venerdì 2 agosto 2013

"Buffoni!"

Nuovo tetto agli stipendi dei manager pubbliciMa cresce il numero di società escluse

Il taglio del 25% in vigore dal prossimo rinnovo. Ancora fuori Poste e Ferrovie, ora anche Eni, Enel e Finmeccanica

Il ministro dell’Economia Fabrizio SaccomanniIl ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni
Il governo aveva promesso una “correzione”, dopo il pasticcio della Camera. Ma dal Senato il tetto agli stipendi dei manager pubblici rischia di uscire ancora più debole. L’emendamento al decreto Fare depositato dall’esecutivo nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato prevede infatti un sistema “differenziato”, che distingue tra società non quotate controllate da società con titoli azionari quotati rispetto a quelle controllate da società emittenti altri strumenti finanziari. Il criterio adottato alla Camera, che aveva “salvato” le società che svolgono servizi di interesse generale come Sogei, Sogin, Poste, tutto il gruppo Fs, Anas, o le società pubbliche locali come Atac e Eur Spa, viene quindi cassato. Con la nuova formulazione però il tetto non si applicherebbe alle società controllate da una quotata, quindi tutte le realtà delle galassie Eni e Finmeccanica. E neppure a quelle che emettono titoli su mercati regolamentati, comprese le Poste e le Ferrovie. Di fatto una platea più ampia. AL PRIMO RINNOVO - Per le altre il tetto entrerebbe in vigore a partire dal primo rinnovo del consiglio di amministrazione: il compenso dei manager, si legge nel testo in discussione, «non può essere stabilito in misura superiore al 75% del trattamento economico complessivo del mandato antecedente». A meno che nei 12 mesi precedenti non siano già state adottate riduzioni“almeno pari” a quelle introdotte con la nuova norma. Per le società quotate capitolo a parte. Lì il tetto non si può imporre per legge quindi il testo prevede che venga sottoposta all’approvazione dell’assemblea degli azionisti una proposta in materia di remunerazione degli amministratori «conforme ai criteri richiamati», con l’obbligo per l’azionista di controllo pubblico di votare a favore.
NIENTE BONUS - La proposta di modifica prevede inoltre il divieto per tutte le società a controllo pubblico di corrispondere agli amministratori bonus, indennità o benefici economici di fine mandato. La disposizione pone anche l’obbligo per i manager con deleghe di riversare i compensi percepiti per incarichi in società controllate o partecipate. Ancora una volta però, sarebbero escluse quelle che emettono titoli quotati e le loro controllate. Sull’emendamento si dovranno ora esprimere le commissioni Il consenso dei partiti non è unanime: il gruppo di Scelta civica, per esempio, preferirebbe tornare al testo originario, precedente alle modifiche introdotte alla Camera.

http://www.corriere.it/economia/13_agosto_02/stipendi-manager-pubblici_fdb0741e-fb84-11e2-be12-dc930f513713.shtml

lunedì 29 luglio 2013

Nonostante legge e decenza: Bonaccorsi da Ataf ad Assessore. Attraverso Renzi

Bonaccorsi assessore, scoppia la polemica

Passaggio formale in consiglio per l'assegnazione delle deleghe al traffico all'ex-presidente Ataf. Grassi e De Zordo: “La legge non lo consente”

Bonaccorsi assessore, scoppia la polemica Firenze - Sotto i riflettori, l'assegnazione delle deleghe della mobilità e del traffico  formalizzata oggi in consiglio comunale dal sindaco Matteo Renzi in capo all'ex- presidente di Ataf,, il fedelissimo Filippo Bonaccorsi. Attaccano i consiglieri comunali Tommaso Grassi (Sel) e Ornella De Zordo (Perunaltracittà): “Con grande meraviglia abbiamo appreso che il sindaco Renzi ha assegnato le deleghe della mobilità e del traffico a Filippo Bonaccorsi, già Presidente, Consigliere delegato e Direttore generale di ATAF Spa – spiegano i consiglieri in una nota - questo malgrado la Legge vigente non lo consenta. Si tratta del Decreto Legislativo 39/2013 in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, emanata dal Governo Monti per rafforzare le norme anti-corruzione”.
Insomma, la questione secondo i due esponenti politici non è neppure  di lana caprina, anzi, è molto chiara: secondo la legge, Filippo Bonaccorsi, che fino ad agosto 2012 ha ricoperto il ruolo di Presidente dell’Ataf, partecipata dal Comune di Firenze all’80%, e successivamente, fino al 12 luglio scorso, la carica di Consigliere delegato e Direttore generale, non può essere eletto assessore comunale. Nulla quaestio, secondo Grassi e De Zordo, che accompagnano la nota con 3 delibere di pugno del Civit, ovvero Comitato Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche. Ebbene, come scrivono i due consiglieri, le delibere dovrebbero togliere di mezzo ogni dubbio che potrebbe riguardare l'eventuale “interpretazione” del dettato legislativo: “Se qualcuno dovesse affermare che la Legge va interpretata, può chiarirsi le idee leggendo le tre delibere del Civit , rispettivamente la 46, 47 e 48 del 2013, che inequivocabilmente sanciscono che la nuova disciplina è di immediata applicazione, e non è in questione né la retroattività della Legge né il differimento dell’entrata in vigore delle norme sulla incompatibilità. A conferma di questo ‘si deve rilevare come nella Legge delega sia prevista l’applicabilità delle disposizioni in tema di incompatibilità anche ad incarichi preesistenti”.
E dunque? Dunque, annunciano i due consiglieri, posto l'augurio che il sindaco, se pur informato “tardivamente della questione, torni sui propri passi e provveda a nominare un altro Assessore che non sia incompatibile con la carica, perché la Legge è uguale per tutti”, purtuttavia “sentiamo il dovere di rivolgerci alle Autorità competenti per segnalare e denunciare politicamente la libera applicazione delle norme che anche nel Comune di Firenze devono essere rispettate. Ci rivolgeremo quindi allo stesso  Comitato Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche, che può avviare le procedure per l’annullamento della nomina, al Ministero dell’Interno che ovviamente è predisposto al controllo della Legge da parte degli Enti Locali, al Prefetto che è l’autorità competente per lo Stato sul territorio, e infine alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica preventivamente per eventuali atti che dovessero esser firmati da un Assessore non legittimamente nominato”.

http://www.stamptoscana.it/articolo/politica/bonaccorsi-assessore-nomina-illegittima-per-grassi-e-de-zordo