sabato 4 maggio 2013

Il peggior criminale e' quello che si nasconde dietro le istituzioni


Non c'e' nulla di peggio del "vorrei essere potente" che, privo delle capacita' e dell'inventiva per essere tale, sfoga il proprio desiderio di sopruso (cosa diversa dal potere) inserendosi, parassita, all'interno dell'apparato statale, ed utilizzando le cariche che questo puo' dargli per compiere vessazioni, abusi, per scoprirsi quel poco che basta a colpire alle spalle chi pensa possa essergli d'ostacolo per bravura o solo per correttezza, salvo poi - in caso di bisogno- correre nuovamente a nascondersi dietro il vessillo della carica pubblica di servitore dello stato...
I grandi, veri, sono stati, nel bene o nel male, quelli che questo non hanno mai fatto.

1) Ci sono stati grandi imprenditori, che hanno rischiato per un'idea. E che spesso sono dovuti giungere ad accordi e mazzette con politici ed uscieri, a volte per sopravvivere, a volte per guadagnare di piu' in appalti truccati.

2) Ci sono, purtroppo, anche i "grandi" criminali, che hanno utilizzato la propria mente per costruire qualcosa, che hanno utilizzato -se vogliamo- ometti al potere, a proprio piacimento.
In uno scambio di favori. 

3) Poi, rarissimi, ci sono i grandi uomini, che  hanno svolto il proprio ruolo nelle istituzioni, non utilizzando le stesse per rimpiazzare le proprie inettitudini. I grandi uomini sono sempre stati in minoranza, abbandonati dalle istituzioni.

4)E, nella parte piu' grande del piazzale, i "vorrei essere potente". Spesso ammanicati, di media-scarsa intelligenza, di famiglia ben inserita. Li vedete passare, e nei loro occhi c'e' solo una stupida convinzione di superiorita. Ci credono, ed e' questo che fa paura...

5) Molti politici, si barcamenano fra il proprio compito e la necessita' di giungere a compromessi. Spesso pero' vanno oltre e fanno favori per il proprio interesse e basta.

Eppure, a molti sono proprio quelli sotto il numero 3 a fare paura. Perche' non si vendono per una promozione (leggi nr.4), non sono stigmatizzabili  quando diventano troppo importanti (2) e neppure pratica l'arte del saper vivere bene (5).


Quando il neo sottosegretario Miccichè riteneva Falcone e Borsellino figure non positive

Quando il neo sottosegretario Miccichè riteneva Falcone e Borsellino figure non positive-Redazione- -3 maggio 2013- Una posizione chiave, quella che s'è visto affidare il leader di Grande Sud, Gianfranco Miccichè. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Pubblica Amministrazione, un incarico importante e dalle grandi responsabilità.
Sorvolando sul trascorso giudiziario abbastanza turbolento del politico siciliano, implicato in una vicenda di droga ai tempi in cui, sotto l'ala di Berlusconi, si trovava al Tesoro, e glissando riguardo la facilità con cui ha, negli anni, cambiato più volte bandiera in un rapporto d'amore-odio con il Cavaliere, basterebbe soffermarsi sulla sua dichiarazione dello scorso settembre, legata all'intitolazione dell'aeroporto palermitano a Falcone e Borsellino.
Era ancora candidato alla presidenza della Sicilia, quando venne intervistato da Sky Tg24, e espresse i suoi dubbi in merito alla decisione di dedicare lo scalo siciliano ai due giudici uccisi da Cosa Nostra. Per Miccichè, infattti, s'era trattato di un “errore”.
Secondo il neosottosegrario, era sbagliato presentarsi “ai tanti turisti che accoglie la Sicilia con il sangue di una delle più profonde e, ancora non sanate, ferite della nostra terra”. Insomma, una questione di marketing, che si sarebb
e potuta risolvere eliminando i nomi dei due eroi antimafia e sostituendoli con altri: “Archimede o altre figure della scienza, figure positive”. Come a dire, praticamente, che i due magistrati non lo erano.

da ArticoloTre

Quanti degli uomini di stato che parlando oggi di Falcone e Borsellino meritano anche solo un frammento del rispetto dovuto ai due magistrati. E quanti sono solamente, nella migliore delle ipotesi,  opportunisti che utilizzano cariche e poteri di stato per i propri interessi personali?

"La macchina di Falcone
monumento al tribunale"

Parte da Agrigento la petizione inviata al presidente Napolitano per chiedere che la Croma a bordo della quale perse la vita il giudice nella strage di Capaci venga riportata a Palermo e sistemata in una teca davanti al palazzo di giustizia.
di FABIO RUSSELLO

Riportare a Palermo la Fiat Croma sulla quale viaggiava Giovanni Falcone il 23 maggio del 1992 e sistemarla come un monumento in piazza Vittorio Emanuele Orlando davanti il Tribunale. L'iniziativa è di un gruppo di agrigentini che ha inviato una petizione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per dare seguito alla proposta. L'auto oggi si trova custodita in una teca di uno dei cortili della Scuola di Polizia Penitenziaria a Roma. "Abbiamo anche aperto un sito - hanno spiegato
Alessandro Cacciato, Ciro Fuschino, Carmelo Ferrara e Gaetano Giordano, i promotori dell'iniziativa  - www. piazzaorlando. it dove si può aderire alla proposta.  Abbiamo lanciato la proposta in vista del 21° anniversario della strage dove persero la vita oltre che Giovanni Falcone, anche la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Speriamo che la nostra proposta sia condivisa dai vertici delle Istituzioni perché secondo noi l'auto di Falcone può diventare un monumento positivo al coraggio di chi lotta contro la mafia. I promotori hanno realizzato anche uno spazio su facebook dove è possibile far pubblicare una foto con il cartello «io sono d'accordo» che è scaricabile direttamente dal sito www. piazzaorlando. it.

Da La Repubblica

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giovedì 2 maggio 2013

" (ricche) poltrone da coprire": le nomine notturne dell'italietta che (non) cambia


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Dal posto di capo della polizia (che adesso dovrebbe fruttare 36000 euri NETTI al MESE) congelato causa battibecchi, alle varie prebende e assunzioni pilotate. 
Guerre, guerricciole, sottosottosegretarie e nomine sottobanco?
"Io nomino questo sottocapo di gabinetto qua... se tu nomini quello segretario speciale la'. Io controllo questo, tu controlli quello"
Sembra un triste gioco di figurine, a spese -ancora una volta- degli italiani che, ancora una volta fessi, hanno dato fiducia...
Accordi incrociati, riunioni notturne e straordinarie. Sono davvero un tentativo eroico del cavaliere senza macchia e senza paura di risanare l'Italia, come dicono i giornali?
Oppure, dicono i piu' cattivi, sono i soliti sistemucci per mettere gli altri davanti ai fatti compiuti: piazzati sponsor, loro amici e parenti, piu' o meno inetti?

Ecco un ritratto contemporaneo di quell'italietta politica che non cambia---


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"il presidente del consiglio stringe i tempi per completare la squadra

Convocato a sorpresa Consiglio dei ministri
Si decidono viceministri e sottosegretari

Riunione a sorpresa convocata in serata: poi l'elenco dei nomi

Enrico Letta (LaPresse)Enrico Letta (LaPresse)
Il premier Enrico Letta ha convocato a sorpresa un Consiglio dei ministri nella serata di giovedì per nominare dieci viceministri e 30 sottosegretari. Una riunione durata poco più di 15 minuti: iniziata alle 21.45 è terminata alle 22.02. Al termine nel sito del governo sono stati pubblicati i 40 nuovi nomi che entrano a far parte dell'esecutivo Letta. PROBLEMI - Lunghe trattative tra le forze politiche durante tutta la giornata di giovedì per arrivare all'elenco dei nomi. La richiesta iniziale dei partiti era quella di procedere a 68 componenti in tutto, ma c'era stato subito lo stop del premier che in un primo momento aveva abbassato l'asticella a 40. Ma durante le trattative era già nell'aria che il numero poteva scendere ulteriormente, proprio perchè il presidente del Consiglio aveva chiesto una compagine snella. E allora la divisione prevedeva 18 sottosegretari al Pd, 13 al Pdl e 4-5 a Scelta civica. A Scelta civica erano stati offerti solo 3 posti, proprio perchè il criterio iniziale era legato alla rappresentanza parlamentare e non al risultato elettorale. E la partita, riferivano fonti parlamentari, si era parzialmente sbloccata nel primo pomeriggio dopo vari incontri di maggioranza.
LA LINEA DI ARCORE - Per quanto riguardava le posizioni del Pdl, sono stati decisivi i colloqui che Silvio Berlusconi ha avuto nella gioranta ad Arcore. Il Cavaliere ha visto, tra gli altri, l'ex ministro Paolo Romani e l'ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che veniva data al Welfare. Le ipotesi vedevano al Pld anche due viceministri, al Lavoro e all'Economia, mentre un altro viceministro del centrodestra poteva entrare al dicastero dello Sviluppo. Per via xx settembre circolavano, per il Pdl, i nomi di Luigi Casero e Alberto Giorgetti ma anche di Daniela Santanchè e Mara Carfagna. Tornado all'elenco dei sottosegretari targati Pdl, erano in lista Micaela Biancofiore agli Esteri, Maurizio Paniz alla Giustizia e il senatore Bernabò Bocca allo Sviluppo con la delega al turismo. Tra i viceministri c'erano voci anche sugli ex ministri del governo Monti Giarda e Catricalà.
ALTRE NOMINE - La giornata è stata caratterizzata da voci di dissensi tra i partiti anche su altri poltrone da coprire. Il premier Enirco Letta infatti aveva chiesto al ministro dell'Interno Angelino Alfano di nominare Franco Gabrielli nuovo capo della polizia durante il Consiglio dei ministri di giovedì sera. Il segretario del Pdl avrebbe dato l'ok, provocando dure prese di posizioni dall'ala dura del partito, visto che l'ex Capo della Protezione civile viene ritenuto come un esponente non certamente legato al Pdl. Reazioni che hanno congelato, al momento, la nomina di Gabrielli.

Text: Corsera

Pictures credits:
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mercoledì 1 maggio 2013

Forse i politici hanno paura? Ma i privilegi non si toccano

Ebbene si':
l'auto blu,
gli stipendi faraonici,
la possibilita' di piazzare amici e parenti...
insomma, tutti i simboli piu' infantili del potere (perche' il potere serio sta altrove, anche in politica, signori), i nostri politici li tengono stretti.
Piu' forte e' la voglia di essi che la paura.
Incredibile, eh?
Leggiamo il sequel di ottuse banalita' polverose sparate dalla coppia BG:

Boldrini: emergenza rende vittime carnefici

La presidente della Camera fa riferimento all'attentato
«La disperazione prende le forme della violenza»

Laura Boldrini (Ansa)Laura Boldrini (Ansa)
«L'emergenza lavoro» fa sì che «la vittima diventi carnefice, come purtroppo è successo nei giorni scorsi davanti a Palazzo Chigi»: è quanto dice la presidente della Camera, Laura Boldrini, in visita per il Primo Maggio a Portella delle Ginestre, in Sicilia, dove proprio in questo giorno, nel 1947, si consumò la strage che porto alla morte di undici persone. «LAVORO, EMERGENZA NAZIONALE»- Il riferimento del presidente a quanto accaduto davanti a Palazzo Chigi, la sparatoria con cui Luigi Preiti ha ferito due carabinieri, è evidente. La Boldrini ribadisce che «non è accettabile l'indifferenza all'emergenza nazionale, che è il lavoro. Una situazione in cui gli adulti lo perdono, i giovani perdono la speranza di trovarlo. La disperazione si diffonde e prende troppe volte la forma della violenza».
«DI LAVORO NON SI DEVE MORIRE»- Per questo, aggiunge, «dal governo, che è nella pienezza dei propri poteri, si attendono risposte tempestive. Bisogna restituire dignità al lavoro. E di lavoro non si deve morire: è inaccettabile la frequenza degli incidenti sul lavoro e non solo in Italia», conclude, facendo riferimento al recente incidente avvenuto in Bangladesh dove hanno perso la vita tanti lavoratori «che producevano abbigliamento per le griffe del mondo ricco». E allora, secondo Boldrini «questo primo maggio è la festa per la dignità che il lavoro deve ancora vedersi riconoscere».
GRASSO: «RISPOSTE CONCRETE ED EFFICACI» -rAnche il presidente del Senato, Pietro Grasso, interviene sul tema del lavoro: «Il governo che ieri - dice l'ex magistrato- ha ottenuto la fiducia anche in Senato dovrà affrontare il tema del lavoro con rapidità e dando risposte concrete ed efficaci». Aggiungendo di esser «certo che lo farà. Il Paese ne ha bisogno e non può accettare ulteriori ritardi».

http://www.corriere.it/politica/13_maggio_01/boldrini-emergenza-lavoro-primo-maggio_c36e8474-b239-11e2-876c-e00ef3e168b7.shtml

Insomma, siamo a livello di:

 Pelle grassa
Comedoni, brufoletti, aspetto untuoso e pori dilatati, sono solo alcuni dei caratteri distintivi della pelle grassa. Si tratta di un inestetismo molto diffuso, talmente sentito dalla popolazione da essere considerato un vero e proprio insulto (attentato ndb) alla bellezza

 Pelle grassa

http://www.my-personaltrainer.it/bellezza/pelle-grassa.html


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domenica 28 aprile 2013

Voleva sparare ai politici... Ma questi erano troppo impegnati nello spartirsi poltrone e resti.

Il pm: “Voleva sparare ai politici. Non è un pazzo”

 

Leggiamo in combinazione queste due notizie:


1) «È un uomo disperato», sottolineano i magistrati. Perché è disoccupato, separato e «da qualche mese - ha riferito - non riesco più a incontrare mio figlio», che ha 10 anni... «Volevo colpire i politici - ha spiegato - perché non ci aiutano, siamo nei guai e loro non fanno nulla». Ma quando ha capito che non ce l'avrebbe fatta, ha puntato la pistola contro i carabinieri. E ha sparato. Davanti ai pm l'attentatore si è dimostrato pentito: «Non volevo che finisse così, non odio nessuno». E forse pensando al dolore provocato, ha versato anche qualche lacrima. Poi ha rivelato: «Mi sarei voluto uccidere». Invece i colpi in canna erano finiti e i militari presenti davanti a Palazzo Chigi l'hanno fermato. Quando l'interrogatorio è giunto alle battute finali, Preiti ha chiesto ai pm se avrebbe dovuto avvisare la famiglia. Ma ha subito ha cambiato idea: «Ma no, tanto non importa a nessuno di me».

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_aprile_28/spari-palazzo-chigi-attentatore-confessa-212881126367.shtml

E i politici, hanno capito? Si sentono in colpa, almeno, per i  militari feriti? 

Ovviamente no. Mentre l'Italia annaspa, non gliene frega nulla. Continuano a scannarsi per un posto di potere. Se non ministro. Sottosegretario.


2) L'ex ministro delle Pari opportunità si aspettava un riconoscimento. Aperta la partita dei sottosegretari... 

http://news.leonardo.it/wp-content/uploads/2013/01/infophoto_2013-01-09_133038727_high_20_01_2012_SC_785555.jpg

Celare la delusione non è facile. Puoi sempre prendere il guinzaglio e portare il labrador al parco, facendo finta di niente (Massimo D'Alema). Puoi sperare di rientrare nel giro dei sottosegretari (Francesco Nitto Palma)...
Onorevole Fassina, un ministero per lei sembrava sicuro fino a pochi minuti fa... (Stefano Fassina, ancora alle 15.30, tra i giovani turchi del Pd sembrava quello che, con maggior probabilità, potesse esser stato scelto da Enrico Letta per la sua squadra).
«Mhmmm... e allora?».
È dispiaciuto?
«Mhmmm...».
È amareggiato?
«Senta, guardi, la ringrazio per la telefonata... Però, no, davvero... sul serio... preferirei non commentare la situazione che si è creata».
La politica è così. Sei dentro o sei fuori nel volgere di un niente. Certo Renato Brunetta ha mollato solo quando gli hanno detto che Letta stava salendo al Quirinale, e il suo nome, sul foglietto che aveva in tasca, non c'era. Brunetta ci è rimasto non male, ma malissimo. Silvio Berlusconi, a lungo, si è molto speso per lui. Addirittura, venerdì pomeriggio, era girata la voce che, pur di trovargli un posto, si stesse ipotizzando uno «spacchettamento» dell'Economia tra Tesoro e Finanze, con lui, Brunetta, destinato a quest'ultimo (e con Fassina, magari, in uno slancio di fantasia, al Tesoro).
Pensando al ministero dell'Economia occorre registrare anche altre candidature. La notizia che Berlusconi potesse aver posto un veto su Saccomanni arrivando ad autocandidarsi, aveva fatto mettere in preallarme almeno un paio di supertecnici, come Pier Carlo Padoan e Salvatore Rossi, più un autorevole personaggio che, nel giro di quindici giorni, si è ritrovato candidato praticamente, e inutilmente, a tutto: Giuliano Amato.
Prima indicato come probabile erede di Giorgio Napolitano; poi come possibile premier incaricato. E invece niente, solo un mucchio di titoli di giornale sprecati (il più banale è stato anche il più frequente e, forse, fatale: «Il ritorno del Dottor Sottile»). Altri titoli sprecati per Massimo D'Alema, che non pochi osservatori - non casualmente confortati da deputati di stretta osservanza dalemiana - descrivevano come estremamente interessato, diciamo così, a un ritorno alla Farnesina.
Mario Monti, alla Farnesina, ci ha pensato il tempo necessario per capire che sarebbe stato un sogno irrealizzabile: così, con ammirevole tempismo, l'altra sera è andato alla trasmissione Otto e Mezzo e ha annunciato il proprio passo indietro, invitando anche gli altri nomi eccellenti della politica italiana a fare altrettanto. Non è possibile stabilire quanti abbiano seguito il suo consiglio. Alcuni, infatti, hanno taciuto fino all'ultimo: come Michele Vietti e come Franco Gallo, entrambi interessati alla poltrona di Grazia e Giustizia.
Che poi, in certe situazioni, ognuno agisce secondo istinto. Per dire: il gruppetto dei parlamentari più vicini a Letta (Francesco Boccia, Alessia Mosca, Marco Meloni e Paola De Micheli) cresciuti alla sua scuola - equilibrio, misura, riservatezza - hanno taciuto come se la composizione della squadra di governo fosse una questione che non li riguardasse (eppure, sui siti online dei giornali, la De Micheli a un certo punto è stata inserita quasi d'ufficio nell'elenco dei probabili ministri).
Mara Carfagna, invece, no. Ad alcuni suoi colleghi del Pdl, negli ultimi due giorni, ha spiegato di aspettarsi un riconoscimento per il buon lavoro svolto alle Pari opportunità nell'ultimo governo Berlusconi. Delusa parecchio lei, e delusa tantissimo anche la Gelmini, che pure sperava in un altro giro di governo (anche se non alla Pubblica istruzione).
Naturalmente, parlare di delusione per Anna Maria Bernini è puro eufemismo. Numerosi giornali, ieri mattina, la davano come uno dei pochi ministri ripescabili dalla stagione berlusconiana. E non solo: a mezzogiorno, sembrava lei l'unica donna del Pdl certa di essere stata presa in considerazione da Letta.
Molto più rilassate le ultime ore di Paolo Romani e Daniela Santanchè. Che avevano capito quanto ormai fosse divenuto esercizio di impossibile acrobazia un loro inserimento nei ranghi dell'esecutivo. Realmente disinteressato alle voci che lo avvicinavano alla Difesa, Renato Schifani. Franco Frattini, un'ideuzza, al contrario, sembrava avercela fatta (ma non andate a dirgli che su di lui, durissimo, c'era il veto proprio dei suoi ex compagni di partito).
Chiaro che se si dovesse fare l'elenco di tutti i possibili candidati girati per questo o quel ministero servirebbero due pagine di giornale (Chiamparino, Ilaria Borletti Buitoni, Epifani...). E ne servirebbero venti se adesso si dovessero inseguire le voci sui possibili sottosegretari.
Sappiate però che in molti non lo considerano affatto un incarico di consolazione. Sappiate che molti sono già davvero in fila. Sappiate ciò che loro sanno: un abile sottosegretario può essere più potente di un bravo ministro. 

http://www.corriere.it/politica/13_aprile_28/fassina-carfagna-delusi_aba47e36-afcb-11e2-9916-33bf7b5011d8.shtml



Forza politici, che ancora non avete capito NULLA!