Dambruoso: «I magistrati , una volta entrati in politica devono cambiare per sempre mestiere»
Il candidato della Lista Monti: «Mi batterò per realizzare
una legge che preveda un passaggio all'avvocatura di Stato»
da Corriere
«I magistrati? Una volta entrati in politica non devono poter tornare più a giudicare». Non ha dubbi Stefano Dambruoso, magistrato in congedo e candidato in Lombardia per la Lista Monti alle prossime elezioni politiche che ha risposto alle domande del Corriere nell'ambito della videochat elettorale «Webcondicio». Dambruoso precisa così il suo pensiero: «Tutti i cittadini italiani hanno il cosiddetto diritto di elettorato passivo. La terzietà è il loro dovere deontologico e una volta entrato in politica il magistrato non deve più tornare in magistratura, perché ha perso la terzietà. Ma deve perdere anche il lavoro? Bisogna consentire ai magistrati di rimanere nella pubblica amministrazione senza tornare a esercitare la funzione di magistrato. Siccome io probabilmente sarò eletto, non tornerò indietro. Ma mi batterò per realizzare una legge che preveda un passaggio dei magistrati entrati in politica al consiglio di Stato o all'avvocatura di Stato».[dove guadagnano di piu' e si dovrebbe entrare solo per concorso! NDBlogger]
GIUSTIZIA - Dambruoso poi si sofferma sul tema della giustizia che a suo avviso, ha perso, per fortuna, l'enfasi politica che lo aveva caratterizzato negli ultimi anni: «È la prima campagna elettorale in cui la giustizia ha un ruolo secondario. Questa assenza di personalizzazione mi rilassa ed è un bene. Io ero il magistrato più visibile d'Italia nel 2004, ma ho preferito non sfruttare la mia visibilità ed occuparmi di terrorismo internazionale. Deve passare un po' di tempo fra un'inchiesta scottante e il candidarsi in politica. La priorità per quanto riguarda la giustizia è quella dei tempi della giustizia stessa. Devono diminuire se no gli imprenditori non torneranno ad investire. Dobbiamo ripartire dalla Costituzione e restituire al giudice ordinario dei tempi credibili per l'esercizio della giustizia. Dobbiamo anche riconsiderare anche il numero degli avvocati (260 mila) che devono poter campare, e a questo proposito si dovrebbe ridurre il gratuito patrocinio introducendo l'avvocato di difesa d'ufficio che è cosa diversa».RESPONSABILITÀ - Dambruoso poi dice la sua anche su un tema scottante come la responsabilità diretta dei magistrati: «Sulla responsabilità diretta dei magistrati bisogna rendersi conto che se da un lato può appagare qualche cittadino, finisce per ledere l'indipendenza dei magistrati. Forse però ci sono nella legge attuale, che è perfettibile, troppi "step", prima del coinvolgimento del magistrato. Già nella fase in cui lo Stato è chiamato in causa è possibile coinvolgere più direttamente il magistrato stesso».
MPS E ILVA - Sul rapporto tra economia e giustizia il candidato di «Scelta Civica» interviene anche su due casi d'attualità, Mps e Ilva. Sulla vicenda Mps e il problema delle competenze territoriali Dambruoso spiega che «l'apertura di un fascicolo a Trani ha portato il Csm ad intervenire subito. La competenza territoriale è un valore». Più in generale: «Bisogna portare avanti la lotta all'evasione e dobbiamo stare attenti a tutti i luoghi dove c'è un'ampia circolazione del denaro. Penso proprio al mondo bancario». Per quanto riguarda invece la vicenda Ilva per Dambruoso va detto che «la magistratura applica delle leggi in materia di ambiente. Qualcosa è saltato in materia di questo rapporto tra difesa della salute e soluzioni cercate del commissario governativo per salvaguardare i posti di lavoro. Questa è una soluzione che deve trovare il prossimo governo».
TERRORISMO - Non potevano mancare le domande dei lettori relativamente al caso Abu Omar di cui si è occupato lo stesso Dambruoso: «Sul caso Abu Omar, ho canalizzato l'indagine di cui sono stato il magistrato titolare per 8 mesi poi l'inchiesta è stata passata ad altri magistrati. Per le affermazioni da parte di alcuni giornalisti di un presunto ritardo nella presentazione dei fascicoli che riguardavano la Cia, quegli stessi giornalisti sono stati condannati in primo grado. Non ho mai creduto ai vari depistaggi, le informazioni ricavate sono dovute ad intercettazioni disposte da me».
LISTA MONTI - Sui motivi invece del suo ingresso in politica Dambruoso spiega: «Perché sono entrato nella lista Monti? Perché è una scelta civica in cui le persone possono dare competenza alla politica ognuno nel proprio settore. Dare un contributo di competenza che non derivi dal grillismo mi sembra un segnale importante. Il mio contributo sarà su giustizia e sicurezza. Sul problema di eventuali apparentamenti politici dopo il voto, Monti ha risposto più volte che lui mette a disposizione la sua competenza per ogni progetto politico che punti ad una riforma vera del Paese. Mi chiedo però che cosa farà Bersani? Se vincerà andrà da solo? Bersani ha già detto a Vendola che governerà con Monti?» E a un lettore che gli chiedeva se era vero che in passato era stato il centrodestra a proporgli una candidatura Dambruoso spiega: «Mi avevano proposto di fare il candidato governatore della Puglia per il centrodestra, contro Vendola, ma volevo poter scegliere l'assessore alla Sanità. Ma su questo punto la mia candidatura si è arenata».
LOMBARDIA E VOTO DISGIUNTO - L'ex magistrato poi ha replicato alle sollecitazioni su un possibile voto disgiunto degli elettori montiani in Lombardia: «Io conosco Albertini e ne ho colto la capacità di amministratore soprattutto nella vicenda terrorismo a Milano, non penso che ci sarà in Lombardia un voto disgiunto a favore di Ambrosoli per la candidatura alla presidenza della regione, da parte di chi vota per la lista Monti».
POLEMICA INGROIA-BOCCASSINI - Infine Dambruoso non si nega neanche a dire la sua sullo scontro tra l'ex magistrato Ingroia e il pm milanese Boccassini: «Lo scontro Ingroia-Boccassini mi ha fatto un effetto sgradevole. Ai tempi di Falcone e Borsellino in Sicilia Ingroia non aveva la capacità professionale che la Boccassini aveva già raggiunto. Devo dire che mi sono sentito più vicino alla Boccassini».
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