Riportiamo un articolo da dagospia (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/se-questo-e-lo-stato-la-camorra-campera-mille-anni-i-dialoghi-tra-gli-49095.htm)
SE QUESTO E’ LO STATO, LA CAMORRA CAMPERA’ MILLE ANNI - I DIALOGHI
TRA GLI ARRESTATI NELL’INCHIESTA POLIZIA-FINMECCANICA - FIORIOLLI, IZZO,
IURATO: QUESTORI E PREFETTI PENSAVANO SOLO A SPARTIRSI I MILIONI DEGLI
APPALTI DESTINATI A RAFFORZARE IL CONTRASTO AI CLAN - IN MANETTE ANCHE
L’IMPRENDITORE INTINI, MOLTO VICINO A D’ALEMA E AL PD - DALLE
INTERCETTAZIONI SPUNTANO I NOMI DI DI PIETRO, MINNITI E ANNA
FINOCCHIARO…
1 - POLIZIA-FINMECCANICA TENGONO "IL PORCO PER LE ORECCHIE"
Antonio Massari e Valeria Pacelli
A Napoli - dove, solo per fare un esempio, è in corso l'ennesima,
sanguinosa faida di Scampia - il sistema di video-sorveglianza,
aggiudicato da anni, non è funzionante. E il Cen di Capodimonte, che
avrebbe dovuto garantire "l'analisi delle informazioni tra le diverse
forze di Polizia nel contrasto al crimine organizzato sull'intera
provincia", non è operativo, nonostante i lavori dovessero terminare nel
maggio 2010.
E - se non bastasse - la Pubblica amministrazione non ha chiesto
alcuna penale, per i gravi ritardi, nonostante la procedura d'urgenza.
Eppure: era proprio la procedura d'urgenza il grimaldello che usava la
cricca del ministero dell'Interno, secondo l'accusa, per favorire le
aziende del gruppo Finmeccanica. Gli atti della Procura di Napoli sono
agghiaccianti: a delinquere, negli appalti destinati a contrastare la
Camorra, erano uomini di Stato, come l'ex vicecapo della Polizia Nicola
Izzo, il prefetto Giovanna Iurato, l'ex questore di Napoli Oscar
Fioriolli e l'ex provveditore ai lavori pubblici di Campania e Molise
Mario Mautone.
APPALTI TRUCCATI GLI INDAGATI FRANCESCO SUBBIONI OSCAR FIORIOLLI GUIDO NESTA IN UNA FOTO ALLEGATA ALLORDINANZA
LA RETATA
Sono otto le misure cautelari per l'inchiesta
sull'appalto per il Cen, il centro di elaborazione dati della Polizia,
tra i quali i due manager della Elsag (Finmeccanica) Carlo Gualdaroni e
Francesco Subbioni, l'ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e
Molise Mario Mautone, il "mediatore" Lucio Gentile. Ai domiciliari il
prefetto Oscar Fioriolli - ex questore di Genova e Napoli e anche
superdirigente del Viminale -, il consigliere di Elsag-Datamat Guido
Nasta, il responsabile campano della società Luigi De Simone,
l'imprenditore pugliese Enrico Intini. Tra gli indagati, interdetti dai
pubblici uffici, anche i prefetti Nicola Izzo e Giovanna Iurato.
OBIETTIVO MONOPOLIO
Accuse di associazione per delinquere,
corruzione, abuso di ufficio, turbativa d'asta, frode in pubbliche
forniture, rivelazione del segreto d'ufficio e falso. L'indagine - del
procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e del capo della Procura di
Napoli, Giovanni Colangelo - ha scoperto irregolarità negli affidamenti
degli appalti, per il pacchetto sicurezza, a società del gruppo
Finmeccanica. Come l'appalto per il Cen. Valore: 37 milioni di euro.
E non è l'unico. I lavori nel mirino degli inquirenti sono sette:
videosorveglianza del Comune di Napoli; ristrutturazione del
commissariato di polizia Decumani; sistema integrato di
videosorveglianza di Comuni vesuviani e nei quartieri napoletani di
Forcella, Poggioreale, Ponticelli e Decumani; Si-ma (monitoraggio
ambientale e videosorveglianza) dell'agro acerrano-nolano;
videosorveglianza del territorio tra il quartiere di San Giovanni a
Teduccio e Castellammare di Stabia. Lavori affidati ad aziende di
Finmeccanica che, stando agli atti dell'accusa, aveva elaborato un piano
preciso agevolato da alti funzionari dello Stato: conquistare il
monopolio del mercato. Finmeccanica voleva l'intera torta: anche la
costruzione della Cittadella della Giustizia a Napoli.
"CONDIVIDIAMO TUTTO"
"Abbiamo il porco per le orecchie" dice Luigi
De Simone, responsabile Elsag per la Campania, parlando con Francesco
Subbioni, ad di Electron Italia. E aggiunge: "Entriamo con i piedi nel
piatto in modo ancora più pesante, perché abbiamo il tempo di fargli
capire un po' noi cosa sappiamo fare". Un'intercettazione che spiega,
secondo il gip Claudia Picciotti, "la visione unitaria del gruppo in
relazione agli appalti relativi alla sicurezza".
OSCAR FIORIOLLI
Che la Elsag avesse il "porco per le orecchie", secondo l'accusa, è
dimostrato da un fatto: una fattura del 30 gennaio 2008, sequestrata
dagli inquirenti, riguarda un macchinario definito "fornitura Cen
Napoli". La Elsag ha quindi già investito 700mila euro per una gara "che
sarebbe partita ben oltre un anno dopo, di cui formalmente non avrebbe
dovuto conoscere nulla e alla quale non avrebbe potuto immaginare di
essere invitata".
Gli inquirenti sono certi, però, che l'individuazione della Elsag,
ben prima della pubblicazione del bando, incontrava la "volontà dei
vertici ministeriali (Izzo e Iurato) su espressa indicazione dei vertici
Finmeccanica". La gara non è corretta, perché nasce di fatto un
cartello, violando la norma che prevede almeno cinque concorrenti.
Dopo il primo interrogatorio in Procura, la Iurato parla al telefono
con Izzo, ed è un dialogo che il gip definisce drammatico: "Hanno
contestato la violazione della norma...", dice Iurato, "Io gli ho detto
che siamo andati là d'accordo tutti", continua, spiegando così, a Izzo,
che non può defilarsi dalle sue responsabilità.
"Nessuno più di te conosce questa materia, tutti noi altri siamo
degli avventizi quando tu parli possiamo dire ‘ah, va bene lo hai detto
tu, si fa così'", le risponde Izzo. "No", contesta la Iurato, "però
tutto quello che facevamo lo condividevamo". Il mondo politico, in
particolare quello del centrosinistra, viene spesso citato nelle
intercettazioni.
"A DI PIETRO RICORDA I FAVORI AL FIGLIO"
La Iurato ricorda a suo
marito l'intervento a sua difesa, dopo l'interrogatorio a Napoli,
manifestato da Anna Finocchiaro sul Corriere della Sera: "Ha detto: ‘Ci
metto la mano sul fuoco, sono un'amica e la conosco da sempre e, niente
ha fatto una ventina di righe, sul Corriere". A Marco Minniti invece -
ex sottosegretario e viceministro - intendono rivolgersi due manager di
Elsag, Subbione e De Simone, per ottenere il trasferimento del Cen a
Napoli. E in caso di esito negativo, puntano a un altro esponente del
Pd, Luigi De Sena, responsabile dei Pon Sicurezza e poi prefetto di
Reggio Calabria.
MARIO MAUTONE
"Posso procurare un appuntamento con il sottosegretario Minniti, ci
può servire?", dice Subbione a De Simone, che gi risponde: "Senti invece
il fatto del Cen, quel trasferimento, che bisognava parlare con De
Sena". E quando l'importante uomo cerniera Mauro Mautone, provveditore
ai lavori pubblici, teme un trasferimento, immagina, con sua moglie, di
ricattare il leader dell'Idv, Antonio di Pietro, all'epoca ministro,
ricordandogli "i favori che aveva fatto, al figlio Cristiano,
‘accettando' le sue segnalazioni: ‘buttala sul ricatto del figlio'", gli
dice la moglie, "è l'unico sistema".
Un uomo prezioso per la sua funzione, Mautone, come dimostra
quest'altra intercettazione con l'onorevole Gennaro Coronella (Pdl):
"Parlai con Nicola Cosentino e Mario Landolfi - dice Coronella a
Mautone, discutendo di una sua eventuale candidatura - e lui disse: "Ma
come, uno ce ne abbiamo che un domani possiamo dire vai a fare il
direttore generale di tutti i direttori generali e lo candidiamo? Mario
tu ci servi a Roma, sei più importante nel ruolo che stai facendo".
GIANPI TARANTINI, BERLUSCONI E IL PD
Oltre all'appoggio di
Mautone, la "cricca" poteva contare su quello dell'ex questore di Napoli
Oscar Fioriolli, molto amici tra loro. Tanto che Mautone arriva a
chiedergli per telefono - senza incontrare resistenza - che l'episodio
della rapina di un telefonino, commesso dal figlio, non fosse inserito
negli archivi di polizia. L'inserimento avverrà due giorni dopo. Il
manager Lucio Gentile può invece dirgli: "A me interessava far parte del
giro!".
E Fioriolli, del "giro", pare un garante: s'informa per la
realizzazione dell'appalto della "Cittadella della giustizia", parlando
con Gentile, che nel frattempo ha coinvolto l'imprenditore pugliese
(molto vicino a d'Alema e al Pd) Enrico Intini e sull'acquisto dei
terreni dice: "Per avere le cose al 100%, bisogna che la Fintecna
dichiari che non gli interessa e lo metta per iscritto. Il vicesindaco
che non li vende i terreni". E Gentile gli risponde: "Lui troverà un
accordo per vie politiche. Faranno una joint venture".
GIOVANNA IURATO
Fioriolli sarà trasferito e per la cricca sarà una grave perdita. I
pm scoprono che Intini - che è l'imprenditore di riferimento di
Finmeccanica - nel frattempo s'accorda con Gianpi Tarantini per altri
affari: "Aveva un grosso interesse nella realizzazione di caserme e
carceri - dice Tarantini ai pm - e che alcuni progetti voleva proporli a
Berlusconi".
E ancora, sugli affari che Tarantini intendeva chiudere, in
Finmeccanica, con Intini: "Sapendo che Intini era legato al Pd, temendo
di suscitare la disapprovazione di Berlusconi, volli soprattutto sondare
le sue reazioni di fronte al nome dell'imprenditore: Berlusconi non
oppose alcuna remora a quel mio progetto e a quel nome".
2 - LA PARABOLA DELL'EX N° 2 DI MANGANELLI
Dal "Fatto quotidiano"
- L'ex numero 2 della Polizia di Stato, vice di Antonio Manganelli, il
prefetto Nicola Izzo aveva già rassegnato le dimissioni all'inizio del
novembre scorso. In un primo momento respinte dal ministro Annamaria
Cancellieri, ma poi confermate dallo stesso Izzo. Per i pm napoletani
Izzo sarebbe coinvolto in una turbativa d'asta per la fornitura di
apparecchiature elettroniche al Cen (centro elaborazione dati
nazionale): l'ex vice capo della Polizia avrebbe commesso reati nel
ruolo di autorità di gestione dei fondi "pon (programma operativo
nazionale) sicurezza". Per lui subito l'interdizione dai pubblici
uffici.
3-«PROVINI NEL NAPOLI E POSTI BARCA IN CAMBIO DI APPALTI»
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Nel «sistema Finmeccanica» gli appalti del Viminale erano obiettivo
prezioso. E per aggiudicarseli i responsabili delle aziende avevano
creato una vera e propria «rete» di prefetti, generali e uomini dei
servizi segreti. Sono gli accertamenti della magistratura di Napoli e
della Guardia di Finanza a svelare quanto fitta fosse questa trama e
soprattutto quali uomini ne facessero parte.
CRISTIANO DI PIETRO
L'inchiesta arriva così al vertice della polizia con la richiesta di
interdizione per l'ex capo Nicola Izzo - che si è dimesso a dicembre
dopo le accuse del «corvo» sulla gestione dei lavori - e gli arresti
domiciliari per l'ex questore di Napoli Oscar Fioriolli. Interdizione
viene sollecitata anche per l'ex prefetto de L'Aquila Giovanna Iurato,
mentre in carcere vengono portati l'amministratore delegato di Elsag
Datamag Carlo Gualdaroni e quello della Electron Italia Francesco
Subbioni, oltre all'ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e
Molise Mario Mautone.
Custodia cautelare a casa pure per l'imprenditore pugliese Enrico
Intini. Figura centrale è Lucio Gentile, mediatore di affari che grazie
alla sua amicizia con lo stesso Fioriolli e con alti gradi di
carabinieri e Finanza, riusciva ad avere in anticipo i bandi di gara e
dunque a favorire le società controllate dalla holding. Il boccone più
ghiotto era certamente la «cittadella della polizia» che doveva essere
creata a Napoli, ma alla fine altre commesse erano state ottenute a
Caserta, in Puglia e Sicilia. Per questo è scattato il sequestro
preventivo di oltre cinquanta milioni di euro presso le aziende del
Gruppo.
CAMORRA jpegIZZO E IL «PATTO PREVENTIVO»
Per
ricostruire la storia della cittadella e del Cen, il Centro
Elaborazioni Nazionali, che doveva diventare il cuore del sistema
informatico e di videosorveglianza, i magistrati interrogano i
responsabili delle società interessate ai lavori e i funzionari dello
Stato. È Anna Smilari, il direttore del progetto, a svelare come fosse
stato proprio Izzo, «a convocarmi nel suo ufficio alla presenza del
prefetto Iurato e del dottor Saporito (il viceprefetto che fu coinvolto
nelle indagini e nel marzo del 2011 si è suicidato sparandosi un colpo
di pistola, ndr) per scegliere le ditte da invitare alla gara. Quando
alla fine è stata individuata la rosa finale io però non sono stata
informata, credo che sia stata compiuta da Izzo e Iurato perché fu
proprio lei a dirmi che le scelte erano state fatte dall'alto».
È la Elsag ad aggiudicarsi l'appalto e il giudice sottolinea come
l'assegnazione sia avvenuta «in epoca antecedente alla pubblicazione del
bando, convergendo sulla stessa volontà dei vertici ministeriali (Izzo e
Iurato) su espressa indicazione dei vertici di Finmeccanica».
Il 31 maggio 2010 Iurato viene convocata a Napoli come testimone e
poi indagata. Appena esce dalla procura contatta il capo di gabinetto
del Viminale Giuseppe Procacciani. Cerca conforto. Lui tenta di
rassicurarla sul piano personale ma aggiunge: «Può darsi che c'è stato
il malaffare che tu non vedi, non hai visto e magari ci sta veramente,
tu che ne sai?». La mattina dopo la donna viene invece chiamata al
telefono da Izzo.
CAMORRA jpeg
Izzo: «Giovannella come stai?».
Iurato: «Uhm bene. Stamattina mi
ha chiamato il capo verso le nove per "per esprimermi solidarietà e
vicinanza", così ha detto. Ieri sera invece per dire che aveva parlato
con il ministro. Poi ti dico, la linea è sempre la stessa...».
I due discutono dell'interrogatorio e i magistrati sospettano che stiano cercando un accordo.
Izzo:
«Io stamattina dicevo che se non li hai convinti tu non li può
convincere nessuno, perché nessuno conosce questa materia più di te, noi
siamo avventizi...».
Iurato: «No, però tutto quello che facevamo lo
condividevamo... Siccome tu dicevi di andare avanti, naturalmente quella
era la strada per non perdere i soldi. Era solo quella la strada, non è
che ce n'erano altre».
Izzo: «Gianna, sicuramente era quella la
strada, sicuramente quella era la strada legale perché non è che abbiamo
detto facciamolo perché era una strada illegale».
POSTI BARCA E FIGLI ASSUNTI
Nella sua ordinanza il giudice
evidenzia «le condotte criminali lucidamente pianificate e tenacemente
organizzate che hanno creato un vulnus irreparabile alla libertà di
iniziativa economica e di impresa» e «lo sperpero di milioni di fondi
pubblici destinati a importanti opere che avrebbero consentito di
contrastare il crimine», compiuti proprio da chi aveva il compito
istituzionale di occuparsi della sicurezza dei cittadini.
Facevano affari i componenti del gruppo e intanto si scambiavano
decine di favori. Scrive il gip: «Da parte sua era ben disposto a
ricambiare e non mancava di attivarsi anche per le esigenze più minute
di tutti i suoi amici, dal posto barca presso il porticciolo di Capri
alla "raccomandazione" presso il "calcio Napoli" del figlio di un amico
di Gentile che doveva effettuare un provino presso quella società
sportiva».
GLI SPONSOR POLITICI
La necessità di avere uno sponsor per essere
coinvolti nella rete viene confermata da Gianpolo Tarantini,
l'imprenditore pugliese diventato famoso per aver portato le donne alle
feste di Berlusconi, che trattò con Intini un suo possibile
coinvolgimento negli affari della holding, ma anche nella Protezione
Civile e per questo è stato interrogato come testimone a Napoli.
Dichiara Tarantini a verbale: «Dopo che Berlusconi aveva parlato con
Bertolaso e questa circostanza era nota all'interno di Finmeccanica, se
Intini avesse rotto il rapporto con me io non avrei esitato a parlarne
con Berlusconi e chiedergli di avvertire Bertolaso affinché avvertisse
Finmeccanica per indurre i vertici dell'azienda a interrompere i
rapporti con Intini e non ho alcun dubbio che ciò sarebbe successo.
Questo, si badi, è una mia idea fondata sul tipo di rapporti che io
all'epoca avevo con Berlusconi. In Finmeccanica dal giorno in cui io e
Intini ci presentammo insieme, benché questi fosse notoriamente legato a
D'Alema, era per tutti un uomo sponsorizzato da me che ero intimo amico
di Berlusconi».