Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni
Il governo aveva promesso una “correzione”, dopo il pasticcio
della Camera. Ma dal Senato il tetto agli stipendi dei manager pubblici
rischia di uscire ancora più debole. L’emendamento al decreto Fare
depositato dall’esecutivo nelle commissioni Affari Costituzionali e
Bilancio del Senato prevede infatti un sistema “differenziato”, che
distingue tra società non quotate controllate da società con titoli
azionari quotati rispetto a quelle controllate da società emittenti
altri strumenti finanziari. Il criterio adottato alla Camera, che aveva
“salvato” le società che svolgono servizi di interesse generale come
Sogei, Sogin, Poste, tutto il gruppo Fs, Anas, o le società pubbliche
locali come Atac e Eur Spa, viene quindi cassato. Con la nuova
formulazione però il tetto non si applicherebbe alle società controllate
da una quotata, quindi tutte le realtà delle galassie Eni e
Finmeccanica. E neppure a quelle che emettono titoli su mercati
regolamentati, comprese le Poste e le Ferrovie. Di fatto una platea più
ampia.
AL PRIMO RINNOVO - Per le altre
il tetto entrerebbe in vigore a partire dal primo rinnovo del consiglio
di amministrazione: il compenso dei manager, si legge nel testo in
discussione, «non può essere stabilito in misura superiore al 75% del
trattamento economico complessivo del mandato antecedente». A meno che
nei 12 mesi precedenti non siano già state adottate riduzioni“almeno
pari” a quelle introdotte con la nuova norma. Per le società quotate
capitolo a parte. Lì il tetto non si può imporre per legge quindi il
testo prevede che venga sottoposta all’approvazione dell’assemblea degli
azionisti una proposta in materia di remunerazione degli amministratori
«conforme ai criteri richiamati», con l’obbligo per l’azionista di
controllo pubblico di votare a favore.
NIENTE BONUS - La proposta di modifica prevede inoltre il divieto per tutte le società a controllo pubblico di corrispondere agli amministratori
bonus, indennità o benefici economici di fine mandato. La disposizione
pone anche l’obbligo per i manager con deleghe di riversare i compensi
percepiti per incarichi in società controllate o partecipate. Ancora una
volta però, sarebbero escluse quelle che emettono titoli quotati e le
loro controllate. Sull’emendamento si dovranno ora esprimere le
commissioni Il consenso dei partiti non è unanime: il gruppo di Scelta
civica, per esempio, preferirebbe tornare al testo originario,
precedente alle modifiche introdotte alla Camera.
http://www.corriere.it/economia/13_agosto_02/stipendi-manager-pubblici_fdb0741e-fb84-11e2-be12-dc930f513713.shtml
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