sabato 6 aprile 2013

ROCCO SIFFREDI CHE SI DICHIARA ASESSUATO: BERLUSCONI E LE RIFORME PRESE DAL M5S

COSA NON SI FAREBBE -SENZA PIU' DIGNIGITA'- PER MANTENERE VOTI...



IL CORRIERE

La mossa di Berlusconi: 8 proposte choc
«Via il finanziamento pubblico ai partiti»

Sul sito del Pdl i disegni di legge che il partito porterà in Parlamento: da abrogazione Imu alla riforma della giustizia

Il post sul sito del Pdl (Ansa)Il post sul sito del Pdl (Ansa)
«Otto proposte per dare uno choc al Paese». Con un post pubblicato sabato pomeriggio sul sito internet del Pdl, Silvio Berlusconi rilancia la piattaforma politica del partito puntando su alcuni temi «caldi»: rimborso Imu, revisione Equitalia, riforma fisco-giustizia ma anche abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. E in serata, ospite da Fazio, il democratico Dario Franceschini apre (parzialmente) alle proposte del Cavaliere: «Anche se c'è molta propaganda, sono idee da mettere sul piano del confronto». DALL'IMU AL FINANZIAMENTO AI PARTITI - «Mentre le altre forze politiche sembrano impegnate a perdere tempo - scrive Berlusconi - noi del Popolo della Libertà teniamo sempre in mente l’interesse del Paese e nella settimana che inizia il 15 aprile, presenteremo in Parlamento otto disegni di Legge che costituiscono la prima applicazione del programma che ha portato la coalizione di centrodestra a un soffio dalla vittoria nelle ultime elezioni». A seguire l'elenco delle «otto proposte concrete». Come negli «otto punti» presentati da Pierluigi Bersani a inizio marzo, la prima proposta del Pdl punta su «l’abrogazione dell’Imu sulla prima casa». A seguire la revisione dei poteri di Equitalia, le politiche sul lavoro («il riconoscimento alle imprese - per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani, disoccupati e cassintegrati - di una detrazione - sotto forma di credito d’imposta - per i primi 5 anni dei contributi relativi ai lavoratori assunti, nonché l’esenzione, per questi ultimi, dall’IRPEF sul salario percepito»), la semplificazione burocratica, l'abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, la riforma del sistema fiscale, l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e infine la riforma della giustizia.
LA MANIFESTAZIONE A BARI - Nel post sul sito del Pdl Berlusconi spiega che le «otto proposte choc» saranno portate in Parlamento dal 15 aprile e, prima, saranno presentate alla manifestazione di sabato 13 che il Pdl ha annunciato si terrà a Bari. Dall'account Twitter del Pdl, sempre sabato pomeriggio era Silvio Berlusconi spiega. «Sabato 13 aprile, alle 16, ci ritroveremo a Bari, in quella piazza che mi è cara anche per il suo nome: Piazza della Libertà!»

PERCHE' RENZI E' TUTTI I GIORNI SU ALCUNI QUOTIDIANI? CHI PAGA? E CON QUALE SCOPO?

FATECI CASO. SIA UN'APPARIZIONE AD UN TALENT SHOW, UNA PROMESSA (NON MANTENUTA) AI SENZATETTO DI FIRENZE... RENZI VIENE MESSO TUTTI I GIORNI SUL NAZIONALE DAL CORRIERE DELLA SERA ED ALTRI GIORNALI, CHE SI LANCIANO IN LODI SPERTICATE.
CHI C'E' DIETRO A TUTTO QUESTO "SPINGERE" CHE ORAMAI VA AVANTI DA ANNI?
E CON QUALE SCOPO?

Breve reportage: dalle sviolinate delle primarie ad oggi...

Prof, sedicenni e "spie" dei rivali
ecco il melting pot del Renzi show

Molti i neofiti fra il pubblico: "Cerchiamo una sinistra lontana dalla Fiom". Dal tecnico del suono ai filmaker, Matteo ha scelto persone più brave di lui
di CONCITA DE GREGORIO

repubblica ROMA - Cambio di prospettiva. La campagna elettorale di Matteo Renzi bisognerebbe provare a guardarla dal palco: spalle al protagonista e occhi negli occhi al pubblico. Proprio come fa il fotografo - bravissimo - che ad ogni tappa dà il visto si stampi ad un'immagine sempre uguale e ogni volta diversa: Matteo di spalle, camicia bianca e pantaloncini affusolati, che parla alla folla inquadrata di prospetto e col grandangolo, assiepata nei teatri e nelle piazze. Effetto: un uomo solo e la moltitudine. Nelle foto gli sguardi delle cuoche della festa di Ravenna, i capelli col gel dei ragazzini di Monza, la messa in piega delle anziane signore del Politeama di Varese, i giovanotti con la borsa a tracolla e le insegnanti trentenni dell'Auditorium di Roma. Una foto, lo sa bene Renata Polverini, può decretare l'inizio e la fine di ogni cosa. Molto più delle cronache di giornale, delle analisi, dei mille commenti in chat. Una foto che dice, per esempio, che nell'autunno in cui alle Feste del Pd si è segnato il minimo storico di presenze (perché erano tante e tutte insieme, certo, perché faceva freddo e pioveva, sì, perché alle feste ci vanno solo i militanti mentre nei teatri e nelle piazze ci vanno tutti, d'accordo) ecco negli stessi giorni, però, guardate bene in faccia la platea di Renzi. Di qua, ai dibattiti di partito, militanti di mezza età inoltrata seduti composti sulle sedie. Di là ai comizi di Matteo, giovani e vecchi seduti ovunque, per terra e sulle scale, amici nemici e curiosi, addetti stampa degli
avversari venuti a prendere appunti con l'Iphone e ragazzini non ancora in età di voto che "mi interessa perché domani c'è assemblea, a scuola, e così racconto cosa dice". Potete non crederci, che ci siano sedicenni che vanno in gruppo ad ascoltarlo, ma ci sono.

A Ravenna è venuto a sentire il parrucchiere del paese vicino, Alfonsine, che "le ragazzine sono pazze di lui, vorrei capire perché". A Forlì la cuoca della Festa dell'Unità "che potrebbe avere l'età di mio nipote mi fa tanta tenerezza, mi dà speranza". A Monza l'imprenditore ex socialista "che non so, ci devo pensare ma certo la destra ormai fa schifo e a sinistra ci sarà pure qualcuno che non parla solo la lingua della Fiom". A Varese, culla leghista, la vecchina coi capelli blu che vorrebbe farsi autografare la sua foto "perché mi piace un casino". Dice così, la settantenne: un casino. Certificato dai video.

Visto dal palco, letto negli occhi di chi guarda, lo show di Renzi funziona. Fa ridere e scalda, coinvolge, non annoia. Perché questo sono, i comizi di Renzi. Uno spettacolo: un format studiato nei dettagli - colori sul palco, rosso e blu come Obama, luci, regia, quattro pillole di video, sempre le stesse, tre o quattro immagini che lui chiama sul maxischermo a comando con la confidenza del tu all'interlocutore invisibile alla consolle: "mi dai Curiosity?, ce l'abbiamo?". Certo che ce l'abbiamo, che domande. Ecco Curiosity, il rover della Nasa che cammina su Marte, "ho controllato, è costato meno dei lavori alla Salerno Reggio Calabria". Risate, applausi. Le battute sono sempre le stesse, dall'ampolla del dio Po all'alzate la mano se pensate che spendiamo troppo per il pubblico impiego. Le pillole in video anche, scelte con sapienza televisiva: alleggeriscono, emozionano. Arrivano dove lui da solo non arriverebbe. Troisi che a "ricordati che devi morire" risponde "ora me lo segno", per dire dello sconfittismo di certa sinistra, riscatta anni di cupezza nei cinquantenni che "Non ci resta che piangere" lo videro in prima visione. Cetto La Qualunque nella gag dello scontrino fiscale scatena i venti-trentenni dello sciagurato ventennio della furbizia al potere. Will Smith che dice al ragazzino "non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa" illanguidisce le giovani madri e le nonne. Crozza con l'orsetto che fa il verso al bambino Renzi fa ridere il pubblico televisivo, cioè tutti. Obama che parla della bimba Christina uccisa a Tucson - obiettivamente: superlativo - chiude lo show, due minuti di silenzio solido in platea e standig ovation, commenti all'uscita su quanto è bravo Obama, mamma mia, piccoli capannelli nel foyer, "Ma hai sentito quando dice che bisogna tenere in vita le aspettative dei bambini?". E sì era Obama, non Renzi, ma è uguale.

Perché almeno in una cosa, sicuramente in questa sì, Renzi ha già sconfitto tutti gli avversari: si è circondato di persone più brave di lui. Non ha avuto paura che gli facessero ombra, i collaboratori. Ha preso su piazza i migliori: lo spettacolo dell'Auditorium, chiunque abbia mai allestito anche solo un palco di paese lo sa, è un oggetto teatrale semplicissimo e sofisticato, costoso, studiato e provato nei particolari. Il regista, il tecnico del suono, gli autori dei testi, i filmaker che riversano sul blog le interviste fatte per strada, l'organizzatore che prende al volo la sala una settimana prima. Tutto funziona meglio di quando non accada agli altri, basta dare un'occhiata il giorno dopo sul web per verificare. Non è solo Gori, anche se Gori è molto. Non sono nemmeno le risorse, cioè il denaro: anche gli altri ne dispongono in sufficiente quantità. E' una rete di competenze al lavoro, e la differenza si vede. Il pubblico applaude con convinzione, ed è un pubblico davvero misto per età e formazione, per provenienza politica. A Varese, nel teatro strapieno, c'è "una minoranza di ex leghisti, pochi del Pd", annota sul taccuino la giornalista locale che i militanti politici li conosce quasi tutti di persona. Il resto "sono gente qualunque, quella è la mia vecchia prof del liceo. Quella la libraia del corso. Quello lì un avvocato, democristiano mi pare. Gli altri non so, alle manifestazioni politiche non li ho mai visti". A Roma, alle nove di sera a due passi dal Vaticano, ci sono gli ex addetti stampa di D'Alema, di Franceschini e di Prodi, gli uomini del Campidoglio di Veltroni e quelli di Alemanno, i pdl Fabrizio Santori e Gianluigi de Palo assessore alla scuola del Comune. "Questo ha già vinto", si dicono i collaboratori di Alemanno dando un'occhiata alla sala. "Macché, sono tutti curiosi", rispondono dal capannello bersaniano.

Tutti no. In massa si fermano a firmare gli otto referendum per Roma proposti dai radicali, poi dentro in sala tutto pieno fino in galleria. Renzi batte e ribatte sulla scuola, gli asili nido e la formazione, il merito e i professori che fanno il mestiere "più bello e più importante del mondo". Tre video su cinque (Crozza, Will Smith, Obama) parlano di bambini e lui stesso manda di sé questo messaggio: racconta del figlio undicenne, poi diventa in proprio il portabandiera dell'innocenza e del coraggio di un bambino. In platea, tra i tanti, tre sedicenni compagni di classe. Mattia Fiorilli, David Valente, Federico Stefanutto. A Federico piace, a Mattia per niente, David è dubbioso. "Siamo venuti a sentire, così poi possiamo discutere meglio". La madre di un loro compagno di scuola passa e li riconosce, li saluta, si compiace. Mattia dice che "però tutta questa roba è fuffa, è solo buona per la tv". Federico si accalora, non è vero, David ascolta. Una giovane donna, il doppio dei loro anni, si ferma a guardare la scena. "Ma ragazzi, voi l'avete mai sentito un uomo politico parlare di asili nido?", domanda. Vorrebbe fermarsi a parlare con loro ma s'è fatto tardi, scusi signora, domani c'è scuola e fra mezz'ora chiude la metro.
(26 settembre 2012)

 

mercoledì 3 aprile 2013

TELECOM-HOOD: VIA I SOLDI AGLI OPERAI PER PAGARE I DIRIGENTI

TELECOM-MEDIA: SOLIDARIETÀ PER I POVERI MANAGER SUPER-RICCHI

Ecco come viene intesa la “solidarietà” in Telecom: con un ricatto che prevedeva che in caso di rifiuto sarebbero partiti i licenziamenti, i dipendenti non lavoreranno uno o due giorni al mese e perderanno 350 € netti - I soldi della cassa integrazione saranno divisi fra azionisti e manager...

Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"
Bernabe e marco patuanoBernabe e marco patuano La crisi morde, gli ammortizzatori sociali arrancano e il governo fantasma fatica a finanziarli. Poi tocca scoprire che Telecom Italia prende i soldi della cassa integrazione per pagare il dividendo agli azionisti e i bonus ai manager. E nessuno (ministri sobriamente tecnici, politici di ogni colore, sindacalisti senza macchia) fiata.
Vedere per credere. Il 27 marzo scorso i vertici di Telecom Italia e i sindacati hanno firmato nella notte, dopo 48 ore di trattativa ininterrotta (non manca mai la beffarda finzione della drammatizzazione), un accordo per attivare due anni di contratto di solidarietà. Solidarietà significa salvare posti di lavoro accettando tutti di lavorare meno e guadagnare meno.
Logo Logo "Telecom"Vent'anni fa fu adottata dalla Volkswagen ed era una cosa seria. Gli operai stavano a casa un giorno alla settimana: taglio del 20 per cento dell'orario, e del 10 per cento dei salari. Non si vendevano auto, la fabbrica in quei giorni si fermava. Oggi la casa tedesca domina il mondo. A Telecom Italia hanno scoperto invece la solidarietà all'italiana, che tutt'al più porterà l'azienda a primeggiare nel mondo dei furbi. Funziona così: l'azienda dichiara 2500 esuberi su circa 53 mila dipendenti in Italia, e non perché la società sia in crisi nera, ma perché il fatturato in Italia cala al ritmo di un miliardo l'anno e gli azionisti vogliono mantenere intatti i margini di profitto. Quindi bisogna tagliare i costi.
ALBERTO NAGEL - copyright PizziALBERTO NAGEL - copyright Pizzi Telecom fa la voce grossa e comincia a parlare di licenziamenti. I sindacati, tutti, mettono subito la coda fra le gambe, perché con la Fiat (che pure ha perso davvero un quarto delle vendite di auto) si strilla, con Telecom Italia no. Per motivi imperscrutabili, i sindacalisti anche più combattivi, come quelli della Cgil, tacciono. Così la Telecom si commuove e dice: niente licenziamenti, solidarietà sia.
Ecco pronta la calcolatrice. Un dipendente Telecom costa mediamente 44 mila euro, per risparmiare l'equivalente di 2500 salari bisogna abbattere il costo del lavoro di 110 milioni. Si mettono a ruotare 32 mila lavoratori, che in tutto costano 1,4 miliardi all'anno, quindi per grattare via quei 110 milioni bisogna ridurre i loro orari di lavoro e i salari del 7,8 per cento. Ed ecco il colpo di magia. Quando si va in solidarietà, il 60 per cento del salario perso viene reintegrato dall'Inps con i fondi della cassa integrazione, da cui quindi Telecom preleverà senza colpo ferire 66 milioni (il 60 per cento di 110 milioni).
GalateriGalateri Un altro 20 per cento ce lo mette il governo, con apposito fondo rifinanziato nell'ultima legge di stabilità per 60 milioni (e Telecom da sola se ne succhierà 22 all'anno). Risultato: i 32 mila di Telecom mediamente se ne staranno a casa uno o due giorni al mese, e perderanno realmente l'1,6 per cento del loro salario, pari a circa 700 euro lordi l'anno. Il sacrificio reale chiesto ai lavoratori è dunque intorno ai 350 euro all'anno, poco più di una decina di milioni di euro in tutto, appena sufficienti a coprire superstipendi e premi dei manager di Telecom, a cominciare dal presidente Franco Bernabè (3 milioni nel 2012) e dall'amministratore delegato Marco Patuano.
Enrico CucchianiEnrico Cucchiani Quest'ultimo, che ha la responsabilità diretta del mercato italiano, a fronte di un crollo del fatturato che ha costretto (si fa per dire) l'azienda a chiedere gli ammortizzatori sociali, si è preso un bonus di 279 mila euro (forse come premio per non aver perso due miliardi ma solo uno), pari alla perdita netta di salario di 800 lavoratori Telecom in solidarietà. Questo disinvolto modo di attingere alle esauste casse dello Stato ha due spiegazioni. La prima è una legge ambigua, che consente di attaccarsi alla tetta degli ammortizzatori sociali anche quando l'azienda produce utili e dividendi, soprattutto se ci sono ministri che fanno finta di non vedere.
La seconda è che il management di Telecom subisce i diktat degli azionisti di controllo (Medio-banca, Generali, Intesa Sanpaolo) che vogliono il dividendo ad ogni costo, per ripagarsi almeno in parte di un investimento strategico in termini di potere ma disastroso come risultati.
Così la commedia della solidarietà va avanti già da due anni, durante i quali Telecom ha risparmiato 150 milioni (di cui 120 a carico dello Stato) mentre pagava circa 2 miliardi di dividendi. Michele Azzola della Cgil, che ha firmato l'accordo del 27 marzo, è disarmato: "Mi chiede se trovo tutto questo etico? La mia risposta è no. Ma se non firmavamo partivano i licenziamenti". Ecco, magari quei saggi del Quirinale di cui tanto si parla potrebbero darci un ragguaglio sull'etica e la responsabilità sociale ravvisabili in questa storia.

LA TECNOLOGIA UCCIDE IL CETO MEDIO AMERICANO

- USA E GETTA (L’IMPIEGATO): LA TECNOLOGIA UCCIDE IL CETO MEDIO AMERICANO -

Dal 2007 ad oggi negli USA sono stati assunti 400mila manager e licenziati 2 milioni di impiegati - La tecnologia produce ricchezza solo per il 10% della popolazione: aumentano i dislivelli sociali - Cresce l’occupazione nella Silicon Valley e a New York, “tira” solo il settore internet… - -

MARK ZUCKERBERGMARK ZUCKERBERGMassimo Vincenzi per "la Repubblica"
Come i panda, peggio dei panda: i pochi esemplari della classe media che usciranno indenni dalla crisi infinita saranno studiati come specie rare. La tendenza è nota, ora arrivano nuovi numeri a raccontare un fenomeno capace di trasformare radicalmente la società: dal 2007 a oggi, negli Stati Uniti sono stati assunti quasi quattrocentomila manager (387) e si sono persi per strada due milioni di impiegati affondati dalle nuove tecnologie. A dirlo è un'analisi impietosa del Bureau of Labour Statistics che incrocia la quantità e la qualità dell'occupazione.
La prima conseguenza è un calo medio del reddito delle famiglie che si assesta sui 51mila dollari con una perdita del 5,6% in tre anni. Una frenata in controtendenza visto che qui qualche segnale di speranza c'è, e che, pure con tutte le ovvie prudenze, la parola ripresa non è più un tabù. Ma ad intercettare i vantaggi della crescita è una cerchia sempre più ristretta, il 10%, con il divario tra le classi sociali che aumenta in maniera esponenziale spingendo sempre più giù, sempre più ai margini la middle class.
MANHATTANMANHATTAN L'hi tech, la conseguente necessità di una preparazione sempre più sofisticata, scrive il Financial Times, sono la ragione principale di questa controrivoluzione: «Internet crea continuamente nuovi posti qualificati, ma colpisce in maniera altrettanto inesorabile molte occupazioni tradizionali e il saldo è negativo», spiegano gli esperti.
Lo dicono i numeri, ma non solo. Scena prima: una ventina di persone in fila per pagare dopo la spesa in un supermercato di New York, dietro le sette casse allineate sul bancone rosso nessun dipendente, vicino alla porta due macchine a metà tra la bilancia e il bancomat aspettano i clienti per il selfpay, a vigilare sull'operazione, un ragazzo giovanissimo che aiuta i pretecnologici.
Scena seconda: sabato pomeriggio, all'ora dello shopping a SoHo, uno dei quartieri più alla moda di Manhattan, la ragazza vede un paio di jeans in vetrina, parla con l'amica e poco dopo li ordina online usando una delle applicazioni che negli ultimi mesi hanno fatto fare il definitivo balzo in avanti all'e-commerce.
san franciscosan francisco A guadagnarci, gli ingegneri informatici che hanno programmato le macchine del negozio e i giovani talenti della Silicon Valley che danno da mangiare sempre nuove invenzioni ai nostri smartphone. In via di estinzione cassieri e commessi. Ma non solo loro, la lista è lunga: bibliotecari, benzinai, impiegati, ovviamente operai (tra i primi a pagare il conto della robotizzazione).
In crescita tutte le mansioni manageriali soprattutto, quelle ".com", e infatti è l'industria privata a sostenere le cifre dell'occupazione, mentre quella pubblica (la grande massa dei colletti bianchi) è in continua recessione. E basta andare sul sito del Bureau of Labour Statistics per vedere la mappa che indica dove c'è il maggior incremento dell'occupazione per averne un'altra conferma: le due coste sono quelle con il colore più acceso.
BILL GATES jpegBILL GATES jpeg Epicentro la California con la sua Silicon Valley, ma anche su sino a Seattle (casa della Microsoft e di Amazon) dove arrivano continuamente giovani laureati, attirati dalle continue offerte dell'industria tecnologica. Fenomeno così evidente da rimettere in moto la migrazione interna, bloccata negli anni più cupi della crisi. Bene anche la Grande Mela che, come scriveva alcuni giorni fa il New York Times, sta diventando sempre di più il nuovo centro informatico: «sono i manager dell'hi tech a trascinare la ripresa della città».
E' una ripresa tecnologica e poco industriale, con un ruolo chiave delle competenze. Per questo il Congresso mette al centro della riforma sull'immigrazione l'estensione dei visti per i laureati con «i voti più alti e con le lauree web».
E per lo stesso motivo Bill Gates continua a donare fondi e lanciare appelli sulla necessità di alzare la qualità dell'istruzione. C'è però, avvisano i ricercatori, una piccola porta anche per chi non è tecnologico oppure è ormai tagliato fuori dal sistema scolastico: «Aumentano quei lavori che richiedono capacità specifiche e soprattutto abilità nella gestione delle persone. Un esempio su tutti gli specialisti dell'assistenza sanitaria a domicilio, uno dei settori in maggiore espansione. Poche speranze per tutti gli impieghi meccanici, di routine, che possono essere sostituiti dall'informatizzazione».
OBAMA E HILLARY CLINTONOBAMA E HILLARY CLINTON Ma se questi lavoratori mantengono o trovano l'impiego, non salvano il loro livello di reddito. Anche in questo caso le cifre sono chiare: in un anno la media al ribasso è di diecimila dollari, con i manager che invece continuano a veder crescere le loro buste paga.
Tanto che Lawrence Mishel presidente dell'Economic Politicy Institute di Washington, dice al Financial Times: «Non sono sicuro che sia la tecnologia ad aumentare le diseguaglianze, quel che è certo è che la crisi ha spostato il potere tutto nelle mani dei datori di lavoro ». Altre brutte notizie dunque per il superstite 16% di impiegati impegnati nella vitale sfida per la sopravvivenza.