lunedì 18 novembre 2013

Dirigenti di palazzi chigi: ogni scusa è buona per premiare gli incapaci (e il popolo pecora, tace).


Dirigenti di Palazzo Chigi premiati con 30mila euro Motivo? Hanno usato le mail

Nel 2011 il bonus è spettato al 98% dei funzionari più alti di Palazzo Chigi e nel 2012 al 99% dei dirigenti. Solo per avere inviato mail...
 
 
 
Alla faccia degli sprechi. I dirigenti di prima fascia della presidenza del Consiglio hanno ricevuto un premio da trenta mila euro.


Per cosa? Per inviare email. Non è uno scherzo. Ne parla Federico Fubini su Repubblica, aggiungendo che, nel 2011, questo bonus è spettato al 98% dei funzionari più alti di Palazzo Chigi, e nel 2012 al 99% dei dirigenti. Insomma, praticamente a tutti. Premi di rendimento che vanno dai 26.600 euro ai 31.600. Il tutto senza considerare che di solo stipendio i 104 dirigenti della presidenza del Consiglio guadagnano circa 180mila euro all'anno. Il governo ha fatto sapere di aver già pensato di cambiare le carte in tavola per quanto riguarda il 2013. Tuttavia, guardando la documentazione e le prerogative necessarie a raggiungere i premi di produttività si legge che tra gli obiettivi ci sono "il miglioramento dell'organizzazione del lavoro, la riduzione dei tempi di lavorazione e la diminuzione del flusso cartaceo" nonché un "ampliamento dell'uso delle tecnologie della comunicazione". Insomma, basta scrivere meno lettere e usare più internet e le mail per essere premiati. A suon di quattrini.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/dirigenti-palazzo-chigi-premiati-30mila-euro-motivo-hanno-968345.html

giovedì 14 novembre 2013

Quanto il potere è lontano dall'Italia...


Papa Francesco e Giorgio Napolitano al Quirinale

quanto un presidente della repubblica è lontano, chiuso nei propri palazzi, colle scorte, i piatti di lusso, i burocrati assunti per nomina e pagati cifre vergognose (se paragonate alla loro incapacità)... quanto un presidente di un paese (oramai del terzo mondo) è lontano dalla gente per strada, stipata negli autobus.
quanto è lontano un presidente che supporta tutto questo per convenienza, senza muovere un dito, solo blaterando di meritocrazia ed eccellenza...

http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_14/papa-francesco-visita-quirinale-napolitano-e0e92b36-4d10-11e3-9a7d-4e5fc30b1355.shtml

... e quanto sono lontani dalla realtà quei burocrati, figli incapaci di un sistema di famiglie potenti, che guadagnano (rubano) al paese somme spropositate...

http://www.corriere.it/economia/13_novembre_14/pubblica-amministrazione-dirigenti-record-l-ocse-pagati-quasi-triplo-piu-media-72aa039a-4d04-11e3-9a7d-4e5fc30b1355.shtml

... mentre gli imprenditori nascondono i propri soldi, ben spalleggiati da politici compiacenti, e gli operai devono dichiarare fino all'ultimo centesimo di quel che guadagnano...

http://www.corriere.it/economia/13_novembre_14/fisco-redditi-lavoratori-battono-imprenditori-547bdc16-4d47-11e3-9a7d-4e5fc30b1355.shtml

lo si ripete: famiglie potenti che si scambiano posti di potere, piazzando i propri figli nella pubblica burocrazia perche', anche se deficienti, devono comunque solo eseguire degli ordini a vantaggio delle classi ricche ed imprenditoriali. Devono essere schivi del potere.

Ma la gente per strada muore di fame.
E non stupiamoci, anzi auguriamoci, che accada qualcosa di violento. E non si sentano inni contro la violenza da parte di qualche buffone di corte. Perchè la violenza è anche rubare ai poveri per aiutare i ricchi.
Quella è vera violenza.






venerdì 8 novembre 2013

I burocrati di Roma senza vergogna : nominati a vita (con 30.000 euro al mese)


Ugo Zampetti: nominato nel 1999 da Violante. Per sempre. 

Come neppure i re...

Il superfunzionario della Camera
e il mandato che non scade mai

M5S all’attacco sui limiti all’incarico del segretario generale. Tutti gli altri partiti schierati a proteggerlo. Questi burocrati sono inseriti ovunque nel marcio sistema italiota: conoscenze, parentele,  favori incrociati, insomma: delle potenze.

Tanto, gli italiani sono un popolo di pecoroni. Accetteranno pure questo...

Il segretario generale della Camera, Ugo Zampetti (nella foto insieme a Luciano Violante) 
Guardatelo bene: è quello a destra. (a sinistra, Violante)
 
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjM_YBSDFFdXaUUFH7ACDNMz_1vnd9a6WVzmy9ogwaXZ8Vu3PS5xqxIwKNZfbmrfNmWuayonGD78Om_zhBLA48T9Iv92S8q02R1pftPLbPviVyRV97bd2jN8jZNgpZCZAEXJeZvTRlkHaQW/s1600/zampetti+due.bmp

 Eccolo qua!

articolo estratto da :  corsera

ROMA - Il segretario generale della Camera dei Deputati Ugo Zampetti festeggerà il quattordicesimo anno di permanenza in carica con una buona notizia [per lui] : l’offensiva grillina è stata respinta. Martedì il vicepresidente del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio aveva battagliato nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio per difendere un ordine del giorno che reintroduceva il limite di mandato di sette anni per quella nomina. Soli contro tutti, con l’unica eccezione del vicepresidente democratico Giachetti (renziano), l’avevano persino spuntata, ottenendo di poter far votare la loro proposta dall’assemblea. Ma il giorno dopo l’aula l’ha bocciata. Zampetti potrà così attendere serenamente la proroga del suo incarico oltre l’età pensionabile che raggiungerà alla fine del prossimo anno. Un prolungamento che gli era stato già promesso, ma che la reintroduzione di un tetto temporale al mandato da lui oggi ricoperto avrebbe certo reso poco opportuno.

La questione è delicatissima: chi riveste quella funzione è il capo assoluto dell’amministrazione della Camera, dove vige la cosiddetta «autodichia». Il che significa che nessuno, al di fuori degli stessi parlamentari, può sindacare su come vengono impiegate le risorse. Il segretario generale di Montecitorio è di conseguenza una delle figure più potenti della burocrazia pubblica. Fa parte di quella ristretta cerchia di funzionari da cui talvolta attinge anche la politica. Come dimostra la circostanza che fra i quindici segretari generali che si sono alternati nei 105 anni da quando esiste la carica, due sono diventati ministri: Antonio Maccanico e Gian Franco Ciaurro.

Ma c’è pure il fatto che questa faccenda va ben oltre gli aspetti puramente tecnici. Perché i contrasti sulla figura del segretario generale sono un capitolo, e piuttosto corposo, del duro scontro politico che fin dall’inizio della legislatura oppone su vari fronti i grillini a Laura Boldrini. Uno scontro sfociato a settembre in una clamorosa richiesta di dimissioni della presidente della Camera accusata di non essere super partes. E condito da episodi quali una multa di 3.795 euro appioppata dal collegio dei questori ai deputati del M5S colpevoli di aver protestato contro l’ipotesi di modifica dell’articolo 138 della Costituzione occupando per una notte la terrazza di Montecitorio. Finché non si è arrivati all’ultimo braccio di ferro. I grillini vogliono la testa del segretario generale che invece è in predicato per essere prorogato oltre l’età pensionabile.

Zampetti è in carica dall’11 novembre del 1999: si accinge a superare Aldo Rossi Merighi, che guidò la Camera dal 1930 al 1944, mentre guarda ancora da lontano l’inarrivabile Camillo Montalcini, al timone di Montecitorio dal 1907 al 1927. Fra gli ultimi che hanno avuto tale responsabilità, il suo è un caso unico. Da molti anni a questa parte sarebbe stato impossibile raggiungere livelli tali di longevità, causa l’introduzione di una regola secondo la quale il mandato poteva durare al massimo sette anni. La ragione era la stessa per cui anche analoghe funzioni apicali di alcune istituzioni (per esempio le authority) sono ben definite temporalmente, e ciò per evitare che tanto potere decisionale sia concentrato senza scadenza nelle medesime mani. Ma il 10 dicembre 2002, quando presidente della Camera era Pier Ferdinando Casini, la regola venne abolita. Trasformando così la carica a vita. Zampetti ha quindi potuto conservare il suo posto anche con Fausto Bertinotti, Gianfranco Fini, e ora Laura Boldrini: quinto presidente della Camera con cui collabora, essendo stato nominato al tempo di Luciano Violante. E non è l’unico record conseguito durante la sua gestione.

Caso ha voluto che gli sia capitato di sedere su quella poltrona mentre esplodevano nel Paese le polemiche sui costi della politica, e in anni durante i quali le spese degli organi costituzionali hanno toccato il massimo storico. Nel decennio compreso fra il 2001 e il 2010, prima che la crisi costringesse Camera e Senato a contenere almeno le richieste di dotazione al Tesoro, le uscite correnti di Montecitorio sono passate da 749,9 a 1.054,4 milioni di euro. Con una crescita del 41,3 per cento monetaria e del 17,7 per cento al netto dell’inflazione mentre il Prodotto interno procapite reale del Paese si riduceva di circa il 4 per cento.

La richiesta di cambiamento sostenuta invano dai grillini ha a che fare con questo? Certo è che il M5S ha trovato di fronte a sé un muro invalicabile. Quanto sia stato ruvido il confronto nell’Ufficio di presidenza lo dice un comunicato ufficiale pubblicato martedì sul sito della Camera dai tre questori, dai toni inconsueti. Lì si attribuisce una «reazione composta e nervosa» agli esponenti del Movimento Cinque Stelle, tacciati anche di «demagogia» a proposito delle scelte di bilancio. Il seguito alle prossime puntate.

[che non ci saranno]

venerdì 9 agosto 2013

Maiali; stipendiati di stato. Maiali; pensionati d'oro. Ai maiali (incapaci) cosa si fa?




Gennaio '94, Gazzetta Ufficiale

Il blitz sulle pensioni d'oro
La «leggina» più veloce della Repubblica

Da Agnes a Gamberale, la corsa al fondo Inps. Tabacci: imporre la scelta tra assegni (pubblici) elevati e stipendi

91mila euro la pensione mensile che percepisce Mauro Sentinelli, ex manager Telecom 91mila euro la pensione mensile che percepisce Mauro Sentinelli, ex manager Telecom
«L' Italia è il Paese che amo...» erano le prime parole che Silvio Berlusconi pronunciava nel videomessaggio registrato che il pomeriggio del 26 gennaio 1994 annunciava la sua «discesa in campo». Nello stesso Paese, in quelle stesse ore, mentre in Parlamento suonava la campanella del «liberi tutti», sulla Gazzetta Ufficiale compariva una leggina di dieci righe, approvata dal Parlamento il giorno prima a tempo di record e a tempo di record pubblicata.
Si sparse subito la voce che era stata fatta apposta per Biagio Agnes, l'ex direttore generale della Rai che da qualche anno aveva traslocato alla Stet, la finanziaria telefonica pubblica. Non era una malignità infondata. Quella leggina favoriva il passaggio al fondo dei telefonici presso l'Inps di chi godeva già di una pensione di una gestione diversa, magari di un altro fondo dello stesso istituto di previdenza. Fu così che Biagio Agnes, pensionato dal 1983, riuscì a decuplicare il suo assegno: da 4 milioni di lire a 40 milioni 493.164 lire al mese. Decorrenza, marzo 1994. Un mese dopo l'approvazione della legge.
La cosa non passa inosservata. I Cobas del pubblico impiego diramano un comunicato al fulmicotone, rivelando che la ricongiunzione costerà alla Stet, cioè allo Stato (nel 1994 i telefoni sono ancora pubblici) e ai risparmiatori che hanno comprato il titolo in borsa, qualcosa come 5,8 miliardi di lire. Oggi sarebbero più di quattro milioni e mezzo di euro.
Qualche giorno dopo che quelle dieci righe hanno tagliato in Senato l'ultimo traguardo, Dino Vaiano spiega sul Corriere com'è andata. Cominciando dagli autori. Il primo a correre in soccorso dell'irpino Agnes è il lucano Romualdo Coviello, deputato di Avigliano, in provincia di Potenza. Democristiano di sinistra come Biagione, non tradirà mai la causa. Dalla Dc ai popolari, alla Margherita. Racconta Vaiano: «Sono giorni caldi, le commissioni lavorano come slot machine, strizzando l'occhio alle lobby e alle categorie che potrebbero garantire voti. Le leggi decollano, fedeli all'equazione degli anni ruggenti della partitocrazia: spesa pubblica uguale voti. Perfino gli attenti funzionari parlamentari ammettono di non averci capito quasi nulla. Ma la rapidità è da record. La leggina sulle pensioni d'oro corre come Speedy Gonzales...»
Il primato di velocità è tuttora imbattuto. Non c
75 milioni di lire è la pensione da cui è partito nel 1999, a 55 anni, Vito Gamberale75 milioni di lire è la pensione da cui è partito nel 1999, a 55 anni, Vito Gamberale
osì l'assegno. Abbiamo infatti scoperto che nel 2013 c'è chi, l'ex manager della Telecom inventore della «carta prepagata» Mauro Sentinelli, porta a casa 91.337 euro al mese. Il triplo di quanto varrebbe oggi la pensione di Agnes, che allora sembrava stratosferica. E il doppio di quella, addirittura extraterrestre, cui ha diritto dal 1999, quando aveva 55 anni, il suo ex capo Vito Gamberale: partiva da 75 milioni e 600 mila lire al mese.
La leggina di cui stiamo parlando, in realtà, non fece che aggiungere un altro privilegio a quello monumentale già riservato al fondo Inps dei telefonici. Al quale non si applicava il tetto massimo dei 200 milioni di lire l'anno. La ragione? Semplice: nessuno dei dipendenti arrivava a quella cifra. Soltanto che a quel fondo si erano iscritti anche i manager. Tutti, anche se in teoria avrebbero dovuto versare i contributi all'Inpdai. Ma dato che all'Istituto previdenziale dei dirigenti d'azienda alle pensioni d'oro era in vigore appunto quel limite, avevano evidentemente preferito confondersi con gli operai e gli impiegati nel fondo dei telefonici. E quando gli stipendi hanno cominciato a lievitare come la panna montata, l'ondata di piena è stata terrificante. Anche perché le regole del contributivo garantivano pensioni praticamente identiche all'ultimo stipendio. Il capo della Sip Paolo Benzoni andò via con 39,2 milioni di lire al mese. Ernesto Pascale con 42. Francesco Chirichigno con 36. Umberto Silvestri con 38,5. Francesco Silvano con 37,3. L'elenco delle superpensioni telefoniche è sterminato, ed è arrivato fino a noi. Senza offrire risposta alla domanda più banale: perché in tanti anni non sono mai state cambiate le regole? Difficile dire.
Certo, però, nel Bengodi pensionistico made in Italy i telefonici sono sempre stati in buona compagnia. Tetto o non tetto. Basterebbe ricordare i sontuosi trattamenti previdenziali dei dirigenti dell'Enel, che potevano aggirare il limite dei 200 milioni annui grazie a un faraonico fondo integrativo aziendale pagato dagli utenti con le bollette. Memorabili alcune pensioni, come quelle dei due direttori generali che si sono succeduti prima della trasformazione in spa, Alberto Negroni e Alfonso Limbruno, che si ritirarono entrambi con assegni da 37 milioni (di lire) al mese.
519mila euro lordi annui è la pensione dell'ex segretario generale del Senato Antonio Malaschini519mila euro lordi annui è la pensione dell'ex segretario generale del Senato Antonio Malaschini
Somme certamente enormi. Che fanno però sorridere al confronto di certe pensioni garantite, secondo regole che nessuno ha mai voluto mettere davvero in discussione, dallo Stato. L'ex segretario generale del Senato Antonio Malaschini, ex sottosegretario alla presidenza con Mario Monti, ha dichiarato di percepire una pensione di 519 mila euro lordi l'anno. Somma alla quale si deve aggiungere ora lo stipendio da Consigliere di stato. Perché le pensioni d'oro, da noi, hanno una particolarità: spesso chi le incassa continua a lavorare, talvolta ricoprendo incarichi pubblici altrettanto dorati.
Per non parlare di altre micidiali stravaganze. La nomina a capo dell'Agenzia siciliana dei rifiuti, l'avvocato Felice Crosta, dirigente della Regione, fu accompagnata da un emendamento approvato anch'esso in un baleno dall'assemblea regionale grazie al quale gli venne riconosciuta di lì a poco una pensione di 460 mila euro. Dopo un'estenuante battaglia legale quell'assurdità è stata cancellata. Ma la storia la dice lunga su come funziona ancora l'Italia: tutto sommato, non è poi così diversa da quella della leggina che favorì Agnes e forse pochi altri.

Ed è per questo che nel Paese dove le persone normali la pensione se la sognano, mentre le pensioni d'oro si accompagnano di regola a una retribuzione sontuosa, sarebbe forse il caso di prenderla seriamente in considerazione, la proposta avanzata da Bruno Tabacci, Angelo Rughetti, Andrea Romano e Fabio Melilli in una lettera al Corriere: i pensionati d'oro che intascano stipendi (pubblici) d'oro scelgano fra la pensione e lo stipendio. È una richiesta così scandalosa? 

http://www.corriere.it/cronache/13_agosto_09/pensioni-oro-blitz-per-legge-veloce_a3a66b18-00b6-11e3-8892-6722e21d9990.shtml

giovedì 8 agosto 2013

Fanno bene a sfruttarli: gli italiani sono pecore che non si ribellano

Fa proprio bene chi intasca un sacco di soldi pubblici, chi piazza amici e parenti parassiti ed incapaci. Tanto gli italiani sono un popolo di pecore, pronti a fare a botte per un parcheggio, ma sottomessi al potere anche piccolo. Gli italiani non si ribelleranno mai. Per questo puoi fare loro tutto. Sono un popolo di pecoroni, pronti a cogliere la piccola occasione (il politico locale che ti ha il "favore").
Quindi :bravi parassiti e truffatori di stato. Gli italiani se lo meritano!!!


Pensioni d'oro, una sorpresa
da 90mila euro al mese

Sono oltre centomila e costano allo Stato più di 13 miliardi l'anno: primo Sentinelli, ex manager Telecom, inventore della "ricaricabile"

 

Sono centomila i «super-pensionati» che costano al sistema ben 13 miliardi di euro all'anno. Mercoledì il sottosegretario al Welfare, Carlo Dell'Aringa, rispondendo in commissione Lavoro della Camera a un'interrogazione di Deborah Bergamini (Pdl), ha rispolverato l'albo delle «pensioni d'oro», riaprendo il file delle polemiche.
Pensioni d'oro: quelli da 90mila euro al mese Pensioni d'oro: quelli da 90mila euro al mese    Pensioni d'oro: quelli da 90mila euro al mese    Pensioni d'oro: quelli da 90mila euro al mese    Pensioni d'oro: quelli da 90mila euro al mese    Pensioni d'oro: quelli da 90mila euro al mese
La pensione più alta erogata dall'Inps ammonta a 91 mila 337,18 euro lordi mensili. Corrisponde al profilo di Mauro Sentinelli, ex manager e ingegnere elettronico della Telecom, che percepisce qualcosa come 3.008 euro al giorno, cui si sommano ai gettoni di presenza che prende come membro del consiglio di amministrazione di Telecom e presidente del consiglio d'amministrazione di Enertel Servizi Srl. Non poche medaglie al suo petto: è stato l'ideatore del «servizio prepagato Tim Card», una miniera di profitti per la sua azienda. Scorrendo la «top ten» previdenziale fornita dal sottosegretario, c'è un salto fra il primo e il secondo posto, che si «ferma» a 66.436,88 euro. Il titolare in questo caso non è noto, mentre al terzo posto con circa 51.781 euro, dovrebbe esserci Mauro Gambaro, ex direttore generale di Interbanca e di Inter Football Club, oggi advisor specializzato nel corporate finance e presidente del cda di Mittel management srl.
A seguire, Alberto De Petris, ex di Infostrada e Telecom, che porta a casa circa 51 mila euro, mentre a un'incollatura c'è probabilmente Germano Fanelli, fondatore della Octotelematics, che nel 2010 accumulava dieci incarichi differenti. Dal quinto a decimo posto della classica si resta nella fascia dei 40 mila euro, esattamente da 47.934,61 a 41.707,54 euro.In questo ambito dovrebbero ritrovarsi manager come Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, oppure Alberto Giordano, ex Cassa di Roma e Federico Imbert, ex JP Morgan. «Questi numeri - ha commentato Bergamini - dimostrano tutta la portata distorsiva di quel criterio retributivo dal quale ci stiamo fortunatamente allontanando grazie alle riforme pensionistiche degli ultimi anni. Benché gli interventi in materia siano particolarmente delicati, anche sul fronte della costituzionalità, e avendo cura di evitare qualsiasi colpevolizzazione verso i beneficiari di questi trattamenti, che li hanno maturati secondo le regole vigenti, è evidente che il tema coinvolge una questione di equità e di coesione sociale non più trascurabile dalle istituzioni, specialmente in un momento di grave crisi economica e di pesanti sacrifici per tutti».
E in effetti sono ancora troppe le pensioni da migliaia e migliaia di euro al mese pagate in Italia che non hanno alcun nesso economico con i versamenti effettuati. La deputata Giorgia Meloni (FdI) propone da tempo di fissare un tetto all'importo delle «pensioni d'oro», oltre il quale andare solo se nel tempo si sono pagati contributi che giustifichino tale importo. In questo modo si potrebbero risparmiare molti miliardi di euro. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha già risposto alla sollecitazione appena assunto l'incarico, osservando che il tema è giusto ma che i governi che in passato hanno provato a intervenire, anche fissando un semplice contributo di solidarietà, si sono scontrati con la Corte Costituzionale e col principio dei diritti acquisiti. Si può cambiare la Costituzione?

mercoledì 7 agosto 2013

Marino come il buono del libro "Cuore" (ma ai tempi di Pittsburgh...)


Ecco un (anzi due) bellissimi esempi di servilismo giornalistico, da parti opposte

CAMPIDOGLIO

Marino stacca i condizionatori:«Le bollette
non le paga mica Babbo Natale...»

Il sindaco fa spegnere l'interruttore nell'aula consiliare chiusa fino a settembre: «Non c'è nessuno, perchè sprecare soldi?»


Lo sfogo di Marino (Jpeg)Lo sfogo di Marino (Jpeg)
ROMA- Aria condizionata accesa in un'aula vuota? Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, non ci sta. In tempi di tagli e chiusure, anche l'interruttore deve essere girato con parsimonia. E per questo ha fatto spegnere l'impianto di climatizzazione dell'aula Giulio Cesare, quella del Consigli comunale, che veniva raffreddata a vuoto. «Non è che alla fine del mese viene Babbo Natale a pagare la bolletta....» si è lasciato sfuggire.
I condizionatori dell'Aula Giulio Cesare (Jpeg)I condizionatori dell'Aula Giulio Cesare (Jpeg)
NESSUNO CI AVEVA PENSATO - E poi, parlando con i cronisti presenti in Campidoglio si è sfogato come un padre di famiglia che cerca di limitare i conti: «Sapete quanto costa mantenere accesi i condizionatori?. E poi, qui non c'è nessuno....». Infatti, i lavori dell'Assemblea capitolina sono stati sospesi per la pausa estiva. Alla domanda del primo cittadino sul perchè l'aria condizionata non fosse stata spenta «nessuno ha saputo rispondere, non ci ha mai pensato nessuno», ha spiegato il sindaco. «Mi è sembrato uno spreco e l'ho fatta staccare», ha concluso Marino.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_agosto_7/marino-aria-condizionata-2222523473962.shtml


Pittsburgh, settembre 2002

Ecco la lettera che svela come Marino fu allontanato

Le “dozzine” di irregolarità amministrative commesse dal candidato alla segreteria del Pd ai tempi dell’Ismett

Pubblichiamo la traduzione della lettera con cui il 6 settembre del 2002 il numero uno del centro medico dell’Università di Pittsburgh (Jeffrey A. Romoff) ha spiegato a Ignazio Marino i termini del suo allontanamento dalla direzione dell’istituto Mediterraneo per i Trapianti e le Terapie ad Alta Specializzazione: l’Ismett.

Gentile dottor Marino,
per varie ragioni Lei ha espresso il Suo desiderio di presentare le dimissioni dalla Sua posizione presso lo UPMC (University of Pittsburgh Medical Center) e da altre posizioni che derivano da tale rapporto. Secondo i termini e le condizioni indicate di seguito, l’UPCM accetterà le Sue dimissioni, con effetto da oggi.
Le Sue dimissioni riguardano tutte le posizioni presso UPMC Health System così come i privilegi dello staff medico presso gli ospedali UPMCHS e il Veterans Administration Hospital di Pittsburgh, Pennsylvania. Lascerà anche la Sua posizione in facoltà presso la Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh e si dimetterà anche da direttore dell’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) e dal Centro Nazionale Trapianti italiano.
In conseguenza delle Sue dimissioni, a partire da oggi cesserà di ricevere qualsiasi compenso, prebenda e benefit. A questo proposito, accadrà quanto segue:
1. L’UPMC non provvederà oltre al pagamento del Suo alloggio, ma può restare nell’appartamento sino al 30 settembre 2002. Tuttavia, a partire da oggi, l’UPMC terminerà immediatamente il pagamento dei servizi di aiuto domestico, e Lei sarà responsabile per ogni servizio, la tv via cavo e le altre fatture legate all’appartamento.
2. Per venerdì 13 settembre 2002 provvederà a restituirci tutti i cellulari, i cercapersone, i computer portatili, i documenti identificativi, le chiavi ecc., sia italiani sia americani. La Sua auto e le chiavi della Sua auto dovranno essere consegnati a Giuseppe Alongi a Palermo.
3. Tutte le carte di credito così come le carte di acquisto dell’UPMC saranno immediatamente restituite a Giuseppe Alongi.
4. Qualsiasi altro pagamento da parte dell’UPMC o di qualsiasi sua società controllata verso di Lei o la Sua famiglia si interromperà oggi e Lei accetta di rimborsare l’UPMC Italia per qualsiasi pagamento anticipato.
In conformità con la policy dell’UPMC la Sua copertura assicurativa sanitaria e dentistica proseguirà fino al 30 settembre del 2002. Dopo tale data, e se non richiesto altrimenti, Le saranno forniti tutti i diritti offerti dalla normativa vigente in materia (COBRA, Consolidated Omnibus Budget Reconciliation Act).
Sempre in conformità con la policy dell’UPMC, provvederà a restituire immediatamente tutti gli archivi e i documenti, sia in forma elettronica sia cartacea, che Lei ha rimosso o dei quali ha causato la rimozione dall’ufficio di Palermo e non rimuoverà alcun archivio né da Palermo né da Pittsburgh senza l’autorizzazione dell’UPMC. Tutti i libri e i giornali acquistati dall’UPMC o dalla Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh dovranno restare nell’ufficio di Palermo o in quello di Pittsburgh o, se dovesse scegliere di trattenerne qualcuno, li potrà acquistare a un prezzo ragionevole.
Per permettere una regolare transizione, i Suoi effetti personali potrebbero essere rimossi dal Suo ufficio entro venerdì 13 settembre 2002. Come richiesto dalla nostra policy, l’UPMC supervisionerà con discrezione la rimozione degli oggetti dal Suo ufficio. A partire da venerdì 13 settembre 2002, il Suo ufficio dovrà essere liberato, Lei non farà ritorno all’ufficio di Palermo, né a quello di Pittsburgh, o all’ospedale di Palermo a meno che non le sia richiesto da un rappresentante autorizzato dell’UPMC.
Come Lei sa, nell’iter ordinario necessario a elaborare le Sue recenti richieste di rimborsi spese, l’UPMC ha scoperto che Lei ha presentato la richiesta di rimborso di determinate spese sia all’UPMC di Pittsburgh sia alla sua filiale italiana. Di conseguenza è stata intrapresa una completa verifica sulle sue richieste di rimborso spese e sui nostri esborsi nei Suoi confronti. Tale verifica è attualmente in corso. Alla data di oggi, riteniamo di aver scoperto una serie di richieste di rimborso spese deliberatamente e intenzionalmente doppia all’UPMC e alla filiale italiana. Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano. Sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi degli ospiti scritti a mano sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all’UPMC Italia. Avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell’ultimo anno fiscale, l’UPMC ha scoperto circa 8 mila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall’UPMC sia dalla filiale.
Come restituzione dei rimborsi spese doppi da Lei ricevuti (lei, ndt) accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall’UPMC o dall’UPMC Italia ai quali avrebbe altrimenti diritto, compresi (a titolo esemplificativo ma non esaustivo) lo stipendio per il mese di settembre 2002 e il pagamento per qualsiasi giorno di vacanza, permesso o malattia accumulato. Accetta inoltre di rinunciare a ogni diritto contrattuale per il trattamento di fine rapporto che potrebbe ottenere in seguito alle Sue dimissioni e solleva ulteriormente, congedandosi per sempre da esse, l’UPMC e tutte le sue filiali, compresi ma non soltanto la UPMC Italia e i suoi successori e aventi causa, da ogni e qualsiasi richiesta che possa avere ora o potrà avere in futuro, risultanti da eventi antecedenti a questa lettera. L’UPMC La solleva da ogni altra restituzione per i rimborsi spese doppi da Lei ricevuti.
Rispetterà i termini e l’impegno contenuto nel suo Accordo esecutivo di lavoro con l’UPMC del 1 gennaio 1997 come espresso nei paragrafi 3C, 3D e 4 del suddetto Accordo.
Si asterrà dall’esprimere qualsiasi commento sia in pubblico sia in privato che, intenzionalmente o no, possa essere considerato dispregiativo dell’UPMC e/o di ogni sua filiale, consociata, direttore, funzionario o impiegato o possa in qualsiasi modo compromettere le operazioni dell’UPMC o avere un impatto negativo sulla reputazione dell’UPMC in Italia o in qualsiasi altro luogo del mondo.
Salvo che l’UPMC non sia tenuta a rivelare le circostanze del Suo allontanamento a dirigenti selezionati e membri del Consiglio di amministrazione dell’UPMC e funzionari in Italia coinvolti con l’ISMETT a causa di obblighi fiduciari di UPMC nei loro confronti, l’UPMC manterrà confidenziali i termini delle Sue dimissioni e delle circostanze che le hanno affrettate. L’UPMC l’avviserà di tale rivelazione e avviserà coloro ai quali verrà fatta tale rivelazione che le circostanze riguardo le Sue dimissioni sono confidenziali. Su richiesta proveniente da qualsiasi potenziale datore di lavoro o partner commerciale, l’UPMC Le fornirà referenze neutrali, ovvero saranno fornite soltanto le date del rapporto di lavoro e la posizione da Lei occupata. Nell’eventualità in cui l’UPMC determinasse che Lei non ha rispettato una qualsiasi delle condizioni di dimissioni elencate nei paragrafi precedenti di questa lettera, l’UPCM non sarà vincolata a nessuna delle promesse illustrate in questo paragrafo in materia di riservatezza e referenze. Fermo restando tuttavia che l’UPMC, prima di contravvenire a tali promesse, Le farà pervenire con anticipo ragionevole una comunicazione dettagliata e le darà una ragionevole opportunità di rispondere e/o rimediare.
La sua firma sulla linea sottostante indicherà l’accettazione di questi termini e la Sua intenzione di essere legalmente vincolato a essi.
Cordialmente,
Jeffrey A. Romoff
 http://www.ilfoglio.it/soloqui/2967

venerdì 2 agosto 2013

"Buffoni!"

Nuovo tetto agli stipendi dei manager pubbliciMa cresce il numero di società escluse

Il taglio del 25% in vigore dal prossimo rinnovo. Ancora fuori Poste e Ferrovie, ora anche Eni, Enel e Finmeccanica

Il ministro dell’Economia Fabrizio SaccomanniIl ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni
Il governo aveva promesso una “correzione”, dopo il pasticcio della Camera. Ma dal Senato il tetto agli stipendi dei manager pubblici rischia di uscire ancora più debole. L’emendamento al decreto Fare depositato dall’esecutivo nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato prevede infatti un sistema “differenziato”, che distingue tra società non quotate controllate da società con titoli azionari quotati rispetto a quelle controllate da società emittenti altri strumenti finanziari. Il criterio adottato alla Camera, che aveva “salvato” le società che svolgono servizi di interesse generale come Sogei, Sogin, Poste, tutto il gruppo Fs, Anas, o le società pubbliche locali come Atac e Eur Spa, viene quindi cassato. Con la nuova formulazione però il tetto non si applicherebbe alle società controllate da una quotata, quindi tutte le realtà delle galassie Eni e Finmeccanica. E neppure a quelle che emettono titoli su mercati regolamentati, comprese le Poste e le Ferrovie. Di fatto una platea più ampia. AL PRIMO RINNOVO - Per le altre il tetto entrerebbe in vigore a partire dal primo rinnovo del consiglio di amministrazione: il compenso dei manager, si legge nel testo in discussione, «non può essere stabilito in misura superiore al 75% del trattamento economico complessivo del mandato antecedente». A meno che nei 12 mesi precedenti non siano già state adottate riduzioni“almeno pari” a quelle introdotte con la nuova norma. Per le società quotate capitolo a parte. Lì il tetto non si può imporre per legge quindi il testo prevede che venga sottoposta all’approvazione dell’assemblea degli azionisti una proposta in materia di remunerazione degli amministratori «conforme ai criteri richiamati», con l’obbligo per l’azionista di controllo pubblico di votare a favore.
NIENTE BONUS - La proposta di modifica prevede inoltre il divieto per tutte le società a controllo pubblico di corrispondere agli amministratori bonus, indennità o benefici economici di fine mandato. La disposizione pone anche l’obbligo per i manager con deleghe di riversare i compensi percepiti per incarichi in società controllate o partecipate. Ancora una volta però, sarebbero escluse quelle che emettono titoli quotati e le loro controllate. Sull’emendamento si dovranno ora esprimere le commissioni Il consenso dei partiti non è unanime: il gruppo di Scelta civica, per esempio, preferirebbe tornare al testo originario, precedente alle modifiche introdotte alla Camera.

http://www.corriere.it/economia/13_agosto_02/stipendi-manager-pubblici_fdb0741e-fb84-11e2-be12-dc930f513713.shtml

lunedì 29 luglio 2013

Nonostante legge e decenza: Bonaccorsi da Ataf ad Assessore. Attraverso Renzi

Bonaccorsi assessore, scoppia la polemica

Passaggio formale in consiglio per l'assegnazione delle deleghe al traffico all'ex-presidente Ataf. Grassi e De Zordo: “La legge non lo consente”

Bonaccorsi assessore, scoppia la polemica Firenze - Sotto i riflettori, l'assegnazione delle deleghe della mobilità e del traffico  formalizzata oggi in consiglio comunale dal sindaco Matteo Renzi in capo all'ex- presidente di Ataf,, il fedelissimo Filippo Bonaccorsi. Attaccano i consiglieri comunali Tommaso Grassi (Sel) e Ornella De Zordo (Perunaltracittà): “Con grande meraviglia abbiamo appreso che il sindaco Renzi ha assegnato le deleghe della mobilità e del traffico a Filippo Bonaccorsi, già Presidente, Consigliere delegato e Direttore generale di ATAF Spa – spiegano i consiglieri in una nota - questo malgrado la Legge vigente non lo consenta. Si tratta del Decreto Legislativo 39/2013 in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, emanata dal Governo Monti per rafforzare le norme anti-corruzione”.
Insomma, la questione secondo i due esponenti politici non è neppure  di lana caprina, anzi, è molto chiara: secondo la legge, Filippo Bonaccorsi, che fino ad agosto 2012 ha ricoperto il ruolo di Presidente dell’Ataf, partecipata dal Comune di Firenze all’80%, e successivamente, fino al 12 luglio scorso, la carica di Consigliere delegato e Direttore generale, non può essere eletto assessore comunale. Nulla quaestio, secondo Grassi e De Zordo, che accompagnano la nota con 3 delibere di pugno del Civit, ovvero Comitato Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche. Ebbene, come scrivono i due consiglieri, le delibere dovrebbero togliere di mezzo ogni dubbio che potrebbe riguardare l'eventuale “interpretazione” del dettato legislativo: “Se qualcuno dovesse affermare che la Legge va interpretata, può chiarirsi le idee leggendo le tre delibere del Civit , rispettivamente la 46, 47 e 48 del 2013, che inequivocabilmente sanciscono che la nuova disciplina è di immediata applicazione, e non è in questione né la retroattività della Legge né il differimento dell’entrata in vigore delle norme sulla incompatibilità. A conferma di questo ‘si deve rilevare come nella Legge delega sia prevista l’applicabilità delle disposizioni in tema di incompatibilità anche ad incarichi preesistenti”.
E dunque? Dunque, annunciano i due consiglieri, posto l'augurio che il sindaco, se pur informato “tardivamente della questione, torni sui propri passi e provveda a nominare un altro Assessore che non sia incompatibile con la carica, perché la Legge è uguale per tutti”, purtuttavia “sentiamo il dovere di rivolgerci alle Autorità competenti per segnalare e denunciare politicamente la libera applicazione delle norme che anche nel Comune di Firenze devono essere rispettate. Ci rivolgeremo quindi allo stesso  Comitato Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche, che può avviare le procedure per l’annullamento della nomina, al Ministero dell’Interno che ovviamente è predisposto al controllo della Legge da parte degli Enti Locali, al Prefetto che è l’autorità competente per lo Stato sul territorio, e infine alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica preventivamente per eventuali atti che dovessero esser firmati da un Assessore non legittimamente nominato”.

http://www.stamptoscana.it/articolo/politica/bonaccorsi-assessore-nomina-illegittima-per-grassi-e-de-zordo

sabato 27 luglio 2013

Passera e i suoi amici

Un altro esempio di italietta. Passera lascia e...lascia i suoi adepti nel Ministero. Gente che avrebbe dovuto essere assunta ad interim (o meglio: avrebbe dovuto NON essere assunta) e che si ritrova confermata con un escamotage notturno, a spese nostre.
A nulla son servite interrogazioni parlamentari.

LE ULTIME CLIENTELE DI PASSERA - PRIMA DI ALZARE I TACCHI, CORRADINO RINNOVA PER SEI MESI I CONTRATTI AI SUOI CONSULENTI AL MINISTERO - UN “CADEAU” DA MEZZO MILIONE DI EURO DI SOLDI PUBBLICI PER UNA TRENTINA DI MIRACOLATI, CHE RESTERANNO SUL GROPPONE ANCHE AL PROSSIMO MINISTRO - TRA I “PREMIATI” ANCHE LA MOGLIE DI SAMBUCO, AMICO DI BISIGNANI (UN GIORNO PASSERA CI SVELERA’ IL SUO LUNGO RAPPORTO, INIZIATO ALLE POSTE, CON BISI?)…


Marco Palombi per il "Fatto quotidiano"
Ministro PasseraMinistro Passera Si sente ancora troppo poco parlare di contenuti e di soluzioni dei problemi". Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, vista la trincea in cui ha lavorato negli ultimi 15 mesi, ieri è tornato a lamentarsi di una campagna elettorale che ritiene poco in sintonia coi reali bisogni del paese. Il nostro invece - che non a caso viene dal mondo dell'impresa e della finanza - è fattivamente impegnato anche in queste ore nella risoluzione dei problemi dei cittadini.
Quel che poco che si può fare, un passo alla volta, come si conviene ad una persona che preferisce la serietà dei contenuti alle fanfaronate del marketing elettorale. E Passera ha cominciato intanto a fare qualcosa per una trentina di persone che fanno parte del suo staff, alle quali ha pensato di risolvere il problema di cosa fare da qui a luglio: gli ha infatti rinnovato l'incarico "di diretta collaborazione col ministro" fino al 30 giugno, quando lui non sarà più in carica da almeno tre mesi.
Corrado PasseraCorrado Passera Sono i saldi di fine stagione dei tecnici prestati ad una politica che sembrano conoscere benissimo: non si tratta di cifre da far tremare i polsi, per carità, ma in tempi di spending review e di revisione dell'organico della Pubblica amministrazione (ministero dello Sviluppo incluso) pare di scorgere in questo atto una eccessiva liberalità nell'uso del denaro pubblico.
Come si può facilmente verificare sul sito del dicastero Passera ha provveduto a prolungare per altri sei mesi almeno 29 tra co.co.co e contratti a tempo determinato (dalla segreteria al gabinetto, dal legislativo ai portavoce) in un periodo in cui il ministro non deve fare nulla o quasi.
Corrado Passera e Giovanna SalzaCorrado Passera e Giovanna Salza Il costo per 180 giorni si aggira attorno al mezzo milione di euro lordi, il regalo - dando per scontato che entro marzo avremo un nuovo ministro con un nuovo staff - può dunque essere calcolato in 250mila euro: non ci si risana il bilancio pubblico, come detto, ma resta un po' fastidioso. Non manca, a leggere l'elenco, nemmeno una possibile piccola nota di colore sull'affascinante mondo del sottopotere romano.
Tra i rinnovati figura, infatti, anche Rossella Lehnus, ricercatrice della Fondazione Bordoni, esperta di Tlc e coordinatrice dell'Agenda digitale: la dottoressa collabora col ministero da lunga data, ma ha assunto un ruolo di preminenza solo negli anni del Cavaliere, quando anche suo marito, Roberto Sambuco, "amicissimo" di Bisignani (dice il buon Luigi), ascese alle alte sfere del ministero diventando capo del fondamentale Dipartimento comunicazioni. Passera, ovviamente, l'ha confermato nel suo ruolo e Sambuco è ancora lì (e, fino a giugno, anche la sua signora): i papi passano, come si vede, ma Roma è sempre lì.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/le-ultime-clientele-di-passera-prima-di-alzare-i-tacchi-corradino-rinnova-per-sei-50796.htm


Legislatura 16ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 795 del 18/09/2012


LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che in un articolo pubblicato il 15 luglio 2012 sul sito "il Retroscena", dal titolo: «Passera "congela" le frequenze, tv rinnegando (per ora) l'asta pubblica» Mahler scrive: «Davvero strana questa vicenda delle frequenze tv. Strana e inspiegabile, o forse invece spiegabilissima. Mentre tutti attendevano dall'Agcom (peraltro in piena transizione) la redazione del regolamento che avrebbe dovuto disciplinare la prima asta onerosa per sei nuove frequenze tv, annunciata ad aprile dal ministro Passera con grande clamore mediatico e nobili motivazioni di risparmio per lo Stato, ecco che arriva - proprio dal Ministero dello Sviluppo economico - un inaspettato rinnovo ventennale e forfettario, delle precedenti 19 frequenze nazionali già assegnate in via provvisoria, qualcosa che potrebbe congelare a lungo lo status quo televisivo nazionale, a prezzi da saldo. Una squadra che viene da lontano. Dove sono finiti i nobili propositi con cui Passera aveva presentato la scelta di azzerare il beauty contest, in quanto "non garantiva entrate adeguate per lo Stato", stimabili in 1,2 miliardi di Euro? Dove è finito quel Governo che doveva ergersi a difensore degli interessi dello Stato contro una prassi di accondiscendenza verso il duopolio Mediaset e Rai? Mentre i maligni fanno notare la singolare coincidenza temporale fra questo fulmineo provvedimento e la partita sulle deleghe per la presidente designata Tarantola sul versante Rai, fonti del Ministero dello Sviluppo economico suggeriscono che, per capire davvero come andrà a finire tutta questa vicenda, sia sufficiente andare a vedere quale "squadra" si stia occupando dell'affaire frequenze, per conto del super ministro Passera. Una squadra che viene da lontano. Ai tempi di Scajola. Tutto inizia nel 2008, per volere dell'Europa. Al governo c'era Berlusconi. Allo Sviluppo economico il ministro era Scajola, il vice con la delega alle comunicazioni, il fedelissimo Paolo Romani. La squadra schierata a lavorare al pacchetto digitale era così composta: Roberto Sambuco ( in qualità di coordinatore generale prima e capo dipartimento per le comunicazioni poi) e l'avvocato Stefano Selli, all'epoca consulente di Romani e con un passato da direttore della Federazione radio televisioni. Dopo le dimissioni di Scajola le cose non cambiarono molto. L'interim di cinque mesi del premier Berlusconi congelò la squadra e la successiva promozione a ministro di Paolo Romani finì per rafforzarla: Stefano Selli ne diventò il capo segreteria tecnica e il fedelissimo Sambuco (vicino a Gianni Letta e "amicissimo" di Luigi Bisignani, per ammissione di quest'ultimo) ha continuato a mantenere il ruolo di Capo dipartimento comunicazioni, con in mano le leve di comando (audiovisivo, telecomunicazioni, postale, switch off e agenda digitale, quest'ultima oggi in capo alla moglie di lui, Rossella Lehnus), tutte necessarie a scrivere le regole del gioco. Le conferme di Passera. Ma ecco l'arrivo dei tecnici. Grande cesura col passato? Neanche per sogno. Il neo ministro Corrado Passera lascia tutto esattamente com'è, e conferma nei posti strategici gli stessi uomini chiave dell'ex premier. Non solo, senza voler pensar male, ma solo in punto di cronaca accade che sempre Passera sceglie - Cencelli alla mano- di imbarcare nella sua squadra di governo come sottosegretario anche il prof. Massimo Vari, che era stato addirittura il candidato in pectore di Berlusconi alla guida dell'Agcom, anni addietro. Oltre a Sambuco, il Ministro conferma anche l'avvocato Selli, proprio come suo consigliere per le telecomunicazioni, con un incarico fiduciario gratuito fino a fine mandato, ma stipendiato dalla Fondazione Ugo Bordoni, anche se poi sembrerebbe svolgere i suoi appuntamenti di lavoro sempre al terzo piano di via Veneto, proprio il piano nobile del super ministro. Un'operazione di facciata. E sono proprio loro che, sotto la pressione dell'opinione pubblica, (evidentemente sconfessando se stessi) "consigliano" a Passera di scegliere come soluzione per le nuove frequenze l'azzeramento del beauty contest e il via libera ad una vendita pubblica onerosa per l'assegnazione delle sei nuove frequenze tv. Una scelta che sembra funzionare sul piano dell'immagine ma che difficilmente funzionerà sul piano sostanziale. Infatti, per quest'asta si è sviluppato ormai un vero e proprio percorso a ostacoli. Non solo pendono su di essa vari ricorsi, sia di Mediaset che di altri network contro l'azzeramento del beauty contest ma, come è stato già ampiamente rilevato dagli esperti, è prevedibile che una gara tanto onerosa e per di più per una concessione a tempo, "quand'anche si riuscirà mai ad istruirla" andrà desolatamente deserta segnando incasso zero per lo Stato. Infine, il provvedimento-regalo di ieri sulle vecchie frequenze, che sembra addirittura sconfessarne le ragioni fondative bypassando incredibilmente le competenze di riordino del settore dell'Agcom. Eppure ancora ci sarebbe una possibilità, come confessa un alto dirigente di Via Veneto "starebbe tutto all'Agcom adesso, se volesse, sono loro infatti ad avere il potere più sensibile ora", ovvero quello di "reagire" contro un provvedimento che sembra usurparne i poteri e le competenze e procedere invece rapidamente al riordino del settore e all'asta per le nuove frequenze, attraverso la redazione di un regolamento efficace che potrebbe comunque tentare di rendere la gara più attrattiva per i partecipanti che volevano rinunciare. L'Agcom in mano al Pdl. Un'evoluzione che però appare improbabile. Primo perché l'Agcom è in pieno passaggio di poteri e difficilmente riuscirà a terminarne la stesura entro il termine previsto (120 giorni dal decreto di aprile), rendendo dunque quasi certo un rinvio di mesi. Secondo perché - sempre a voler essere maliziosi - anche se ci riuscisse, non si può fare a meno di notare che il 16 luglio entrerà in vigore il nuovo cda dove la maggioranza (di due nomi) è in mano al Pdl e uno di loro è il fedelissimo berlusconiano Antonio Martusciello, uno che di tv se ne intende, visto che prima di approdare a Forza Italia, fu anche un manager di Publitalia. Morale: la squadra si allarga. Peraltro nell'indifferenza quasi ecumenica, a cominciare dal premier per arrivare ai leader dell'ex opposizione. Davvero strano e inspiegabile. Anzi, spiegabilissimo?»;
considerato che sul sito del ministero dello Sviluppo Economico, è pubblicata la "Cabina di Regia - Agenda Digitale Italiana" si legge: «La Cabina di Regia per l'Agenda Digitale Italiana (ADI) è stata istituita il primo marzo con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il Ministro per la coesione territoriale, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro dell'economia e delle finanze e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Cabina di Regia ha il compito di definire la strategia italiana per attuare gli obiettivi definiti nella Comunicazione europea all'interno della Strategia EU2020. Partendo da un'analisi del contesto Nazionale, sono state analizzate le principali motivazioni frenanti lo sviluppo della cosiddetta "network society, individuando le priorità e le modalità di intervento per elaborare una propria strategia di recepimento dell'Agenda Digitale, che permetta all'Italia di crescere puntando sull'economia digitale. La Cabina di Regia dell'Agenda Digitale è articolata in sei gruppi di lavoro che curano i principali target dell'Agenda Digitale. Ogni gruppo di lavoro è coordinato da un referente del Ministero maggiormente coinvolto, ma vede la partecipazione anche di un referente per ciascuna delle altre amministrazioni. INFRASTRUTTURE E SICUREZZA - Coordinato dal Capo Dipartimento per le comunicazioni del MISE - Roberto Sambuco. E-COMMERCE - Coordinato dal Capo Dipartimento Impresa e internazionalizzazione del MISE - Giuseppe Tripoli. E-GOV /OPEN DATA - Coordinato congiuntamente dal Ministero dell'Università e della Ricerca e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. INFORMATIZZAZIONE DIGITALE & COMPETENZE DIGITALI - Coordinato dal Capo Dipartimento Programmazione, Gestione Risorse Umane finanziarie e strumentali del MIUR - Giovanni Biondi. RICERCA E INNOVAZIONE - Coordinato dal direttore Generale per la politica industriale e la competitività del MISE - Andrea Bianchi. SMART COMMUNITIES - Coordinato dal Consigliere per la ricerca e l'innovazione del MIUR - Mario Calderini»;
considerato che a giudizio dell'interrogante:
è legittimo esprimere perplessità in ordine alla possibilità che i coniugi Sambuco possano adottare provvedimenti che tengano conto degli interessi generali e del bene comune nel delicato settore delle telecomunicazioni e dell'agenda digitale, atteso che piuttosto va segnalato il rischio che essi tendano a favorire interessi particolari;
la squadra chiamata a lavorare al cosiddetto pacchetto digitale, che viene da lontano, potrebbe aver contribuito ad indurre il Ministro dello sviluppo economico in carica a riconsiderare la condivisibile scelta di azzerare il beauty contest, in quanto "non garantiva entrate adeguate per lo Stato", stimabili in 1,2 miliardi di euro,
si chiede di sapere:
se risponda al vero che la squadra schierata a lavorare al "pacchetto digitale" sia composta dall'avvocato Stefano Selli (all'epoca consulente del Ministro pro tempore dello sviluppo economico e con un passato da direttore della Federazione radio televisione) e da Roberto Sambuco (in qualità di coordinatore generale prima e capo dipartimento per le comunicazioni poi) che all'interrogante risulta vicino a Gianni Letta e a Luigi Bisignani, per ammissione di quest'ultimo;
se risulti al Governo che Sambuco abbia continuato a mantenere il ruolo di Capo dipartimento comunicazioni, con in mano le leve di comando (audiovisivo, telecomunicazioni, postale, switch off e agenda digitale, quest'ultima oggi in capo alla moglie di lui, Rossella Lehnus), tutte necessarie a scrivere le regole del gioco;
se il Governo sia a conoscenza di quale sia la situazione della sfida ambiziosa della cabina di regia del gruppo di lavoro del Ministero, per promuovere l'integrazione e la contaminazione reciproca, creando opportune sinergie operative;
quali misure urgenti intenda attivare per evitare che sussistano conflitti di interessi tra la fondazione "Ugo Bordoni", che all'interrogante risulta aver avuto un ruolo nell'assecondare le carriere di alcuni dirigenti, secondo logiche che avrebbero fatto prevalere interessi privati su quelli pubblici, e il Ministero stesso, anche con riferimento al settore e-commerce, coordinato dal capo dipartimento impresa e internazionalizzazione del Ministero stesso, dottor Giuseppe Tripoli.
(4-08214)


Per ultima, guardatevi questa perla e comprenderete l'eccellenza che mandiamo in giro...

Kazakistan, “Prodi riceve uno stipendio milionario dal dittatore Nazarbayev”

Kazakistan, “Prodi riceve uno stipendio milionario dal dittatore Nazarbayev”

Lo Spiegel International punta i riflettori sui rapporti tra i due, rivelando che l'ex premier è membro dell'Intenarnational Advisory Board del leader kazako. Risale invece al 23 maggio l'ultima visita dell'ex leader dell'Ulivo nel Paese, dove dal 2011 è tornato tre volte l'anno

Kazakistan, “Prodi riceve uno stipendio milionario dal dittatore Nazarbayev”


Silvio Berlusconi non è l’unico politico italiano ad avere rapporti con Nursultan Nazarbayev. Un articolo pubblicato a marzo da Spiegel International punta i riflettori sul legame tra l’ex premier Romano Prodi e il dittatore kazako. “Per essere un tiranno, il signore del Kazakistan ha a sua disposizione alcuni insoliti sostenitori: gli ex cancellieri tedesco e austriaco Gerhard Schröder e Alfred Gusenbauer, gli ex primi ministri britannico e italiano Tony Blair e Romano Prodi, così come l’ex presidente polacco Aleksander Kwaniewski e l’ex ministro degli interni tedesco Otto Schily”, afferma il quotidiano, ricordando che “tutti costoro sono membri nei loro Paesi di partiti socialdemocratici”.
Gusenbauer, Kwaniewski e Prodi, prosegue lo Spiegel, “sono ufficialmente membri dell’Intenarnational Advisory Board di Nazarbayev. Si incontrano diverse volte ogni anno, nella più recente occasione due settimane fa (quindi all’inizio di marzo, ndr) nella capitale kazaka Astana, e ciascuno di loro percepisce onorari annuali che raggiungono le sette cifre”. Secondo la stampa britannica, l’ex primo ministro britannico Blair, pure lui advisor, “riceve ogni anno compensi che possono arrivare a 9 milioni di euro (11,7 milioni di dollari)”.
Schröder, per quanto lo riguarda, nega di essere membro dell’Advisory Board. Ciononostante, egli s’incontra di quando in quando faccia a faccia con l’autocrate venuto dalle steppe asiatiche ed elogia il Kazakistan come un “Paese internazionalmente riconosciuto e aperto”. Nel novembre del 2012, Schröder si congratulò col Kazakistan in quanto Paese scelto per ospitare l’Expo 2017, che egli descrisse come il “prossimo passo verso la modernizzazione”.
“Il fatto che un diplomatico tedesco si inchini davanti ai kazaki fino a tale punto è già abbastanza brutto”, dice la deputata dei Verdi Viola Von Cramon. “Ma peggio ancora, sottolinea, è il fatto che politici come Schröder, Schily, Prodi e Blair si lascino coinvolgere negli interessi di Nazarbayev. “Specialmente perché ora il suo regime sta diventando sempre più severo. Ma grazie all’influenza dei lobbisti occidentali, poco di quello che succede oltrepassa i confini”.
L’ultimo incontro tra Prodi e Nazarbayev risale al 23 maggio, una settimana prima del blitz che ha portato all’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako. Con un discorso di dieci minuti al Palazzo dell’indipendenza di Astana, capitale del Paese, l’ex premier ha parlato dei problemi dell’Eurozona, dopo l’introduzione di Nazarbayev. E, come spiega Panorama, “dal 2011 ha fatto visita tre volte l’anno, mantenendo ottimi rapporti con il dittatore”.
Per definire gli intrecci tra i due Paesi, prosegue il settimanale, bisogna invece tornare al 1997. Il 4 maggio l’ex leader comunista, padre padrone del Paese, viene decorato con il Gran cordone, la più alta onoreficenza concessa dal Quirinale, su proposta di Prodi, allora presidente del Consiglio. Nel 2000 viene poi scoperto il giacimento di Kashagan e l’Eni entra subito nel consorzio per lo sfruttamento. Risale invece al 2009 la firma del trattato tra Italia e Kazakistan, con Berlusconi presidente. E oggi l’Italia è il terzo partner commerciale del Paese, dopo Cina e Russia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/18/kazakistan-prodi-riceve-stipendio-milionario-dal-dittatore-nazarbayev/659339/

Il paesucolo che si indigna contro il contadino, e' lo stesso che truffa miliardi.


Si indignano i politici italiani per il lancio di banane al ministro Kyengealla festa del Pd di Cervia. E se non è chiaro chi sia il responsabile del gesto (Forza Nuova smentisce ogni coinvolgimento), da destra e sinistra è un coro di condanne bipartisan. Proprio come avvenuto quando Calderoli paragonò il ministro dell'Integrazione a un'orango


http://www.corriere.it/politica/13_luglio_27/reazioni-lancio-banane-kyenge_8caf6abe-f6b0-11e2-9839-a8732bb379b1.shtml



Transparency International: Per 89% italiani la corruzione prolifera in politica”
Secondo il sondaggio realizzato dall’organizzazione no profit, nei Paesi OCSE le persone credono che il proprio governo risponda ad interessi particolari. Per quanto riguarda la giustizia, in Italia la gente pensa che sia meno corrotta che altrove, ma è il settore in cui si pagano più tangenti


Corruzione dilagante, ecco la lista dei politici indagati e corrotti 

L'Ikea al politico: "Basta raccomandazioni"

Il colosso svedese: "In contrasto con la nostra filosofia"


L'azienda aprirà un nuovo punto vendita in Abruzzo, a San Giovanni Teatino in provincia di Chieti. A fronte di 220 posti di lavoro, oltre 30mila le persone hanno compilato il modulo per prendere parte alle selezioni
Pescara, 26 marzo 2012 - Niente raccomandazioni, siamo svedesi. Potrebbe riassumersi così il senso della lettera che i vertici di Ikea hanno inviato a un politico abruzzese, invitandolo a non fare segnalazioni e pressioni per eventuali assunzioni, in vista dell’apertura, nei prossimi mesi, del punto vendita di San Giovanni Teatino (Chieti). Il motivo? Tale prassi è in contrasto con la filosofia della multinazionale.
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/03/26/687472-ikea-a-politico-basta-raccomandazioni.shtml


venerdì 26 luglio 2013

Trova i concetti



http://www.youtube.com/watch?v=uF5ULjdNOhs

Trova i concetti nascosti nel discorso.


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfIFPESi7PcY8JC44GzHvTo_0R_PhJjcrAF66wb-T-hcSW9KQYaRkTwXXEnQuw_46FE7Pd4rCdjl8CwgVo7Hm1iHji4JNJPGb3Yzt1Wjh6W3ec8Nxd0TYn0ozI7HxWAJZYSCujavJGI9A/s1600/T.jpg

martedì 16 luglio 2013

Cos'e' la dignita' ? Ingroia (ri-ri) nominato... commissario di Sicilia e-servizi



L'annuncio deL GOVERNATORE SICILIANO

Crocetta lancia salvagente a Ingroia:
«Sarà commissario di Sicilia e-Servizi»

L'ex pm avrebbe dato già la sua disponibilità. Si tratta di una società pubblica che si occupa di informatizzazione

Antonio IngroiaAntonio Ingroia
PALERMO - Il primo tentativo fu quello di nominarlo presidente di «Riscossione Sicilia Spa», ma a quel tempo, lo scorso maggio, Antonio Ingroia era ancora in magistratura e il Csm disse «no» all'incarico, la cui ipotesi aveva anche sollevato accese proteste da parte del Codacons. Poi si diffusero voci su un possibile ingresso dell'ex pm nella giunta regionale, come assessore alla Salute, ma il governatore si affrettò a smentire: «Lucia Borsellino non si tocca». Ora Rosario Crocetta ci riprova, trova la strada giusta e offre un altro «salvagente» a Ingroia, che nel frattempo ha deciso di mettere la toga da parte - tecnicamente di decadere dal servizio - e darsi alla politica, nonostante il flop elettorale della sua Rivoluzione civile. L'ex pm antimafia di Palermo, così ha annunciato il presidente della Regione Sicilia, sarà presto il nuovo commissario di Sicilia e-Servizi, la società pubblica per l'informatizzazione. COMMISSARIAMENTO - «Al più presto provvederemo a commissariale la Sicilia e-Servizi, e penso di chiamare Ingroia che ha dato la sua disponibilità», ha detto Crocetta a margine di un incontro in Regione. «Alla Sicilia e-Servizi», ha proseguito, «lavorano la figlia di Stefano Bontade, il capomafia, e alla Venture il genero. È una società molto strana la Venture, fa parte del cartello di Sicilia e-Servizi ma prende tutti i suoi appalti. Per questo provvederemo immediatamente a commissariare la società, c'è una truffa di circa 200 milioni di euro. Soldi presi in violazione delle norme comunitarie che prevedono il principio della libera concorrenza» «Il commissariamento sarà molto rigoroso», ha aggiunto ancora il governatore, «chiuderla ci costerebbe troppo tempo e troppi altri soldi andrebbero persi»..

giovedì 4 luglio 2013

L'Italia e' un paese basato sui pagliacci (avidi): salvate provincie e burocrati. Evviva!



Festeggiate, omini di merda! Festeggiate, e ringraziate i vostri padrini e sponsor politici, festeggiate e sperate di non trovare, per strada, l'uomo disperato, che non ha nulla da perdere...


Province salve e Italia paralizzata

La conferenza stampa dei ministri del governo Monti, Cancellieri e Patroni Griffi, sul riordino delle province: era il 31 ottobre 2012La conferenza stampa dei ministri del governo Monti, Cancellieri e Patroni Griffi, sul riordino delle province: era il 31 ottobre 2012
Ne siamo certi: la Corte costituzionale avrà avuto le sue buone ragioni. Non per nulla molti davano per scontata la bocciatura sia della riforma delle Province contenuta nel decreto salva Italia, sia del successivo più morbido tentativo di riordino con l'accorpamento di alcuni enti. La Consulta ha ritenuto illegittimo il ricorso al decreto legge per interventi di tale portata, visto che quello strumento dovrebbe essere limitato ai casi di straordinaria necessità e urgenza.

Per avere una più completa conoscenza delle motivazioni bisognerà aspettare il deposito della sentenza. Certo, una riforma come l'abolizione delle Province, che doveva essere fatta più di 40 anni fa contestualmente alla nascita delle Regioni, non poteva essere ritenuta tanto impellente da giustificare un decreto. Anche se forse sarebbe il caso di ricordare il contesto in cui il decreto salva Italia vide la luce. C'era appunto, da salvare il Paese che in quel momento si trovava in una situazione così difficile da dover affidare il proprio destino a un governo tecnico, con la necessità di prendere nel giro di poche ore provvedimenti in grado di placare i mercati resi pazzi dalle furiose spallate della speculazione internazionale. Di più. Rimettere in carreggiata l'Italia era un passaggio cruciale per la sopravvivenza stessa della moneta unica, tanto erano drammatici i toni della lettera che il 5 agosto del 2011 arrivò all'Italia dalla Banca centrale europea.

Con suggerimenti di misure durissime da adottare immediatamente, e fra queste si citava proprio l'abolizione delle Province, sempre promessa da tutti i partiti ma mai realizzata. Alla luce dei fatti, quella riforma poteva essere o meno considerata urgente? Al di là del merito, comunque, la sentenza della Corte costituzionale conferma se ce ne fosse stato ancora il bisogno che l'Italia è un Paese in preda a una totale paralisi. Non c'è decisione che non corra il rischio di finire sotto la tagliola della Consulta, del Tar o del Consiglio di Stato. Può capitare indifferentemente alla riforma delle Province, come alla vendita di un immobile dell'Inps, o alla costruzione di un elettrodotto, oppure alla delibera di un'authority, quando non al licenziamento di un dipendente pubblico corrotto. È successo perfino al taglio del 10 per cento degli stipendi dei magistrati, cassato dalla suprema Corte perché ledeva l'indipendenza dei giudici, Colpa di una legge scritta male, di una sciatteria burocratica, di un errore formale. Talvolta addirittura di una fantasiosa interpretazione delle norme. Una giustificazione c'è sempre. Fatto sta che non abbiamo più alcuna certezza: inutile lamentarsi del tempo biblico per fare un'opera pubblica, degli anni che necessari a risolvere un contenzioso, degli investimenti esteri sempre più impalpabili. Così non si va da nessuna parte. Ed è bene esserne tutti coscienti, giudici compresi.

sabato 22 giugno 2013

la ministra campionessa (sospettata) d'evasione: Io da qua non mi schiodo.(e che sono, l'unica italiana fessa?)

In questo piccolo paese, la mancanza di coerenza, la carenza assoluta di dignita' attuati a man bassa, la furberia anche ai piu' bassi livelli,  pur di conservare l'attaccamento alla poltrona a dispetto di tutto e tutti sono oramai tollerati, ed apprezzati.
Ecco che la ministra idem, accusata di evasione fiscale (neppure di alto livello, visto che avrebbe usato il trucchetto di dichiarare la palestra come casa per non pagare l'imu), utilizza la strategia - assolutamente non credibile, neppure ad un bambino - del "io non sapevo di evadere. E' colpa del commercialista."
Lo scopo dichiarato?
Da qui, dal posto di ministra, dai benefit, dagli onori, dal potere, NON MI SCHIODO."
Tranquilla ministra: siamo in italia, paese di buffoni.
Altrove, sarebbe un'altra storia.

 http://img593.imageshack.us/img593/8509/egitto.jpg

LA CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI DEL MINISTRO ALLE PARI OPPORTUNITA'

Josefa Idem: «Parole brutali contro di me
Sono onesta, non infallibile. E non lascio»

«E' una montatura mediatica. Ho chiesto di fare tutto secondo la legge: ci sono state irregolarità, me ne scuso e le sanerò»

Josefa Idem prima dell'inizio della conferenza stampa a Palazzo Chigi (Ansa)Josefa Idem prima dell'inizio della conferenza stampa a Palazzo Chigi (Ansa)
«Mi hanno detto di tutto, mi hanno anche dato della puttana... Le parole a volte sono pietre e sono state scagliate contro di me con inaudita brutalità e violenza». Il ministro per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili Josefa Idem, prende la parola in una conferenza stampa da Palazzo Chigi per rispondere alle accuse, e anche a veri e propri insulti, contro di lei. Tutto per una questione, intricata, di irregolarità fiscali.
I

IRREGOLARITA' - «Sono stata per anni un'atleta, non ho studiato da commercialista. Ho delegato tutte le mie questioni fiscali ed edili dando un'indicazione chiara: voglio che tutto sia fatto nel rispetto delle regole - spiega la Idem -. Per quel che riguarda i lavori edili ci sono stati irregolarità e ritardi. Me ne scuso pubblicamente e sanerò quello che c'è da sanare. Come qualunque cittadino. Non sono una cittadina infallibile ma una cittadina onesta e non permetto a nessuno di dubitarne. La mia intenzione è continuare a impegnarmi per il bene del nostro Paese. Da parte mia non c'è stata distrazione ma assenza fisica e grande impegno atletico, perché è questo che viene richiesto a una atleta che vince e poi voi applaudite. Adesso io queste cose non le delego più perché faccio la ministra».

DIMISSIONI - Niente dimissioni, dunque, e Josefa Idem lo precisa rispondendo a una delle prime domande: «Questo è un Paese plurale. Se tanti hanno detto che dovrei dimettermi, tante persone mi hanno detto di continuare, di non darla vinta ad una montatura mediatica- E io intendo continuare per non tradire la fiducia delle persone che contano sul mio contributo». E ancora: «In Germania nessuno si sarebbe dimesso per una cosa simile». 

LE SPIEGAZIONI DEL LEGALE - La parola è passata poi al legale dell'ex canoista azzurra, Luca Di Raimondo che ha fornito i particolari tecnici della situazione, nella quale, «anche secondo hgli accertamenti del Comune di Ravenna, non esiste alcun tipo di reato». «Non è vero che il ministro Idem non ha pagato Ici e Imu» ha aggiunto. C'è solo un «ravvedimento operoso» pagato entro la scadenza prevista del 28 febbraio scorso per sanare una irregolarità.

 http://www.corriere.it/politica/13_giugno_22/josefa-idem-palestra-imu-ici-conferenza-stampa_514484f6-db34-11e2-99af-699e293a37b1.shtml


Ingroia: lascia la magistratura in modo "furbo" (ma non lo dice)

Come era lecito aspettarsi, dopo aver sognato gli scranni di Monte Citorio, Ingroia non poteva lavorare ad Aosta.
Pero', si lascia "decadere" dalla magistratura. Un escamotage che -al contrario delle dimissioni, che sono irrevocabili -gli permetterebbe "furbescamente", all'italiana, di rientrare in magistratura, senza concorso entro due anni.
La credibilita' di un personaggio che si muove in tal modo, quando poi parla di "rispetto della costituzione e corerenza", la lascio giudicare a voi.

Antonio Ingroia e il procuratore di Aosta Marilinda Mineccia


AOSTA - Il sostituto procuratore Antonio Ingroia ha scelto di "decadere" dal servizio come magistrato assegnato alla Procura di Aosta anziché presentare le dimissioni. Lo ha riferito il procuratore capo di Aosta, Marilinda Meneccia. Ingroia - che pertanto non ha firmato la lettera di dimissioni dalla magistratura - ha annunciato che invierà una lettera al Csm, al Ministero di Grazia e Giustizia e alla Procura di Aosta per spiegare le ragioni per le quali non si presenterà domani, allo scadere delle ferie, in servizio, facendo così scattare la decadenza. Affinché la procedura venga completata, sono necessari - come ha spiegato il procuratore Mineccia - alcuni giorni. Scegliendo di decadere dall'incarico, non presentandosi domani nella sede giudiziaria di Aosta dove sarebbe dovuto rientrare in servizio dopo le ferie, il sostituto procuratore Antonio Ingroia - leader di 'Rivoluzione Civile' - si tiene aperta la strada per poter chiedere al Csm, nei prossimi due anni, di tornare ad esercitare le funzioni di magistrato. Invece se avesse firmato le dimissioni, la scelta sarebbe divenuta irrevocabile non consentendogli più passi indietro. Lo si è appreso da fonti della magistratura che conoscono bene i meccanismi che regolano le procedure di Palazzo dei Marescialli e che fanno notare come sia stata la giurisprudenza della Corte dei Conti a prevedere la possibilità di rientro in servizio dopo la decadenza. A decidere sull'eventuale richiesta di rientro di Ingroia, nei prossimi due anni, è competente il Csm.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/06/19/Ingroia-lascia-toga-costa-molto-_8893591.html

domenica 16 giugno 2013

Se non son facce nuove non li vogliamo! Ronchi e Bondi.


Appena finito (fallito, dicono alcuni maldicenti) il loro precedente incarico (ma sono stati comunque lautamente pagati), eccone uno nuovo.
Sembra che in Italia, quando si tratta di scambiarsi favori coi soldi dei contribuenti, siano tutti cosi' bravi...
Non c'era alcun bisogno di un subcommissario per l'Ilva...
Eppure, Ronchi e' stato piazzato all' appena inventato posto di "subcommissario".


Ilva, il ministro dell'ambiente nomina
subcommissario l'ex ministro Ronchi

Affiancherà il commissario Enrico Bondi per la tutela ambientale

L'ex ministro dell'ambiente Edo Ronchi (LaPresse)L'ex ministro dell'ambiente Edo Ronchi (LaPresse)
Il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando ha nominato Edo Ronchi subcommissario per l'Ilva. Lo ha reso noto lo stesso ministero,precisando che il ministro Orlando ha firmato ieri sera il decreto di nomina. Edo Ronchi affiancherà il commissario Enrico Bondi in un ruolo di tutela ambientale, e seguirà in particolare i lavori della commissione di esperti che verrà nominata prossimamente, incaricata di contribuire a formulare il piano ambientale per l'Ilva. «È sicuramente una bella sfida» ha detto Edo Ronchi, ex ministro dell'Ambiente e attuale presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile dopo la sua nomina a subcommissario per l'Ilva.

http://www.corriere.it/cronache/13_giugno_16/ilva-ronchi-subcommissario_8b479aaa-d66e-11e2-ad4f-3b376a6920bc.shtml