sabato 27 aprile 2013

"L'obiettivo era costruire, costruire e soldi, soldi, al diavolo i resti umani"



11 settembre: ritrovato in un vicolo il carrello di uno dei Boeing 'assassini'

11 settembre ritrovato in un vicolo il carrello di uno dei Boeing  assassini
13:28 27 APR 2013

(AGI) - New York, 27 apr. - E' il carrello di un aereo il frammento di uno dei due Boeing 767 che si schiantarono contro le Torri Gemelle rinvenuto venerdi' a New York, piu' di 11 anni dopo le stragi dell'11 settembre. Il reperto lungo poco meno di due metri e' stato trovato in un vicolo largo 45 centimetri che separa il controverso centro islamico di Ground Zero da un altro edificio ed e' stato riconosciuto grazie alla scritta "Boeing" con un numero di serie. Gli esami che inizieranno con la rimozione del detrito, non prima di lunedi', permetteranno di appurare se il carrello appartenesse all'aereo della United Airlines o a quello della American Airlines.
La scoperta e' destinata ad alimentare le polemiche perche' e' avvenuta proprio alle spalle dell'edificio di Park Place in cui fu autorizzata la nascita di una moschea e a due isolati dalla Freedom Tower, destinata a prendere il posto delle Torri gemelle. "L'obiettivo era costruire, costruire e soldi, soldi, al diavolo i resti umani", ha commentato Sally Regenhard, la madre di un vigile del fuoco morto nei soccorsi l'11 settembre. Le famiglie delle vittime avrebbero preferito che si evitassero nuove costruzioni a Ground Zero e dintorni per facilitare le ricerche di detriti e resti umani legati alle stragi.
  La polizia stia cercando di capire come il carrello possa essere finito in quel vicoletto strettissimo e si interroga anche se possa esservi stato portato, considerando che il frammento era avvolto in una corda. Al momento, pero', ha riferito il capo della polizia di New York, Ray Kelly, prevale l'idea che vi sia finito proprio in seguito allo schianto contro le Torri gemelle. Resti umani e frammenti dagli aerei dell'11 settembre erano stati ritrovati anche mesi e anni dopo gli attacchi del 2001.
  L'ultima scoperta del detrito di un aereo era stata fatta in un tombino di Manhattan nel 2006. (AGI) .
 http://www.ilgiornale.it/news/esteri/ora-i-boeing-787-fanno-paura-stop-ai-voli-875819.html


venerdì 26 aprile 2013

Crollano fabbriche di tessuti per i brand europei: basta che costino poco...

... e chi se ne frega della vita degli operai. L'importante e' che il marchio italiano od europeo paghi pochi centesimi per abiti che poi rivendera' in Europa a centinaia (quando non migliaia) di Euro.
E se trovate il bollino "made in Italy"? Non vuol dire nulla: grazie al codice doganale europeo un impresario puo' importare un prodotto semifinito dal Bangladesh, aggiungerci due bottoni in Italia, e ha il diritto di scrivere "Made in Italy".


BANGLADESH
I morti del Rana Plaza erano ricattati dai datori di lavoro
di Nozrul Islam
Le autorità avevano dichiarato pericolante l’edificio di otto piani che ospitava cinque fabbriche tessili, un centro commerciale e una banca: il crollo ha causato 304 morti, 2mila feriti e 372 dispersi. Nel palazzo venivano prodotti indumenti di grandi catene, come l’inglese Primark.


Dhaka (AsiaNews) - Un palazzo dichiarato inagibile e migliaia di uomini e donne costretti dai loro datori ad andare comunque a lavorare "altrimenti non vi paghiamo": inizia così il dramma del Rana Plaza, edificio di otto piani a Savar, 30 chilometri da Dhaka (Bangladesh), collassato su se stesso due giorni fa, il 24 aprile. Finora i soccorritori hanno estratto dalle macerie 2.348 persone: 304 sono morte e 2044 ferite, ma vive. Solo oggi 74 persone sono state tirate fuori, ma vi sono ancora 372 dispersi. Tra questi anche due ragazze che avevano studiato alla Novara Technical School, la scuola tecnica fondata a Dinajpur dai missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime).
Il Rana Plaza ospitava cinque fabbriche tessili - fornitori per grandi catene di abbigliamento come l'inglese Primark -, un centro commerciale e una filiale bancaria della Bangladesh Rural Advancement Committee (Brac), una delle ong più grandi al mondo, attiva in 69mila villaggi del Paese con progetti di sviluppo agricolo, microcredito, scuole, ospedali e difesa dei diritti umani. La compagnia italiana Benetton, accusata in un primo momento di far produrre lì i propri vestiti, ha negato il proprio coinvolgimento con un comunicato stampa ufficiale.
Il 23 aprile, un giorno prima del crollo, alcuni ispettori avevano dichiarato il palazzo inagibile e pericolante, con profonde crepe ben visibili in tutti i muri. La struttura infatti è stata costruita in maniera illegale da un giovane imprenditore su uno stagno prosciugato in modo artificiale. Proprio la Brac è l'unica società a non aver registrato vittime: sapendo dell'inagibilità ha avvisato dipendenti e clienti di non andare a lavoro, e il 24 aprile è rimasta chiusa. Tutti gli altri proprietari hanno invece costretto il proprio personale, per lo più ragazzi e ragazze, minacciando: "Se non venite non vi pago gli arretrati"; "Se manchi un giorno te ne tolgo tre dalla paga".
Oggi, mentre esercito e polizia continuano a scavare tra le macerie e a far calare nelle voragini acqua e cibo per chi è ancora intrappolato, centinaia di persone impiegate nel settore hanno bloccato le strade principali, per chiedere maggiore sicurezza sul posto di lavoro. È una storia già vista, che si ripete senza - per il momento - alcun accenno a cambiare. Come nel caso della Tazreen Fashion, fabbrica distrutta da un incendio il 16 novembre 2012: nove piani, una sola uscita d'emergenza (sbarrata) che ha impedito la fuga dei lavoratori.
Asianews

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