sabato 12 gennaio 2013

"Ma voi lo votereste uno cosi?" Giovanni Favia candidato per Ingroia, l’ex grillino attaccato per la scelta

"Ma voi lo votereste uno cosi?"
Giovanni Favia candidato per Ingroia, l’ex grillino attaccato per la scelta

da  http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/01/11/news/giovanni-favia-candidato-per-ingroia-l-ex-grillino-attaccato-per-la-scelta-1.6332409


Il consigliere regionale Giovanni Favia, eletto a Modena con le liste di Grillo e in seguito espulso dall’ex comico per dissensi politici, sarà in lista con Ingroia e il suo movimento “Rivoluzione Civile”. Ma subito sono partite le contestazioni da Bologna, dove un gruppo di militanti che sostiene Ingroia, attacca senza risparmio la nuova candidatura.
Ma Favia garantisce: «Se non entrerò in Parlamento mi dimetterò anche da consigliere regionale - scrive - Il mio mandato in Regione è ormai depotenziato dall'espulsione. Ho deciso di rimanere all'interno del gruppo con Andrea Defranceschi con cui c’è ancora un ottimo rapporto umano e politico, ma senza firmare gli atti in nome del movimento. Nel caso in cui non venissi eletto in Parlamento, portata a termine la mia attuale attività alla prossima relazione semestrale presenterà ai cittadini dell'Emilia-Romagna che mi hanno sostenuto e votato, le mie dimissioni irrevocabili, ridando al movimento la possibilità di avere due rappresentanti abilitati pienamente a rappresentarlo».
Ma i sostenitori della prima ora di Ingroia non accettano la “new entry” di Favia e lo attaccano pubblicamente , con una nota sul profilo Facebook di 'Rivoluzione Civile Bologna'. Parole durissime, anticipate da una foto che ritrae Favia con una telecamera mentre filma il cadavere di Maurizio Cevenini il giorno del suo suicidio in Regione a Bologna, un'immagine già all'epoca, era marzo scorso, gli costò pesanti polemiche. «Ma voi lo votereste uno così? - è scritto - Ci sono giunte molte comunicazioni soprattutto da attivisti del nostro movimento di disapprovazione a questa eventuale candidatura. Dato che la forza e la testimonianza di chi ci sta seguendo ci sembra importante e non ci sembra assolutamente il caso di perdere il supporto di queste numerose e valide persone, chiediamo che Ingroia dichiari pubblicamente che Giovanni Favia non sarà nella sua lista elettorale».
Una vanità tra militanti locali che si sentono scavalcati dalla notorietà di Favia e già pregistavano i primi posti in lista nel movimento emergente? In una lettera aperta alcuni sostenitori di Rivoluzione Civile ricordano le scelte dell'assemblea bolognese del 7 gennaio: «Sono
emerse due proposte votate a larga maggioranza. Ovvero i candidati della circoscrizione Emilia-Romagna e in particolare i capilista siano votati dall'assemblea regionale di Rivoluzione Civile e poi tutti i candidati, al momento dell'accettazione della candidatura, si impegnino a garantire una relazione stabile con l'assemblea regionale e il territorio, e a versare parte del loro emolumento a garanti nominati dall'assemblea regionale». Su quest’ultimo punto Favia ha replicato a distanza dicendo di averlo già fatto al momento della sua elezione con i “grillini” e di voler continuare sulla stessa strada. È tutto? No perchè poi vengono avanzati i nomi dei candidati locali: Daniela Valdiserra e Laura Veronesi. «La proposta fatta da Ingrioa a Favia di candidarsi - dicono in buona sostanza i cinque militanti - non tiene conto delle nostre decisioni. Ed è una lesione del principio di alternanza di genere».
Insomma, che con un’assemblea convinto di avere già il passaporto in tasca per Montecitorio si trova di fronte alla scelta di Favia decisa dal leader del movimento ma rivendica lo stesso la supremazia dei candidati locali rispetto alle decisioni nazionali.

Le trasformazioni dell'Innocenzi


Le trasformazioni dell'Innocenzi

Ritratto di Giulia, pupilla di Santoro che ha cercato sponsor in tutti i partiti. Da An ai Radicali, da Montezemolo al Pd.
 

 da  http://www.lettera43.it/politica/le-eta-dell-innocenzi_4367579373.htm

Non tutti i giornalisti o presunti tali riescono a farsi eleggere, altri sgomitano per trovare comunque un partito sponsor che gli curi la carrierina, specie in Rai dove ogni cronista ha il suo bravo cartellino, e la ricerca di santi in paradiso può essere frenetica. Prendete una come Giulia Innocenzi, scoperta non si sa bene dove da Santoro, uno che non si fa mai scappare le belle guaglione (remember le precedenti santorine, Costamagna, Simonetta Martone, Bianca Berlinguer, Rula Jebreal, Margherita Granbassi, Beatrice Borromeo e via sfilando…), in questo abbastanza simile al suo sfidante (nella diretta televisiva in agenda per il 10 gennaio), Berlusconi, altro apprezzatore di doti femminee (alla faccia delle centinaia di giornaliste precarie meno carucce della Innocenzi, catapultata in tivù dal nulla).
IL GIRO DEI PARTITI. Ebbene, la signorina si sta dando un gran da fare coi partiti. È possibile, ad un comune mortale italiano, passare rispettivamente da An, Radicali, Montezemolo, Pd di Renzi e poi Pd di Bersani, rimanendo nel frattempo anche con Santoro, Vauro e Travaglio simpatizzanti di Grillo? Ebbene sì, alla Giulia è riuscita questa giostra psichedelica. Cosa non si farebbe per avere un partito che ti sponsorizza, specie poi se sei di bell'aspetto, voce indispensabile nel curriculum di una giornalista.
AN, PARENTESI GIOVANILE. Lo spettatore santoriano può crederla semplicemente santoriana, ma si sbaglia, nel beauty case la Innocenzi conserva una dozzina di tessere di partito, anche opposti, non si sa mai. E’ di sinistra? No perché ha iniziato nei giovani di Alleanza nazionale, come ha rivelato lei stessa in un programma: «Okay, a 16 anni mi sono iscritta ad Azione giovani, il movimento giovanile di An. Però dopo aver assistito alla prima riunione, sono andata via».
Com’è noto infatti tutti noi prima ci iscriviamo ad un partito e soltanto dopo ci imbuchiamo in una riunione per vedere com’è, e se non ci piace passiamo ad altra iscrizione. Percorso logico senza dubbio interessante.
IL TENTATIVO COI RADICALI. Dunque, seppur insoddisfatta dai giovani di An, è di destra? Neppure. Non paga di Azione giovani, la Innocenzi in drammatica ricerca di padrini politici ci ha provato coi Radicali, che la l'hanno fatta subito presidente degli Studenti Coscioni, che - non fraintendiamo - è il cognome dello storico militante Luca Coscioni. La Innocenzi risultava ancora qualche mese fa nel comitato Radicali italiani e fidanzata «con un commercialista militante radicale».
L'OCCHIOLINO A MONTEZEMOLO. Beh allora è una radicale? La accendiamo? Ma va. In contemporanea o quasi la trottola partitica Innocenzi ci ha provato infatti pure col Pd, da radicale ex Alleanza nazionale, ma le cose gli sono andate male, mentre intanto ha cominciato a fare le domandine ai gggiovani da Santoro, vicino a Di Pietro e Grillo. A quel punto la ragazza a caccia di partito ha fatto l’ennesima piroetta, e si è materializzata nei capelli di Luca Cordero di Montezemolo.
RETROMARCIA NEL PD. Costernati, l'abbiamo ritrovata infatti nel comitato di Italia Futura, cioè appunto l’associazione-partito di Montezemolo, presentata come «blogger e conduttrice tivù ed esperta di politiche giovanili». Esperta di politiche giovanili, e chi non lo è? Ma non era radicale? Ma non era di An? Ma non era del Pd? No è di Montezemolo, dove risulta ancora tra i membri dell’associazione. Anzi no, è del Pd. Ebbene sì, perché, visto che Montezemolo tentennava troppo e che ci sto a fare in un partito che poi non candida nessuno, la Innocenzi si è ributtata sul Pd.
FAN DI RENZI, MA ANCHE DI BERSANI. Sì ma quale, quello di Renzi o quello di Bersani? Tutti e due, che domande. A settembre, prima delle primarie, fa sapere che aspetta di vedere il programma, «ma se Renzi si candiderà a presidente del Consiglio io ne sarò felice». Lui ricambia l’interesse presentando a Firenze l’opera prima della Innocenzi, Meglio fottere. Poi però Renzi perde le primarie, e lei va da inviata di Servizio Pubblico a intervistare il candidato premier del Pd, Bersani. Con frasi durissime come: «Mi scusi se le faccio una domanda dopo la lasagna», spronandolo, da radicale di azione giovani e montezemoliana, a dire qualcosa di sinistra contro la Fiat di Marchionne (amministratore delegato nell'azienda di cui Montezemolo è stato presidente).
Per il momento si è fermata sul Pd, anche perché probabilmente è il partito destinato a vincere le elezioni. Peccato perché le mancano ancora la Lista Monti, Fermare il declino, la lista Ingroia, il M5S, l’Udc, il movimento di Emilio Fede...
Giovedì, 10 Gennaio 2013

mercoledì 9 gennaio 2013

Renzi e la coerenza



"Il problema è reso ancor più acuto dall'(auto)ridimensionamento politico di Matteo Renzi. Dopo aver fatto sfracelli, conquistando quasi il 40 per cento dei consensi nelle primarie contro Bersani, Renzi ha scelto, per troppo tempo, di rimanere in silenzio. La notizia dell'ultima ora è che ha appena fumato il calumet della pace con Bersani. Collaborerà alla campagna elettorale."
http://www.corriere.it/editoriali/13_gennaio_04/la-necessaria-trasparenza-angelo-panebianco_45da4bce-5636-11e2-9534-ad350c7cbb97.shtml

"
I VOLTI DELLE PRIMARIE - Il sindaco di Firenze porta in Parlamento i suoi fedelissimi, tra gli altri, Lino Paganelli, Simona Bonafè e Luca Lotti oltre che gli ex parlamentari Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci. In Parlamento sbarcheranno anche i giovani del comitato per le primarie di Bersani Roberto Speranza (capolista in Basilicata), Alessandra Moretti e Matteo Giuntella. Insieme all«uomo-macchinà delle primarie Nico Stumpo.
Soddifatta l'ala franceschiniana. Il presidente dei deputati porta in Parlamento diversi dei suoi fedelissimi, tra gli altri, Antonello Giacomelli e Francesco Garofani. Rientra per il rotto della cuffia la deputata Paola Concia (numero 3 in Abruzzo).
ESCLUSI - Roberto Reggi, che è stato il coordinatore della campagna elettorale di Matteo Renzi alle primarie, non è entrato nell'elenco dei candidati alle elezioni politiche. «È chiaro che non salto di gioia, avevo già cominciato ad elaborare il lutto, ma non si poteva compromettere un progetto così importante come quello messo in moto da Renzi per il nome di una persona, quindi sapevo già che finiva così» reagisce l'ex sindaco di Piacenza."
http://www.corriere.it/politica/13_gennaio_08/liste-pd-elettorali_7a6f44c8-59a8-11e2-bf1c-a7535a9f5f63.shtml?fr=box_primopiano
 http://www.blogo.it/news/politica/redazione/5175/reggi-adesso-no-parla-il-grande-escluso-dalle-liste-pd-luomo-ombra-di-renzi-ho-giocato-duro-ma-anche-gli-altri-hanno-picchiato-a-casa-pero-vado-solo-io-perche/

...  adesso, il problema NON e' il fatto che Reggi sia rimasto fuori. Il problema e' che LO STAFF VADA IN PARLAMENTO.

Ingroia in cerca di visibilita'


Dal Corriere della Sera:
http://www.corriere.it/politica/13_gennaio_09/bersani-parla-berlusconi-monti_1b486b06-5a6f-11e2-b3af-cb49399e516b.shtml

Probabilmente credeva -sull'onda dei suoi predecessori  - di rientrare in Italia e trovare applausi a scena aperta, da vera diva del servir lo Stato
Cosi' non e' Stato.

 INGROIA: «BERSANI TRATTI CON NOI?» - E in serata, a commento delle parole di Bersani, è arrivata una dichiarazione di Antonio Ingroia, candidato leader per Rivoluzione Civile (rivcivile): «Siccome anche noi siamo forze democratiche, europeiste, ostative verso il revival berlusconiano, leghista e populista, mi chiedo come mai Bersani, che dice di lavorare da tre anni per un governo dei progressisti aperto all'intesa con queste forze, non abbia trovato il tempo nelle ultime due settimane, cruciali per il futuro dell'Italia, di aprire al dialogo con noi».

La trattativa Stato-Mafia? Gestita da uscieri, bidelli, pensionati. Mai dai vertici...



La trattativa Stato-Mafia e' stata gestita, per quanto riguarda lo Stato, da uscieri  e bidelli, mentre le immacolate menti burocratiche ne erano totalmente all'oscuro.
Certo: come no.

Dal "Corriere della Sera"
http://www.corriere.it/politica/13_gennaio_09/pisanu-trattativa-stato-mafia_375d39ec-5a61-11e2-b3af-cb49399e516b.shtml


Pisanu: «Stato-mafia? Non fu una trattativa
ma una parziale intesa tra le parti»

Il presidente dell'antimafia rivela anche un aspetto inedito su Capci: «Forse tecnici esterni per uccidere Giovanni Falcone»

Il senatore Giuseppe Pisanu (Ansa)Il senatore Giuseppe Pisanu (Ansa)
«Sembra logico parlare, più che di una trattativa sul 41bis, di una tacita e parziale intesa tra parti in conflitto. Lo dice Beppe Pisanu a conclusione della inchiesta sulla trattativa e le stragi del '92-93 da parte della commissione Antimafia. Nelle comunicazioni alla Commissione Pisanu scrive: «Possiamo dire che ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato politico e uomini «Cosa nostra», divisi tra loro, e quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano». Pisanu ha inoltre sottolineato che «i vertici istituzionali e politici del tempo, dal Presidente della Repubblica Scalfaro ai presidenti del Consiglio Amato e Ciampi, hanno sempre affermato di non aver mai neppure sentito parlare di trattativa. Penso che non possiamo mettere in dubbio la loro parola e la loro fedeltà a Costituzione e a Stato di diritto». FALCONE - A Capaci fu necessaria una «speciale competenza tecnica per realizzare un innesco che evitasse l'uscita laterale dell'onda d'urto dell'esplosione e la concentrasse invece sotto la macchina di Falcone. Mi chiedo: «Cosa nostra» ebbe consulenze tecnologiche dall'esterno?».

Se questo e' lo Stato, la Camorra festeggia la propria lunga vita


Riportiamo un articolo da dagospia (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/se-questo-e-lo-stato-la-camorra-campera-mille-anni-i-dialoghi-tra-gli-49095.htm)

SE QUESTO E’ LO STATO, LA CAMORRA CAMPERA’ MILLE ANNI - I DIALOGHI TRA GLI ARRESTATI NELL’INCHIESTA POLIZIA-FINMECCANICA - FIORIOLLI, IZZO, IURATO: QUESTORI E PREFETTI PENSAVANO SOLO A SPARTIRSI I MILIONI DEGLI APPALTI DESTINATI A RAFFORZARE IL CONTRASTO AI CLAN - IN MANETTE ANCHE L’IMPRENDITORE INTINI, MOLTO VICINO A D’ALEMA E AL PD - DALLE INTERCETTAZIONI SPUNTANO I NOMI DI DI PIETRO, MINNITI E ANNA FINOCCHIARO…

 

1 - POLIZIA-FINMECCANICA TENGONO "IL PORCO PER LE ORECCHIE"
Antonio Massari e Valeria Pacelli

A Napoli - dove, solo per fare un esempio, è in corso l'ennesima, sanguinosa faida di Scampia - il sistema di video-sorveglianza, aggiudicato da anni, non è funzionante. E il Cen di Capodimonte, che avrebbe dovuto garantire "l'analisi delle informazioni tra le diverse forze di Polizia nel contrasto al crimine organizzato sull'intera provincia", non è operativo, nonostante i lavori dovessero terminare nel maggio 2010.
E - se non bastasse - la Pubblica amministrazione non ha chiesto alcuna penale, per i gravi ritardi, nonostante la procedura d'urgenza. Eppure: era proprio la procedura d'urgenza il grimaldello che usava la cricca del ministero dell'Interno, secondo l'accusa, per favorire le aziende del gruppo Finmeccanica. Gli atti della Procura di Napoli sono agghiaccianti: a delinquere, negli appalti destinati a contrastare la Camorra, erano uomini di Stato, come l'ex vicecapo della Polizia Nicola Izzo, il prefetto Giovanna Iurato, l'ex questore di Napoli Oscar Fioriolli e l'ex provveditore ai lavori pubblici di Campania e Molise Mario Mautone.
APPALTI TRUCCATI GLI INDAGATI FRANCESCO SUBBIONI OSCAR FIORIOLLI GUIDO NESTA IN UNA FOTO ALLEGATA ALLORDINANZAAPPALTI TRUCCATI GLI INDAGATI FRANCESCO SUBBIONI OSCAR FIORIOLLI GUIDO NESTA IN UNA FOTO ALLEGATA ALLORDINANZA LA RETATA
Sono otto le misure cautelari per l'inchiesta sull'appalto per il Cen, il centro di elaborazione dati della Polizia, tra i quali i due manager della Elsag (Finmeccanica) Carlo Gualdaroni e Francesco Subbioni, l'ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise Mario Mautone, il "mediatore" Lucio Gentile. Ai domiciliari il prefetto Oscar Fioriolli - ex questore di Genova e Napoli e anche superdirigente del Viminale -, il consigliere di Elsag-Datamat Guido Nasta, il responsabile campano della società Luigi De Simone, l'imprenditore pugliese Enrico Intini. Tra gli indagati, interdetti dai pubblici uffici, anche i prefetti Nicola Izzo e Giovanna Iurato.
OBIETTIVO MONOPOLIO
Accuse di associazione per delinquere, corruzione, abuso di ufficio, turbativa d'asta, frode in pubbliche forniture, rivelazione del segreto d'ufficio e falso. L'indagine - del procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e del capo della Procura di Napoli, Giovanni Colangelo - ha scoperto irregolarità negli affidamenti degli appalti, per il pacchetto sicurezza, a società del gruppo Finmeccanica. Come l'appalto per il Cen. Valore: 37 milioni di euro.
E non è l'unico. I lavori nel mirino degli inquirenti sono sette: videosorveglianza del Comune di Napoli; ristrutturazione del commissariato di polizia Decumani; sistema integrato di videosorveglianza di Comuni vesuviani e nei quartieri napoletani di Forcella, Poggioreale, Ponticelli e Decumani; Si-ma (monitoraggio ambientale e videosorveglianza) dell'agro acerrano-nolano; videosorveglianza del territorio tra il quartiere di San Giovanni a Teduccio e Castellammare di Stabia. Lavori affidati ad aziende di Finmeccanica che, stando agli atti dell'accusa, aveva elaborato un piano preciso agevolato da alti funzionari dello Stato: conquistare il monopolio del mercato. Finmeccanica voleva l'intera torta: anche la costruzione della Cittadella della Giustizia a Napoli.
"CONDIVIDIAMO TUTTO"
"Abbiamo il porco per le orecchie" dice Luigi De Simone, responsabile Elsag per la Campania, parlando con Francesco Subbioni, ad di Electron Italia. E aggiunge: "Entriamo con i piedi nel piatto in modo ancora più pesante, perché abbiamo il tempo di fargli capire un po' noi cosa sappiamo fare". Un'intercettazione che spiega, secondo il gip Claudia Picciotti, "la visione unitaria del gruppo in relazione agli appalti relativi alla sicurezza".
OSCAR FIORIOLLIOSCAR FIORIOLLI Che la Elsag avesse il "porco per le orecchie", secondo l'accusa, è dimostrato da un fatto: una fattura del 30 gennaio 2008, sequestrata dagli inquirenti, riguarda un macchinario definito "fornitura Cen Napoli". La Elsag ha quindi già investito 700mila euro per una gara "che sarebbe partita ben oltre un anno dopo, di cui formalmente non avrebbe dovuto conoscere nulla e alla quale non avrebbe potuto immaginare di essere invitata".
Gli inquirenti sono certi, però, che l'individuazione della Elsag, ben prima della pubblicazione del bando, incontrava la "volontà dei vertici ministeriali (Izzo e Iurato) su espressa indicazione dei vertici Finmeccanica". La gara non è corretta, perché nasce di fatto un cartello, violando la norma che prevede almeno cinque concorrenti.
Dopo il primo interrogatorio in Procura, la Iurato parla al telefono con Izzo, ed è un dialogo che il gip definisce drammatico: "Hanno contestato la violazione della norma...", dice Iurato, "Io gli ho detto che siamo andati là d'accordo tutti", continua, spiegando così, a Izzo, che non può defilarsi dalle sue responsabilità.
"Nessuno più di te conosce questa materia, tutti noi altri siamo degli avventizi quando tu parli possiamo dire ‘ah, va bene lo hai detto tu, si fa così'", le risponde Izzo. "No", contesta la Iurato, "però tutto quello che facevamo lo condividevamo". Il mondo politico, in particolare quello del centrosinistra, viene spesso citato nelle intercettazioni.
"A DI PIETRO RICORDA I FAVORI AL FIGLIO"
La Iurato ricorda a suo marito l'intervento a sua difesa, dopo l'interrogatorio a Napoli, manifestato da Anna Finocchiaro sul Corriere della Sera: "Ha detto: ‘Ci metto la mano sul fuoco, sono un'amica e la conosco da sempre e, niente ha fatto una ventina di righe, sul Corriere". A Marco Minniti invece - ex sottosegretario e viceministro - intendono rivolgersi due manager di Elsag, Subbione e De Simone, per ottenere il trasferimento del Cen a Napoli. E in caso di esito negativo, puntano a un altro esponente del Pd, Luigi De Sena, responsabile dei Pon Sicurezza e poi prefetto di Reggio Calabria.
MARIO MAUTONEMARIO MAUTONE "Posso procurare un appuntamento con il sottosegretario Minniti, ci può servire?", dice Subbione a De Simone, che gi risponde: "Senti invece il fatto del Cen, quel trasferimento, che bisognava parlare con De Sena". E quando l'importante uomo cerniera Mauro Mautone, provveditore ai lavori pubblici, teme un trasferimento, immagina, con sua moglie, di ricattare il leader dell'Idv, Antonio di Pietro, all'epoca ministro, ricordandogli "i favori che aveva fatto, al figlio Cristiano, ‘accettando' le sue segnalazioni: ‘buttala sul ricatto del figlio'", gli dice la moglie, "è l'unico sistema".
Un uomo prezioso per la sua funzione, Mautone, come dimostra quest'altra intercettazione con l'onorevole Gennaro Coronella (Pdl): "Parlai con Nicola Cosentino e Mario Landolfi - dice Coronella a Mautone, discutendo di una sua eventuale candidatura - e lui disse: "Ma come, uno ce ne abbiamo che un domani possiamo dire vai a fare il direttore generale di tutti i direttori generali e lo candidiamo? Mario tu ci servi a Roma, sei più importante nel ruolo che stai facendo".
GIANPI TARANTINI, BERLUSCONI E IL PD
Oltre all'appoggio di Mautone, la "cricca" poteva contare su quello dell'ex questore di Napoli Oscar Fioriolli, molto amici tra loro. Tanto che Mautone arriva a chiedergli per telefono - senza incontrare resistenza - che l'episodio della rapina di un telefonino, commesso dal figlio, non fosse inserito negli archivi di polizia. L'inserimento avverrà due giorni dopo. Il manager Lucio Gentile può invece dirgli: "A me interessava far parte del giro!".
E Fioriolli, del "giro", pare un garante: s'informa per la realizzazione dell'appalto della "Cittadella della giustizia", parlando con Gentile, che nel frattempo ha coinvolto l'imprenditore pugliese (molto vicino a d'Alema e al Pd) Enrico Intini e sull'acquisto dei terreni dice: "Per avere le cose al 100%, bisogna che la Fintecna dichiari che non gli interessa e lo metta per iscritto. Il vicesindaco che non li vende i terreni". E Gentile gli risponde: "Lui troverà un accordo per vie politiche. Faranno una joint venture".
GIOVANNA IURATOGIOVANNA IURATO Fioriolli sarà trasferito e per la cricca sarà una grave perdita. I pm scoprono che Intini - che è l'imprenditore di riferimento di Finmeccanica - nel frattempo s'accorda con Gianpi Tarantini per altri affari: "Aveva un grosso interesse nella realizzazione di caserme e carceri - dice Tarantini ai pm - e che alcuni progetti voleva proporli a Berlusconi".
E ancora, sugli affari che Tarantini intendeva chiudere, in Finmeccanica, con Intini: "Sapendo che Intini era legato al Pd, temendo di suscitare la disapprovazione di Berlusconi, volli soprattutto sondare le sue reazioni di fronte al nome dell'imprenditore: Berlusconi non oppose alcuna remora a quel mio progetto e a quel nome".
2 - LA PARABOLA DELL'EX N° 2 DI MANGANELLI
Dal "Fatto quotidiano" - L'ex numero 2 della Polizia di Stato, vice di Antonio Manganelli, il prefetto Nicola Izzo aveva già rassegnato le dimissioni all'inizio del novembre scorso. In un primo momento respinte dal ministro Annamaria Cancellieri, ma poi confermate dallo stesso Izzo. Per i pm napoletani Izzo sarebbe coinvolto in una turbativa d'asta per la fornitura di apparecchiature elettroniche al Cen (centro elaborazione dati nazionale): l'ex vice capo della Polizia avrebbe commesso reati nel ruolo di autorità di gestione dei fondi "pon (programma operativo nazionale) sicurezza". Per lui subito l'interdizione dai pubblici uffici.

3-«PROVINI NEL NAPOLI E POSTI BARCA IN CAMBIO DI APPALTI»
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Nel «sistema Finmeccanica» gli appalti del Viminale erano obiettivo prezioso. E per aggiudicarseli i responsabili delle aziende avevano creato una vera e propria «rete» di prefetti, generali e uomini dei servizi segreti. Sono gli accertamenti della magistratura di Napoli e della Guardia di Finanza a svelare quanto fitta fosse questa trama e soprattutto quali uomini ne facessero parte.
CRISTIANO DI PIETROCRISTIANO DI PIETRO L'inchiesta arriva così al vertice della polizia con la richiesta di interdizione per l'ex capo Nicola Izzo - che si è dimesso a dicembre dopo le accuse del «corvo» sulla gestione dei lavori - e gli arresti domiciliari per l'ex questore di Napoli Oscar Fioriolli. Interdizione viene sollecitata anche per l'ex prefetto de L'Aquila Giovanna Iurato, mentre in carcere vengono portati l'amministratore delegato di Elsag Datamag Carlo Gualdaroni e quello della Electron Italia Francesco Subbioni, oltre all'ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise Mario Mautone.
Custodia cautelare a casa pure per l'imprenditore pugliese Enrico Intini. Figura centrale è Lucio Gentile, mediatore di affari che grazie alla sua amicizia con lo stesso Fioriolli e con alti gradi di carabinieri e Finanza, riusciva ad avere in anticipo i bandi di gara e dunque a favorire le società controllate dalla holding. Il boccone più ghiotto era certamente la «cittadella della polizia» che doveva essere creata a Napoli, ma alla fine altre commesse erano state ottenute a Caserta, in Puglia e Sicilia. Per questo è scattato il sequestro preventivo di oltre cinquanta milioni di euro presso le aziende del Gruppo.
CAMORRA jpegCAMORRA jpegIZZO E IL «PATTO PREVENTIVO»
Per ricostruire la storia della cittadella e del Cen, il Centro Elaborazioni Nazionali, che doveva diventare il cuore del sistema informatico e di videosorveglianza, i magistrati interrogano i responsabili delle società interessate ai lavori e i funzionari dello Stato. È Anna Smilari, il direttore del progetto, a svelare come fosse stato proprio Izzo, «a convocarmi nel suo ufficio alla presenza del prefetto Iurato e del dottor Saporito (il viceprefetto che fu coinvolto nelle indagini e nel marzo del 2011 si è suicidato sparandosi un colpo di pistola, ndr) per scegliere le ditte da invitare alla gara. Quando alla fine è stata individuata la rosa finale io però non sono stata informata, credo che sia stata compiuta da Izzo e Iurato perché fu proprio lei a dirmi che le scelte erano state fatte dall'alto».
È la Elsag ad aggiudicarsi l'appalto e il giudice sottolinea come l'assegnazione sia avvenuta «in epoca antecedente alla pubblicazione del bando, convergendo sulla stessa volontà dei vertici ministeriali (Izzo e Iurato) su espressa indicazione dei vertici di Finmeccanica».
Il 31 maggio 2010 Iurato viene convocata a Napoli come testimone e poi indagata. Appena esce dalla procura contatta il capo di gabinetto del Viminale Giuseppe Procacciani. Cerca conforto. Lui tenta di rassicurarla sul piano personale ma aggiunge: «Può darsi che c'è stato il malaffare che tu non vedi, non hai visto e magari ci sta veramente, tu che ne sai?». La mattina dopo la donna viene invece chiamata al telefono da Izzo.
CAMORRA jpegCAMORRA jpeg Izzo: «Giovannella come stai?».
Iurato: «Uhm bene. Stamattina mi ha chiamato il capo verso le nove per "per esprimermi solidarietà e vicinanza", così ha detto. Ieri sera invece per dire che aveva parlato con il ministro. Poi ti dico, la linea è sempre la stessa...».
I due discutono dell'interrogatorio e i magistrati sospettano che stiano cercando un accordo.
Izzo: «Io stamattina dicevo che se non li hai convinti tu non li può convincere nessuno, perché nessuno conosce questa materia più di te, noi siamo avventizi...».
Iurato: «No, però tutto quello che facevamo lo condividevamo... Siccome tu dicevi di andare avanti, naturalmente quella era la strada per non perdere i soldi. Era solo quella la strada, non è che ce n'erano altre».
Izzo: «Gianna, sicuramente era quella la strada, sicuramente quella era la strada legale perché non è che abbiamo detto facciamolo perché era una strada illegale».
POSTI BARCA E FIGLI ASSUNTI
Nella sua ordinanza il giudice evidenzia «le condotte criminali lucidamente pianificate e tenacemente organizzate che hanno creato un vulnus irreparabile alla libertà di iniziativa economica e di impresa» e «lo sperpero di milioni di fondi pubblici destinati a importanti opere che avrebbero consentito di contrastare il crimine», compiuti proprio da chi aveva il compito istituzionale di occuparsi della sicurezza dei cittadini.
Facevano affari i componenti del gruppo e intanto si scambiavano decine di favori. Scrive il gip: «Da parte sua era ben disposto a ricambiare e non mancava di attivarsi anche per le esigenze più minute di tutti i suoi amici, dal posto barca presso il porticciolo di Capri alla "raccomandazione" presso il "calcio Napoli" del figlio di un amico di Gentile che doveva effettuare un provino presso quella società sportiva».
GLI SPONSOR POLITICI
La necessità di avere uno sponsor per essere coinvolti nella rete viene confermata da Gianpolo Tarantini, l'imprenditore pugliese diventato famoso per aver portato le donne alle feste di Berlusconi, che trattò con Intini un suo possibile coinvolgimento negli affari della holding, ma anche nella Protezione Civile e per questo è stato interrogato come testimone a Napoli.
Dichiara Tarantini a verbale: «Dopo che Berlusconi aveva parlato con Bertolaso e questa circostanza era nota all'interno di Finmeccanica, se Intini avesse rotto il rapporto con me io non avrei esitato a parlarne con Berlusconi e chiedergli di avvertire Bertolaso affinché avvertisse Finmeccanica per indurre i vertici dell'azienda a interrompere i rapporti con Intini e non ho alcun dubbio che ciò sarebbe successo.
Questo, si badi, è una mia idea fondata sul tipo di rapporti che io all'epoca avevo con Berlusconi. In Finmeccanica dal giorno in cui io e Intini ci presentammo insieme, benché questi fosse notoriamente legato a D'Alema, era per tutti un uomo sponsorizzato da me che ero intimo amico di Berlusconi».