con compensi che i comuni mortali possono solo sognare. O forse no. Forse sono solo i figli di una classe dirigente che predica bene e razzola malissimo. Forse sono soltanto la punta dell’iceberg di un sistema malato, fondato sul nepotismo e sulla clientela e ostile al merito. E tuttavia, le sparate di Monti, Fornero e Cancellieri, ci offrono una grande opportunità, ossia quella di aprire nel Paese una grande discussione sul tema della mobilità sociale. Dobbiamo interrogarci su come sia possibile offrire a tutti (al figlio di Monti come a quello dell’operaio) le stesse condizioni di partenza e le stesse opportunità così come recita l’articolo 3 della Costituzione che qui ricordiamo: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Ecco a voi i ritratti di questi fenomeni della natura e, come si suol dire, Una coincidenza è una coincidenza due coincidenze sono un indizio tre coincidenze sono una prova:

GIOVANNI MONTI (figlio di Mario)

39 anni. A poco più di 20 anni è già associato per gli investimenti bancari per la Goldman Sachs, la più potente banca d’affari americana, la stessa in cui il padre Mario ricopre il ruolo apicale di International Advisor. A 25 anni è già consulente di direzione da Bain & company, dove rimane fino al 2001. Dal 2004 al 2009, vale a dire fino al suo approdo alla Parmalat, Giovanni Monti ha lavorato prima a Citigroup e poi a Morgan & Stanley: a Citigroup è stato responsabile di acquisizioni e disinvestimenti per alcune divisioni del gruppo, mentre alla Morgan si è occupato in particolare di transazioni economico-finanziarie sui mercati di Europa, Medio Oriente e Africa, alle dipendenze dirette degli uffici centrali di New York.

SILVIA DEAGLIO (figlia di Elsa Fornero)

37 anni. A soli 24 anni, mentre già svolgeva un dottorato in Italia, ottiene un incarico presso il prestigioso Beth Israel Deaconess Medical Center di Harvard, il prestigioso college di Boston. La figlia del ministro inizia ad insegnare medicina a soli 30 anni. Diventa associata all’università di Torino a 37 anni con sei anni di anticipo rispetto alla media di accesso in questo ruolo. Il concorso lo vince a Chieti, nel 2010, nella facoltà di Psicologia, prima di essere chiamata a Torino, l’università dove insegnano mamma e papà, nell’ottobre 2011. Alla professoressa Deaglio ha certamente giovato nella valutazione comparativa il ruolo di capo unità di ricerca all’Hugef, ottenuto nel settembre 2010 quando era ancora al gradino più basso della carriera accademica, e a ridosso dell’ultima riunione della commissione di esame che l’ha nominata docente di seconda fascia. Come detto, l’Hugef è finanziato dalla Compagnia di San Paolo, all’epoca vicepresieduta da mamma Elsa Fornero.

PIERGIORGIO PELUSO (figlio di Annamaria Cancellieri)

Appena laureato viene catapultato subito all’Arthur Andersen. Un fenomeno della natura. Da lì balza a Mediobanca. Passa poi per diversi enti e dirigenze bancarie tra cui Aeroporti di Roma (consigliere d’amministrazione), Gemina (consigliere) Capitalia, Credit Suisse First Boston e Unicredit per finire, poco tempo fa, alla Fondiaria Sai dove ricopre il ruolo di direttore generale con compenso da 500mila euro all’anno.

MICHEL MARTONE (figlio di Antonio)

Figlio di Antonio Martone, avvocato generale in Cassazione, amico di Previti e Dell’Utri e Brunetta, già nominato da Brunetta presidente dell’authority degli scioperi, ruolo da cui si è dimesso dopo essere stato coinvolto come testimone nell’inchiesta P3. Il superaccomandato Michel Martone ha una carriera universitaria molto rapida: a 23 anni ha un dottorato all’università di Modena. A 26 anni diventa ricercatore di ruolo all’università di Teramo. A 27 anni diventa professore associato. Al concorso, tenutosi tra gennaio e luglio 2003, giunse al secondo posto su due candidati, in seguito al ritiro di altri 6. Presentò due monografie, una delle quali in edizione provvisoria (ossia non ammissibile); ottenne 4 voti positivi su 5, con il parere negativo di Franco Liso, contro i cinque voti positivi ricevuti dall’altra candidata, 52enne con due lauree e 40 pubblicazioni. Tuttavia fu Martone ad ottenere il posto da ordinario. A 37 anni diventa viceministro del governo Monti.

domenica 3 febbraio 2013

Alitalia, e il logo scompare.



Sparisce il logo Alitalia dall'Atr72

Cancellati dal velivolo Carpatair dell'incidente i colori della compagnia italiana. Un passeggero: «Vergogna»



Corriere

ROMA - Il logo Alitalia ben visibile ieri sulla coda dell'aereo Atr72 di Carpatair finito fuori pista sabato sera all'aeroporto di Fiumicino in fase di atterraggio, oggi non c'è più. Come si vede chiaramente dalle foto Ansa che pubblichiamo non si vedono neanche più gli oblò coperti come il logo da una pellicola bianca (cliccare per ingrandire). Sull'aereo, di cui era stato disposto il sequestro probatorio dalla procura di Civitavecchia, titolare dell'inchiesta penale, sono rimaste la matricola YR-ATS e la bandierina della Romania. La copertura del logo era stata autorizzata dal magistrato. L'aeromobile è stato imbracato per la rimozione, le operazioni sono iniziate intorno alle 14. a e p. Il volo AZ1670 Pisa-Roma della compagnia romena operava per conto di Alitalia in base a un accordo del 2011. La compagnia di bandiera già ieri sera aveva sospeso i voli con Carpatair.
L'aereo rimosso dalla pista L'aereo rimosso dalla pista    L'aereo rimosso dalla pista    L'aereo rimosso dalla pista    L'aereo rimosso dalla pista    L'aereo rimosso dalla pista
 

«VERGOGNA» - Stupefatto il dottor Jamal Ibdiwi : «È una vergogna stanno cercando di insabbiare la vicenda, potevamo morire tutti», dice il medico giordano che sta ripartendo per Amman con la moglie. Entrambi sono rimasti contuso nell'incidente.

DECORO - Aver cancellato simboli Alitalia dall'aereo da Carpatair «è una prassi che normalmente si usa quando succedono questi eventi». Così il direttore operativo di Alitalia, Giancarlo Schisano, che spiega: «Per un normale motivo di decoro aziendale è prassi cancellare la livrea, a maggior ragione in questo caso per un aereo non di Alitalia».



NDBlogger:. SAqrebbe prassi e decoro anche non subappaltare voli in questo modo. Non cancellare i loghi, dopo. 
Quanto prende di stipendio il direttore operativo? 
Tanto. 
Come e in base a quali requisiti occupa quel posto?...............................
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Concorso per commissario in polizia: la casa di vetro?

Sono anni che la Polizia di Stato indice concorsi per commissario.
Dovrebbero essere i migliori ad essere selezionati
Le procedure dovrebbero essere trasparenti. In caso di dubbio: " "Il ministero dell'Interno è una casa divetro che non ha paura di guardare al suo interno", come dice il vice capo della Polizia Prefetto Cirillo.

Sono anni che vengono giudicati idonei - dopo lo scritto - candidati ESATTAMENTE per il numero di posti messi a concorso. Candidati che quindi, superato lo scritto, sono dentro...
Questo avviene sia per il concorso esterno, che per quello internno (riservato ai "gia" poliziotti)
Qualcuno dice che il Ministero lo fa per evitare ricorsi, "abbassando" il voto dei migliori (che, ipotizziamo, siano 120) fino ad ottenere un numero pari a quello dei posti messi a concorso: mettiamo 80.
dovrebbero essere i migliori dei migliori...
Eppure...
* Eppure da anni si sollevano dubbi su "chi sono" questi migliori dei migliori.
* Il fatto e' che interrogazioni parlamentari rimangono senza risposta...
* Il fatto e' che gli accessi agli atti vengono negati...
* Il fatto e' che ragazzi idonei al concorso in magistratura, con dottorati, magari gia' avvocati, vengono bocciati...
E vengono promossi personaggi con lauree prese sei mesi prima...



" Atto Camera  
  
 Interrogazione a risposta scritta 4-18314 presentata da MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI 
 lunedì 29 ottobre 2012, seduta n.710 
 FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: 

 consta agli interroganti che nell'ultimo concorso per 80 posti per l'accesso alla qualifica di commissario del ruolo dei commissari della polizia di Stato siano risultati idonei a sostenere la prova orale soltanto 80 candidati;  
  
 consta altresì che in altri concorsi banditi dal medesimo Ministero gli idonei a sostenere le prove orali conclusive dell'iter selettivo, siano stati in numero sempre uguale a quello dei posti messi a concorso (marzo 2012, 20 idonei per 20 posti, nel 2011 analogo concorso, 80 posti a concorso, 80 ammessi all'orale) -: 

 se i fatti riferiti agli interroganti corrispondano al vero e quali siano i criteri di selezione dei bandi citati e se ritenga di dover svolgere accertamenti per verificarne la rispondenza ai criteri di legittimità che devono in ogni caso caratterizzare le procedure concorsuali. 
 (4-18314)

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# concorso commissari di polizia di statorosaria 2012-11-19 11:13
Gentile Onorevole, le scrivo per manifestarle le mie perplessità in ordine alla legittimità delle modalità di valutazione e correzione degli elaborati scritti adottate dalla Commissione nel concorso per Commissari di Polizia di Stato bandito negli ultimi anni. Come da lei osservato, nell'interogazi one rivolta al Governo, il numero degli idonei alla prova scritta è sempre uguale al numero dei posti messi a concorso, rendendo di fatto la prova orale una vera e propria farsa. inoltre, si è verificato che candidati classificatisi dopo i primi 400 nella prova preliminare dei quiz, e quindi non idonei ad essere ammessi alle successive prove, siano poi risultati vincitori del concorso!ad accrescere la frustrazione ed il malcontento di noi partecipanti vi è poi il mancato rispetto da parte dell'Amministra zione delle regole dettate in materia di procedimento amministrativo ed in particolare con riferimento al diritto di accesso agli atti.ed invero, secondo la disciplina dettata dalla legge 241/90 così come successivamente modificata, il diritto di accesso può essere differito solo qualora vi siano valide ragioni giustificatrici , le quali devono essere indicate dall' Amministrazione nel provvedimento di differimento. tutto questo non accade nella procedura concorsuale in esame,dal momento che gli addetti all'Ufficio concorsi continuano a differire l'accesso ai richiedenti senza indicare alcun valido motivo.affinchè non si perda fiducia in questo concorso, affinchè noi giovani studenti e studiosi possiamo continuare a credere nelle Istituzioni,le chiedo di far luce sulle "stranezze procedurali" spesso contrarie alla legge riscontrabili nel concorso de quo.
cordiali saluti"

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