Tutti i partiti alleati pur di non rinunciare ad un sistema basato sui favoritismi, corruzione, raccomandazione e benefit.
L'italia non e' piu' un paese.
politici minori vecchi e nuovi (soprattutto nel pd) all'attacco di un potere magro come una vacca in tempo di carestia.
Per scardinare il sistema, non rimane -purtroppo- che la violenza. Se ne saranno accorti gli analisti dei nostri bei servizi?
Corsera
Ma Enrico Letta annuncia le dimissioni di tutta la segreteria: «Si andrà a congresso»
Bersani si commuove: «Grazie Giorgio»
Il segretario uscente del Pd si libera dalla tensione dopo il raggiungimento del quorum e la rielezione di Napolitano
Bersani, tra Speranza e Fioroni, si commuove dopo la rielezione di Napolitano (Ap)
La mano sulla fronte, la tensione che si scioglie, le lacrime che
bagnano gli occhi. Al suo fianco il capogruppo alla Camera, Roberto
Speranza, e il leader della componente cattolica, Beppe Fioroni. Quando
attorno alle 18,20 Laura Boldrini legge per la 504esima volta il nome di
Napolitano,
certificandone la rielezione,
la tensione del segretario ormai dimissionario del Partito democratico
si può finalmente sciogliere. Dopo il fallimento delle candidature
Marini e Prodi che hanno segnato l'implosione del Pd - o quanto meno del
suo gruppo parlamentare -, e che hanno portato alla sua decisione di
lasciare la segreteria del partito, la rielezione di Giorgio Napolitano è
per lui la prima buona notizia da giorni. Una scelta, quella della
ricandidatura dell'attuale capo dello Stato, maturata come ripiego ma
che consente al leader del Pd di voltare pagina su una situazione che
rischiava di farsi esplosiva. «È un risultato eccellente, grazie
Napolitano», il suo commento a caldo.
La lunga giornata di Bersani
L'ABBRACCIO DI EPIFANI - Dopo la standing ovation nell'Aula che aveva sottolineato la rielezione di Napolitano -
il primo bis di un presidente nella storia repubblicana
-, Bersani, che ha atteso l'esito dello scrutinio in piedi tra i banchi
del centrosinistra, si è sciolto in un lungo abbraccio con l'ex
segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, oggi uno dei suoi deputati. È
stata Alessandra Moretti, sua portavoce durante la campagna elettorale
per le primarie, una delle prime ad avvicinarsi al segretario
dimissionario a missione ormai compiuta. Ma la Moretti, «colpevole» di
aver votato scheda bianca durante l'assemblea e la prima votazione
contraddicendo la proposta ufficiale di votare Franco Marini, secondo
quanto riferiscono le agenzie di stampa è stata accolta in modo freddo
dal segretario e dopo un paio di minuti è tornata al suo posto. Segnale
di come questa vicenda stia lasciando profondi strascichi nel partito di
maggioranza relativa.
«I PROBLEMI NON FINISCONO» - Lo stesso Bersani ne è consapevole.
«Dobbiamo riconoscere che l'elezione del Presidente della Repubblica non
può oscurare il problema politico emerso in questi giorni e le
difficoltà che si sono incontrate - ha commentato a caldo, da ormai ex
segretario (aveva detto che le sue dimissioni sarebbero state operative
un minuto dopo la nomina del capo dello Stato, ndr) -. L'elezione di
Napolitano ci mette tutti di fronte alle nostre responsabilità, alle
quali dovremo rispondere sia con la forza delle nostre convinzioni, sia
con la consapevolezza piena dell'urgenza dei problemi».
«TUTTI DIMESSI» - Problemi istituzionali, visto che resta
irrisolto il nodo del governo, che sarà inevitabilmente la prima
preoccupazione di Napolitano nella sua nuova veste di uscente e di
neo-presidente. Ma anche problemi interni al partito. Non sono soltanto
Bersani e la presidente Rosy Bindi ad avere fatto un passo indietro: «
Si è dimessa l'intera segreteria -
ha annunciato Enrico Letta al Tg3 - e quindi andremo a congresso». Nel
giorno in cui l'Italia ritrova una figura di riferimento a cui
affidarsi, il Pd è dunque completamente senza guida.
Un soddisfatto Silvio Berlusconi (Benvegnù-Guaitoli)
IL «GHIGNO» DEL CAV. - Sul fronte opposto, invece,
Silvio Berlusconi
sorride: è stato rieletto un «comunista», uno contro cui in campagna
elettorale ne ha dette di tutti i colori (tipo il refrain sul presidente
«di sinistra» che per questo ha fatto bocciare dalla Consulta molte
delle leggi promosse dal suo governo), ma la sconfitta di Bersani e la
necessità per il Pd di un'intesa con il Pdl che ha rimesso anche lui al
centro del dibattito è di fatto anche una sua vittoria. Per il più
anticomunista dei politici italiani l'elezione di un comunista stavolta
vale un sorriso. Anche più di uno.
Alessandro Sala