sabato 20 aprile 2013

...intanto Ingroia non va ad Aosta, e fa ricorso al TAR (...coi tempi del TAR)




Repubblica

Ingroia annuncia ricorso al Tar
"Decisione del Csm illegittima"

"Aosta ricade sotto la competenza del distretto di Torino, dove ero candidato. L'unica destinazione possibile sarebbe un ufficio nazionale, come la Procura nazionale antimafia o la Cassazione"

"Ho preso visione della delibera del Csm e ricorrerò al Tar perché la ritengo illegittima. Non è vero che io posso essere destinato solo ad Aosta perché solo lì non ero candidato. Infatti, quella procura ricade sotto la competenza del distretto di Corte d'appello di Torino, dove ero candidato. L'unica destinazione possibile sarebbe un ufficio nazionale, come la procura nazionale antimafia o la Corte di Cassazione". Lo ha detto Antonio Ingroia, ospite di una trasmissione in onda su due emittenti siciliane, sulla decisione del Csm di destinarlo quale pm ad Aosta e di respingere la richiesta di aspettativa per ricoprire l'incarico di presidente di Riscossione Sicilia.

"Ad altri magistrati è stato permesso, ad esempio, di fare gli assessori regionali, come Nicolò Marino nell'attuale governo regionale, o Massimo Russo e Giovanni Ilarda nel governo Lombardo. Nessuno di loro era stato eletto", osserva Ingroia. Sul suo futuro, deve decidere. "Intanto attenderò i tempi di questo ricorso".

E appare escludere un ingresso nella giunta Crocetta: "Non credo che la giunta abbia bisogno di nuovi assessori. Crocetta prima delle elezioni mi voleva come suo vice ma dissi di no, facevo il pm a Palermo". Rivoluzione civile? L'esperienza va avanti, "ma senza i partiti", come "Azione civile". Prevista la partecipazione alle prossime
amministrative "a Roma, ma anche in Sicilia". Con la possibilità di riaprire al dialogo col Pd. E magari chiedendo 'aiuto' a Crozza: "Gli avevo chiesto di partecipare a un mio comizio: Ingroia che intervista Ingroia. Ha rifiutato perchè non gli pareva il caso in campagna elettorale. Ma c'è sempre tempo". Infine, una battuta su Silvio Berlusconi che in uno studio televisivo gli fece il gesto delle manette: "Non ero in servizio, ho perso l'occasione della mia vita".
(19 aprile 2013)

Quante volte si puo' venire strangolati? Italia: ultimo atto



Tutti i partiti alleati pur di non rinunciare ad un sistema basato sui favoritismi, corruzione, raccomandazione e benefit. 

L'italia non e' piu' un paese.

politici minori vecchi e nuovi (soprattutto nel pd) all'attacco di un potere magro come una vacca in tempo di carestia.

Per scardinare il sistema, non rimane -purtroppo- che la violenza. Se ne saranno accorti gli analisti dei nostri bei servizi?



Corsera

Ma Enrico Letta annuncia le dimissioni di tutta la segreteria: «Si andrà a congresso»

Bersani si commuove: «Grazie Giorgio»

Il segretario uscente del Pd si libera dalla tensione dopo il raggiungimento del quorum e la rielezione di Napolitano

Bersani, tra Speranza e Fioroni, si commuove dopo la rielezione di Napolitano (Ap)Bersani, tra Speranza e Fioroni, si commuove dopo la rielezione di Napolitano (Ap)
La mano sulla fronte, la tensione che si scioglie, le lacrime che bagnano gli occhi. Al suo fianco il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, e il leader della componente cattolica, Beppe Fioroni. Quando attorno alle 18,20 Laura Boldrini legge per la 504esima volta il nome di Napolitano, certificandone la rielezione, la tensione del segretario ormai dimissionario del Partito democratico si può finalmente sciogliere. Dopo il fallimento delle candidature Marini e Prodi che hanno segnato l'implosione del Pd - o quanto meno del suo gruppo parlamentare -, e che hanno portato alla sua decisione di lasciare la segreteria del partito, la rielezione di Giorgio Napolitano è per lui la prima buona notizia da giorni. Una scelta, quella della ricandidatura dell'attuale capo dello Stato, maturata come ripiego ma che consente al leader del Pd di voltare pagina su una situazione che rischiava di farsi esplosiva. «È un risultato eccellente, grazie Napolitano», il suo commento a caldo. La lunga giornata di Bersani La lunga giornata di Bersani     La lunga giornata di Bersani     La lunga giornata di Bersani     La lunga giornata di Bersani     La lunga giornata di Bersani
L'ABBRACCIO DI EPIFANI - Dopo la standing ovation nell'Aula che aveva sottolineato la rielezione di Napolitano - il primo bis di un presidente nella storia repubblicana -, Bersani, che ha atteso l'esito dello scrutinio in piedi tra i banchi del centrosinistra, si è sciolto in un lungo abbraccio con l'ex segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, oggi uno dei suoi deputati. È stata Alessandra Moretti, sua portavoce durante la campagna elettorale per le primarie, una delle prime ad avvicinarsi al segretario dimissionario a missione ormai compiuta. Ma la Moretti, «colpevole» di aver votato scheda bianca durante l'assemblea e la prima votazione contraddicendo la proposta ufficiale di votare Franco Marini, secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa è stata accolta in modo freddo dal segretario e dopo un paio di minuti è tornata al suo posto. Segnale di come questa vicenda stia lasciando profondi strascichi nel partito di maggioranza relativa.
«I PROBLEMI NON FINISCONO» - Lo stesso Bersani ne è consapevole. «Dobbiamo riconoscere che l'elezione del Presidente della Repubblica non può oscurare il problema politico emerso in questi giorni e le difficoltà che si sono incontrate - ha commentato a caldo, da ormai ex segretario (aveva detto che le sue dimissioni sarebbero state operative un minuto dopo la nomina del capo dello Stato, ndr) -. L'elezione di Napolitano ci mette tutti di fronte alle nostre responsabilità, alle quali dovremo rispondere sia con la forza delle nostre convinzioni, sia con la consapevolezza piena dell'urgenza dei problemi».
«TUTTI DIMESSI» - Problemi istituzionali, visto che resta irrisolto il nodo del governo, che sarà inevitabilmente la prima preoccupazione di Napolitano nella sua nuova veste di uscente e di neo-presidente. Ma anche problemi interni al partito. Non sono soltanto Bersani e la presidente Rosy Bindi ad avere fatto un passo indietro: «Si è dimessa l'intera segreteria - ha annunciato Enrico Letta al Tg3 - e quindi andremo a congresso». Nel giorno in cui l'Italia ritrova una figura di riferimento a cui affidarsi, il Pd è dunque completamente senza guida.
Un soddisfatto Silvio Berlusconi (Benvegnù-Guaitoli)Un soddisfatto Silvio Berlusconi (Benvegnù-Guaitoli)
IL «GHIGNO» DEL CAV. - Sul fronte opposto, invece, Silvio Berlusconi sorride: è stato rieletto un «comunista», uno contro cui in campagna elettorale ne ha dette di tutti i colori (tipo il refrain sul presidente «di sinistra» che per questo ha fatto bocciare dalla Consulta molte delle leggi promosse dal suo governo), ma la sconfitta di Bersani e la necessità per il Pd di un'intesa con il Pdl che ha rimesso anche lui al centro del dibattito è di fatto anche una sua vittoria. Per il più anticomunista dei politici italiani l'elezione di un comunista stavolta vale un sorriso. Anche più di uno.

domenica 14 aprile 2013

Renzi: la politica in bassa definizione


http://www.tomshw.it/guides/ictbusiness/business/20071017/images/hd-bluray.jpg


Howard Stringer, CEO di Sony Corporation, parlando della lotta fratricida tra i due standard tecnologici più inutili, strombazzati e fallimentari di sempre (Blu Ray e HD DVD) ha sostenuto che "Non è niente di straordinario".
Il vincitore tra Blu-ray e HD DVD ora rappresenterebbe solo una questione di prestigio, e non il sancta sanctorum del mercato dei contenuti di un futuro che doveva essere oggi, e invece è sempre più lontano e indefinito nel tempo. E se lo dice Stringer allora dev'essere proprio vero: l'alta definizione non è niente di straordinario, e tutti i segnali indicano che ben difficilmente le cose cambieranno di qui a breve. [Blu-ray vs HD DVD, l'eterno insuccesso dell'alta definizione].

Ebbene, assistendo al modo in cui Renzi, occhi sgranati, attacca sempre piu' violentemente Bersani, non possiamo che provare la stessa senzazione di tristezza dei due giganti dell'HD che, di fronte ad un mercato in recessione, si massacrano su un bisogno che non c'e' piu'. E che nessuno desidera.

La politica aggressiva, con Renzi che sulla sua pagina Facebook dichiara : «Il segretario del mio partito, Bersani, ha detto che sono "arrogante, indecente, qualunquista". Mi spiace molto che Pierluigi, cui va il mio rispetto sempre, a prescindere, scelga la strada dell'insulto. Non credo di meritarmelo, anche alla luce del comportamento di questi mesi»...[Corsera] ecco, pare una guerra allo scannarsi, al potere, sulle spalle di un paese in agonia, che di lotte di potere non sa che farsene.

Renzi alla conquista del potere, Renzi (proprio lui!) che parla di "intrallazzini". Voglia di potere romano, coi suoi piccoli privilegi. Cosa c'e' di nuovo, di diverso, rispetto a quello cui abbiamo assistito in questi anni di massacro pubblico?

Ricorda veramente la grande guerra delle major tecnologiche. Ma chi non ha piu' da mangiare, non guarda i film in HD.

 Renzi e Bersani abbracciati a Firenze durante la campagna elettorale (imagoeconomica)